Avvinghiato dai tentacoli della droga.
Se ne stava sdraiato su una panchina nei pressi della Riviera Casilino, tra l?indifferenza dei passanti. Aveva sedici o diciassette anni, capelli riccioluti ed un volto emaciato. Sembrava che dormisse ma, da informazioni ricevute, si seppe che era tra le spire della droga. Suscitava tanta commiserazione, ma anche tanta rabbia. ? Io non capisco perch? questi giovani devono rovinarsi la vita! ? affermava un signore che se ne stava appoggiato alla ringhiera del fiume Volturno, osservando il giovane dormiente. Svegliato da un gruppo di amici sopraggiunti, il ragazzo apriva gli occhi ma il suo sguardo si perdeva nel vuoto e ricadeva sulla panchina, appoggiandosi ad uno degli amici che lo soccorreva. Uno spettacolo pietoso! Una giovane vita ridotta ad uno straccio, annientata dal maledetto vizio della droga che dovrebbe incutere il timore di finire in un loculo. Sono in molti i giovani che continuano ad insistere nella ricerca del ?paradiso artificiale?. La vista di quel giovane riportava alla mente i versi di una canzone napoletana cantata da Antonio Sorrentino: ?Ma dich?io chi te l?ha ditto ca nu suonno che t?accatte te po? d? ?a felicit?? Scappa a chistu vico scuro, nun te fa cchi? arravugli?! ?. Auguriamoci che questo nostro scritto aiuti i giovani a farli fuggire dal vicolo scuro della droga che non d? felicit?.