Un bellonese in Iraq.

Negli occhi ancora i ricordi di quella popolazione, in particolare dei bambini, martoriati dalla guerra. Un bellonese di 24 anni, ? ritornato in Italia dopo ben quattro mesi in Iraq. Con lui c’era un vitulatino di 21 anni. I due appartengono al reggimento dei lagunari ?Serenissima? di Venezia. Hanno partecipato ad un’operazione di carattere umanitario. I due, dopo essere stati accolti calorosamente dalle loro famiglie sono ritornato a Venezia ma rientreranno a breve, per riprendersi dopo un cos? lungo periodo carico di tensioni e preoccupazioni. I due commilitoni hanno scelto di intraprendere la carriera militare per pura passione. Una passione che li ha spinti ad affrontare una missione rischiosissima. Prima di partire per la spedizione, sono stati sottoposti a un lungo e duro addestramento, durato circa quattro mesi. Sono partiti per l’Iraq il 19 maggio scorso e hanno praticamente trascorso tutta l’estate in quel luogo, dove alle previste difficolt? che avrebbero incontrato per un dopo guerra difficile, si sono aggiunte anche quelle dell’adattamento al clima torrido di quelle zone soprattutto nei primi venti giorni. La base dove risiedevano i due giovani militari era Nassiriya. ?E’ stata davvero una esperienza molto significativa dal punto di vista umanitario, ci raccontano, la rifaremmo anche subito perch? questo ? il nostro lavoro?. I rapporti con la gente del posto sono stati sempre pacifici anche perch? il principale scopo dei ragazzi ? stato quello di aiutare la popolazione irachena e di portare conforto nelle famiglie e tra i bambini. ?Abbiamo distribuito cibo a tutta la popolazione, riprendono i due militari, e giocattoli ai bambini, che attraverso il loro sguardo vedevano in noi non degli invasori, ma dei salvatori che erano andati l? per donare loro la speranza di un mondo migliore?. Il militare bellonese nel 2001 e 2002 affront? altre due missioni in Kossovo, sempre a scopo umanitario, consapevole delle difficolt? e dei rischi che comportano operazioni come queste. ?In Iraq, ci racconta, sono stato comandante di una squadra e in quel posto come negli altri il nostro motto ? stato sempre ?Uno per tutti e tutti per uno?. Una convinzione e un aiuto reciproco con i miei colleghi, che hanno contribuito ad affrontare ogni tipo di situazione, anche la pi? rischiosa?. Un’esperienza che ai due ? servita dal punto di vista formativo e che a ha fatto trarre alcune considerazioni: ?Quella irachena ? gente che va aiutata: i semplici gesti della consegna di una bottiglietta d’acqua oppure la distribuzione di un giocattolo ai bambini, da loro vengono visti come contributi necessari sui quali basare la rifondazione dello Stato?.

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