Da 17 anni nel mirino del fisco per colpe non sue!
Da diciassette lunghissimi anni per un cavillo burocratico vive un’interminabile incubo. Un uomo cercato, braccato e inseguito ovunque da fisco, enti previdenziali, società di recupero crediti molto spesso forti con i deboli e deboli con i forti: enti pubblici e privati che viaggiano in Ferrari per inseguire e colpire innocenti poveri Cristi, marciando in Cinquecento (Fiat) per inseguire colossi della finanza, grandi evasori fiscali. Il protagonista di questa surreale storia si chiama Michele Marotta, 61 anni, ex dipendente di una ditta di autolinee. Vittima del killer burocrazia, uno spietato mostro che gli ha cambiato la vita. Tutto nasce da un errore nella meccanizzazione dei codici fiscali. Uno scambio di codici fiscali per omonimia da il via alla drammatica e interminabile odissea di Marotta cominciata nel 1993. Chiede un mutuo per comprare casa. “Lei non può accedere al mutuo perché è pluriprotestato”. La sconcertante risposta ricevuta. E’ solo l’inizio di un calvario senza fine. Postino e ufficiale giudiziario diventano di casa. Debitore verso la Camera di Commercio, Inps, Società di Riscossione Tributi, Polizia Urbana. Fioccano le minacce d’ipoteca, per mobili e immobili, non tarda ad arrivare (più di una volta) il fermo amministrativo. Sborsa migliaia di euro per bloccare le ipoteche ventilate, il fermo della sua auto. Paga. Quei soldi, in realtà dovrebbe sborsarli altra persona. Gli avvocati che lo seguono diffidano centinaia di volte gli enti creditori, chiedendo di provvedere alla rilevazione dell’errore, un clamoroso errore materiale, derivante da omonimia, in cui incorrono continuamente e da diciassette enti ed istituzioni. L’errore rimane, e l’incubo continua per Marotta- che al momento di andare in pensione si reca all’Inps per l’estratto conto. “Lei non ha contributi, anzi, risulta debitore di contributi previdenziali, evidentemente non versati dal suo datore di lavoro”- la sorprendente risposta dell’impiegato di turno .Non ci vuole molto tempo a capire che i suoi contributi sono finiti all’omonimo, mentre i debiti previdenziali al basito Marotta- che penerà per andare in pensione! “Pur essendoci una sentenza del Tribunale di Benevento che ha riconosciuto l’errore nella meccanizzazione dei codici fiscali- spiega lo sconsolato Marotta, devo continuamente ricorrere all’avvocato per presentare ricorsi alla Commissione Tributaria e al Tribunale sezione lavoro per difendermi da continue cartelle esattoriali, da preavvisi di fermo amministrativo, da minacce di iscrizione d’ipoteche”. Una telenovela infinita in onda da 17 anni. Nessuno riesce a cancellare definitivamente questo errore. Non si riesce a capire chi ha sbagliato, chi ha attribuito quel codice che ha tolto a Marotta serenità, sorriso e sonno. Da 17 anni ha avvocati a “stipendio”. L’ultimo ingaggiato in ordine di tempo si chiama Giuseppe Patierno, giovane e brillante avvocato, qualche mese fa intervistato con Marotta dall’inviato di una nota trasmissione di servizio della Rai. Nell’occasione chiarì l’aspetto tecnico. L’effetto mediatico fece ben sperare. Intervenne la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate di Napoli. “L’Agenzia ha fatto le indagini sul caso Marotta- dichiarò Paola Di Napoli, responsabile relazioni esterne, la vicenda è stata chiusa, perché corretto l’errore, dato che ormai è in anagrafe tributaria, che dovrà essere acquisito dalle altre amministrazioni”. Ieri mattina nuovo incubo, bussa il postino e nella busta aperta da Marotta si materializza il fermo amministrativo della sua auto. Rintraccia l’avvocato Patierno per l’ennesima corsa negli uffici preposti. Ora è appiedato e sconsolato ancora di più. Il killer burocrazia continua a colpirlo!
Giuseppe Sangiovanni