Smaltimento illegale rifiuti, primo arresto

Da quando è entrato in vigore il Decreto Legge n. 172 sui rifiuti campani approvato lo scorso novembre dal Consiglio dei Ministri, sono un centinaio i campani arrestati e giudicati, molti per direttissima, dalla Giustizia con pene a volte spropositate. Il tanto vituperato decreto è stato definito  “dei materassi”, da alcuni suoi critici e detrattori, perché tra l’altro prevede pene fino tre anni e sei mesi di reclusione per chi in Campania (e solo in Campania), e ovunque sia stato dichiarato uno stato di emergenza, abbandoni “rifiuti ingombranti domestici e non, di volume pari ad almeno 0.5 metri cubi e con almeno due delle dimensioni di altezza, lunghezza o larghezza superiori a cinquanta centimetri”. Se l’obiettivo del decreto è soprattutto suonare la grancassa e, nel gran baccano di propaganda e di minacce, fornire sostegno all’idea che l’emergenza rifiuti sia tutta imputabile ai perversi comportamenti della maggioranza dei cittadini campani, per i quali ci vogliono addirittura leggi speciali, allora ha colto nel segno. Così loro (i cittadini) non avranno più diritto a fiatare se non per ingerire gli aromi e i gas delle discariche accanto a casa e le polveri degli inceneritori a cui il decreto stesso spavaldamente, e in contrasto con le norme europee, concede i finanziamenti CIP6. purtroppo, sembra che non tutti abbiano recepito il segno del decreto. Infatti, ieri, un operaio, Antonio Conte, di 32 anni, dipendente di una ditta di costruzioni, è stato arrestato a San Marco Evangelista, da agenti del commissariato di Marcianise, con l'accusa di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Conte è stato sorpreso a scaricare materiale di risulta proveniente da demolizioni edili e da scarti di lavorazione industriale all'interno di uno scavo, realizzato dalla società per la quale lavora, dove sono in corso di completamento le fondamenta per la costruzione di capannoni industriali. La polizia ha anche denunciato per concorso nello stesso reato il titolare della società. Non è chiaro se l’operaio ed il suo datore di lavoro saranno processati per direttissima.

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