Eccidio, miseria e nobiltà

Riceviamo e pubblichiamo: “Caro Gianni, (Gosta ndr) mi rivolgo a te fiducioso che vorrai pubblicare questo mio sfogo, anche se amaro per la constatazione di tutto quanto ci gira intorno. Ho letto con interesse un articolo sulla questione degli sprechi, anche per le feste, mentre la gente muore letteralmente di fame, non ha un tetto e purtroppo incontra sempre più difficoltà per mettere un piatto intavola, soprattutto gli ultimi giorni del mese. Ed ora dobbiamo sorbirci un’altro affronto. Lunedì 13 ottobre torneranno i soliti doppiopetto incravattati per fingere di commuoversi per l’eccidio di monte Carmignano, dove però si guarderanno bene dall’andare. Ho saputo che recentemente è venuto l’ex parroco don Gerardo Fava, al quale si erano rivolto alcune persone, per lamentare la vergognosa situazione in cui versava la zona dell’eccidio, dove era scomparsa perfino la tabella segnaletica e naturalmente nessuno se ne è fregato di far sistemare il tutto se non, come al solito, qualche giorno prima della commemorazione. Vorrei sapere se è giusto che, mentre tanta gente non ha cosa mettere sotto i denti, ogni anno si sprecano migliaia di euro, cioè milioni di lire, per organizzare una manifestazione che quasi nessuno sente, tant’è vero che, oltre agli studenti, ci sono sempre i soliti quattro gatti. Poi non ho capito, e vi assicuro che in tanti la pensano come me, a che titolo è stata concessa la cittadinanza onoraria al giudice Albano: per aver fatto il proprio dovere? Ma in tal caso quante altre persone meriterebbero analoga considerazione? O forse perché ogni anno toglie l’imbarazzo di cercare un oratore, relatore, docente, che per parlare non si fa pagare? E che c’entra il libro di Alvignano, che sarà presentato martedì, con l’eccidio di Caiazzo, non potendo credere che sia un espediente per venderlo, come capitò lo scorso anno con un altro libro scritto da un forestiero? Insomma se si tratta di salvare la faccia, si può anche capire, ma, per cortesia, non offendiamo chi è costretto a tirare la cinghia tutti i giorni, scialacquando soldi pubblici per pagare il viaggio, il soggiorno e, immagino, il pranzo a tanti colletti bianchi. Le ventidue vittime di Monte Carmignano lasciamole riposare in pace almeno sessantacinque anni dopo l’eccidio, del quale nessuno se ne è importato per tanti anni e molti caiatini ve l’assicuro non se ne importano neanche adesso”.

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