Non una parola di più

Un’avvincente introspezione in una cornice “familiare” dove lo spettatore diventa l’interlocutore centrale del dialogo del protagonista: così il regista Simone Petrella reinventa il racconto  “Caro vecchio neon” di David Foster Wallace, in scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 29 novembre al 4 dicembre. Tutto l’appassionato eloquio del protagonista ruota attorno alla frase d’esordio: “Per tutta la vita sono stato un impostore.” Dave è un giovane di successo, brillante, eccellente in tutti gli ambiti della propria vita, dal  baseball alle donne; per circa trent’anni ha sempre cercato di fare il possibile per far colpo sulle persone, di sembrare forte e sicuro di sé, ma tutto questo non lo rende felice. Egli si è così costruito per tutta la vita una maschera, una maschera che comincia ad essergli scomoda perché falsa. Dave non è in pace con se stesso, non è felice; apparentemente ha tutto ma non “sente” niente, persino con le donne, persino in amore. Così cerca un rifugio che è difficile da trovare: una di queste è la psicanalisi e, paradossalmente, come tutto ciò che è alla base del fluire dei pensieri del protagonista, proprio entrando in psicanalisi gli balena lucida l’idea del suicidio. Dave non sa amare, non ha fatto dell’amore “il motore” della propria vita; ha vissuto tutto con paura, la paura di non piacere agli altri, e questo l’ha fatto diventare una persona incapace d’amare, di “sentire” la vita.  Il bravissimo Giovanni Ludeno è in grado di coinvolgere il pubblico e far immedesimare lo spettatore nel flusso di pensieri del protagonista; le musiche di Luca Iavarone dipingono una cornice perfetta che accompagna lo spettatore nei momenti più coinvolgenti del racconto. In una società che ci rende omologati, che crea “solchi” invalicabili tra le persone, che semina arroganza e presunzione, c’è posto solo per l’infelicità? È la semplicità di mostrarsi come davvero si è l’atto di coraggio più grande, quel collante che può far avvicinare le persone e riempire quei solchi così profondi tra noi; è il coraggio che semina amore, che ci fa diventare capaci d’amare e di “sentire” la vita.  Così “Caro vecchio neon” diventa uno spunto di riflessione per lo spettatore che si trova a chiedersi: “ Ma io sono capace d’amare? Sono abbastanza coraggioso da amare?”. E cala il sipario. Non una parola di più.

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