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Storia, dinosauri e beni culturali: connubio perfetto al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa

Il mondo preistorico, o “perduto”, come definito dal cinema hollywoodiano, è uno dei grandi attrattori culturali del nostro Bel Paese, nonostante il nostro territorio non si contraddistingua per grande disponibilità di resti fossili di dinosauri. Agli italiani, si sa, piacciono i dinosauri, quei bestioni altissimi, super muscolosi, pieni di spine ossee e denti che terrorizzano anche il più impavido degli eroi. E se i film della saga di Jurassic Park, lanciata da Spielberg nel 1993, tengono incollati allo schermo grandi e piccini, lungo lo stivale possiamo godere dal vivo di un ricco patrimonio culturale composto da meravigliosi musei di storia naturale e paleontologia. Certo, sovente si pensa al T-Rex e ai suoi fratelli predatori, in realtà spesso di dimensioni più contenute di quanto rappresentato nelle attrattive sequenze cinematografiche, in veste ludica e moderna grazie all’offerta di numerosi parchi tematici, citiamo ad esempio il Parco della Preistoria a Rivolta d’Adda (CR), Dinoland nel Parco di Mirabilandia a Ravenna, l’Era dei Dinosauri allo Zoomarine di Roma, il Boscosauro ad Altamura (BA), la Mostra dei Dinosauri nella Riserva naturale del Cratere degli Astroni a Napoli o al PaleoLab di Pietraroja (BN), ma il nostro sistema culturale offre altrettanti centri d’eccellenza con reperti fossili e ricostruzioni conservate in certose, plessi universitari e palazzi storici, in un perfetto connubio tra scienza, fiction cinematografica e beni culturali.
A tal proposito, uno dei luoghi che meglio coniuga la bellezza delle nostre tante architetture storiche, depositarie di sapienze ed eccellenze tutte italiche, con l’affascinante esposizione delle testimonianze del passato, è lo straordinario Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa.
Sapientemente dislocato dai primi anni ’80 del ‘900 nella suggestiva Certosa della Val Graziosa a Calci, a circa una decina di chilometri da Pisa, è uno dei musei più antichi d’Italia, originariamente sorto a fine XVI secolo come semplice Galleria inserita nel Giardino dei Semplici di Pisa, l’attuale Orto e Museo Botanico della città con la torre pendente.
Dopo aver via via acquisito preziose collezioni nel corso del tempo, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ha raggiunto uno spessore scientifico di inestimabile valore con diversi interessanti percorsi permanenti, completati da quelli temporanei, in grado di attirare l’attenzione del pubblico soprattutto con alcune particolari esposizioni come quelle sui dinosauri, sui cetacei, sulle ere geologiche e sugli archeoceti. La Certosa, che accoglie i visitatori con le sue monumentali forme barocche ed il grande chiostro, richiama la nascita di questa vera e propria mirabilia culturale proprio con la sezione della Galleria storica, quindi ripercorrendo la costituzione del nucleo originale di quella che fu la Wunderkammer (la cosiddetta camera delle meraviglie) voluta dal granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, mostrando anche il fondamentale passaggio a Museo avvenuto nel ‘700 in simbiosi con la nascita della scienza moderna.
Ma agli occhi dei visitatori, che già dal primo contatto si ritrovano catapultati in un rilassante paesaggio toscano, il monastero schiude un vero e proprio libro tridimensionale dove si spazia in lungo e largo tra ere geologiche ed evoluzione della vita. In uno dei due grandi blocchi espositivi, ad esempio, si può godere dell’Acquario d’acqua dolce più grande d’Italia che, con i suoi 60.000 litri d’acqua e le 100 specie di pesci che vi sguazzano, è sempre lì pronto a mostrare la straordinaria biodiversità del pianeta. Ma, attenzione, nell’altro grande blocco espositivo sembra davvero di esser finiti in The Time Machine di Herbert George Wells!
La Sala dell’evoluzione dell’Uomo, attualmente in riallestimento, presenta in modo affascinante le principali tappe della nostra straordinaria storia evolutiva soffermandosi, con una sintesi puntuale e allo stesso tempo avvincente, sui momenti più significativi delle varie fasi antropologiche in senso biologico e culturale.
Ma se ci si sente appagati dalla visita alla Galleria degli anfibi e dei rettili, come pure a quella dei mammiferi e delle biodiversità, i grandi sognatori non possono che sentirsi attratti dagli incredibili allestimenti della Sala dei dinosauri e di quella dei cetacei che riportano alla memoria i tanto famosi film di Spielberg o la più nostrana fiaba di Collodi.
Impressionante il grande scheletro di carnotauro, attualmente posizionato strategicamente nel loggiato, che ci mostra scientificamente il fascino dei padroni del pianeta in un tempo molto lontano da noi, sebbene sia di particolare effetto ed istruttivo anche la ricostruzione a grandezza naturale di uno scavo in Argentina per mostrare recupero e restauro di un fossile di kritosauro, curioso dinosauro dal becco d’anatra, testimone della tremenda estinzione che si stima sia avvenuta 66 milioni di anni fa.
Ugualmente incredibile la collezione di scheletri di cetacei, una galleria necessariamente ricavata nel loggiato del monastero, lungo oltre 100 metri, preceduta in modo logico dalla Sala degli archeoceti che mostra l’evoluzione dei grandi mammiferi marini amati e allo stesso tempo minacciati dagli esseri umani. La mastodontica esposizione di scheletri, divisa tra quelli di epoca contemporanea e quelli di provenienza fossile, è supportata da filmati multimediali per sensibilizzare i visitatori sull’importanza di preservare delfini e balene, al fine di mantenere il corretto equilibrio di un ecosistema marino che risulta imprescindibile fonte di vita anche per l’Homo sapiens sapiens. Impressionante anche il colpo di scena finale di questa collezione, un maestoso scheletro di Balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito sul pianeta, che probabilmente è anche capace di ricordarci la nostra futilità e lanciarci un messaggio di rispetto nei confronti dell’ambiente.
In questo momento di ripresa della socialità, del turismo, della vita, non soffermiamoci troppo solo sui grandi attrattori turistici, che per il territorio di Pisa sono ovviamente Piazza Campo dei Miracoli e la Torre pendente. Cerchiamo e visitiamo, invece, non da turisti ma da amanti del nostro Paese, i grandi gioielli che perimetrano città e centri storici. La Certosa di Pisa a Calci e l’indescrivibile emozione che regala il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa sono garanzia di una visita ludica e istruttiva allo stesso tempo, un luogo dove adulti e bambini possono essere coinvolti insieme nel più grande spettacolo del mondo: la vita.
Foto in evidenza, carnotauro: (per gentile concessione del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, foto di Diletta Bettini, archivio del Museo).

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