Intervista per il giornale Roma a Mario Bellotti in occasione dell’uscita del suo libro : “Il senso di una storia”
“Al nord si riscontra la più completa indifferenza, se non addirittura fastidio ed insofferenza“
Mario Bellotti, classe 1975, è un ingegnere elettronico, attivo nell’impegno identitario duosiciliano, socio fondatore dei Comitati Due Sicilie, dagli ampi interessi culturali, che spaziano dalla storia alla musica, è un “figlio del Vesuvio” per stirpe e per nascita, però si è formato in Liguria e poi a Milano, ed è il responsabile per l’area nord di CDS e una delle “voci canore” del complesso Real Cappella Napolitana.
Ha scritto per il gruppo Albatros il saggio: “Il senso di una storia”.
Una figura interessante del firmamento duosiciliano:
D) Chi è Mario Bellotti? Un ingegnere? Uno storico? Un filosofo? Un musicista?
R) In realtà oggi mi guadagno da vivere come consulente aziendale nelle Risorse Umane, però sì sono un po’ anche tutte quelle altre cose: ho studiato al Politecnico di Milano e ho lavorato per qualche anno da ingegnere anche all’estero. La filosofia e la matematica erano materie appassionanti quando ero liceale, mentre detestavo la storia perché la trovavo illogica e quindi per nulla istruttiva. Come musicista infine sono in buona parte autodidatta.
D) Ora parliamo del tuo lavoro “Il senso di una storia”. Quale storia?
R)La straordinaria storia del Sud, anche se credo di aver scritto un saggio con un paio di caratteristiche originali e forse un po’ bizzarre: ho cercato infatti di inquadrarla bene all’interno dei secoli dell’Europa cristiana prima e laicizzata poi; e mi sono sforzato di sintetizzarla molto. È come se avessi dato tante veloci pennellate su una grande tela, da cui però bisogna fare qualche passo indietro per cogliere il disegno complessivo. Vari anni di studio e riflessione mi hanno convinto che questo “senso” sia universale ed estremamente istruttivo: lo è senz’altro per la mia personale formazione e per questo ho voluto pubblicarlo, per tramandarlo prima di tutto ai miei figli.
D) Nel tuo libro proponi un’inedita, affascinante ipotesi sulla scoperta delle Americhe. Ce ne vuoi parlare?
R) Sì, però partiamo da una premessa: se la storia italiana ottocentesca insegnata ancora in tutte le scuole è ormai un bluff smascherato perché piegata ai miti fondanti risorgimentali, anche quella del secolo d’oro italiano e della grande “occasione mancata” necessita a mio parere di essere rivisitata. La mia congettura è che alla fine del Quattrocento il papa genovese Innocenzo VIII, un po’ per sfiducia verso la capacità dell’Italia di poter sostenere il ruolo di madrepatria di un grande impero evangelizzatore e un po’ per la pressione del suo braccio destro Rodrigo Borgia, invece di far sponsorizzare il suo protetto Colombo da re Ferrante di Napoli, il quale non è riuscito a venire a capo della litigiosità degli altri signori della Penisola, chiama in causa il suo meno importante cugino primo e cognato, l’omonimo sovrano di Aragona, che oggi ricordano tutti. Questa ipotizzata decisione politica spiegherebbe la discontinuità storica del fatidico anno 1492. L’Italia in generale e i due Regni del Sud in particolare infatti la pagheranno cara con oltre due secoli di dominazioni straniere.
D) Se dovessi tirare le somme di tutte le tue ricerche sul Regno delle Due Sicilie, quale pensi sia stata la peculiarità di questa gloriosa nazione?
R) Una nazione profondamente imbevuta delle più ricche ed importanti civiltà mediterranee ed europee e con una radicata fede cristiana, che forse oggi andrebbe riscoperta per essere apprezzata meglio.
D) Scorrendo le pagine del tuo libro ci si rende conto che non vuole essere solo una cronaca storica, ma, in qualche modo, un tentativo di risposta filosofica al senso della storia. Può l’essere umano trarre dalla storia il significato della sua esistenza? Dio abita la storia?
R) La storia è per l’uomo una fonte di conoscenza importantissima, Vico la chiamava Nuova Scienza e ne contrapponeva la concretezza all’astrattezza del pensiero cartesiano, dominante nella sua epoca, fondato sulle Scienze pure. Che si creda o no in Dio, non dimentichiamo che gli uomini hanno la libertà di determinare il corso della storia, in un certo senso di crearla. Che il Creatore abiti la storia è poi per me abbastanza evidente, soprattutto ogni volta che le sue creature sono aperte ad accogliere le sue grazie, a domandarsi in modo disinteressato quale sia la sua volontà e farsene strumento. Insomma il sì di Maria è indispensabile, perché non sarebbe stata sufficiente la sua Immacolata Concezione. La storia del Sud, dopo il suo ultimo sovrano che ha dimostrato di avere virtù eroiche in questo senso, secondo me è arrivata oggi ad un punto nel quale queste riflessioni non si possono più liquidare con leggerezza.
D) Ritorniamo, ora, al tuo impegno identitario. Ci sono molte voci, che danno vita a vari movimenti di difesa del sud, quale pensi sia la strada da percorrere per il riscatto dei nostri territori?
R) Il lavoro di diffusione dell’identità culturale è ancora lungo: è chiaro che tutti si augurano che si traduca presto in un’azione politica efficace per risollevare le sorti di un territorio che sembra alla deriva, ma vista dall’esterno mi sembra che la popolazione sia ancora drammaticamente insensibile e rassegnata alla colonizzazione. Far conoscere e riflettere sulla storia è secondo me ancora la battaglia principale.
D) Quale attenzione trovi nel luogo dove vivi rispetto ai temi del meridionalismo?
R)La più completa indifferenza, se non addirittura fastidio ed insofferenza.
D)Le tue Due Sicilie, cosa auspichi per la nostra Patria?
R) Che torni ad essere il meraviglioso giardino sul mare in cui si può vivere, lavorare e realizzarsi. È stata la culla di civiltà dell’umanità già in due occasioni: la fondazione dell’impero romano e la civilizzazione occidentale intorno all’anno Mille. Se la cadenza è millenaria, possiamo essere fiduciosi!