Recensione al libro: “Regina di Maggio”, di autori vari
In questo periodo in cui tutti noi, italiani, europei, americani, cinesi e direi un po’ di ogni parte del mondo, stiamo di nuovo sperimentando cosa vuol dire la guerra, presentata sotto i nostri occhi ogni giorno con servizi televisivi dal fronte di guerra che nulla lasciano alla fantasia, ma ci mettono davanti all’orrore della morte causata dalle armi moderne, ecco che mi capita tra le mani questo libro.
Un libro scritto a più mani, tutti gli autori si sono cimentati nell’esprimere le loro idee, la loro concezione, la loro conoscenza discettando sul concetto di pace, sul suo valore individuale e universale.
Cosa dire? Ne ho ricavato una lettura illuminante sui moltissimi modi di intendere la pace che ha attraversato tutti i secoli, tutte le culture, tutte le tradizioni presenti nel nostro pianeta.
È stata una lettura che mi ha aperto un mondo, il mondo di quanti perseguono la pace declinandola in ogni modo possibile, dal più semplice e popolare a quello più complesso e acculturato di grandi pensatori e illustri filosofi di qualsiasi parte del mondo. Più di una volta ho dovuto ammettere la mia ignoranza sui significati e i rimandi con cui si può coniugare il concetto di pace. Nei vari interventi degli autori che si sono cimentati nel dare la loro visione della rappresentazione della pace, ho colto il profondo anelito che li ha spinti a scrivere questo libro per sollecitare tutti noi a rapportarci con il perché della guerra, quando tutti dovrebbero perseguire il sogno della pace universale.
Ognuno di noi dovrebbe riconoscere che siamo tutti fratelli, che condividiamo le stesse pene e le stesse gioie. Tutto ciò che raccogliamo e accumuliamo nelle nostre vite a nulla ci servirà quando raggiungeremo il mondo dei più.
Allora perché escogitare, inventare strumenti di morte sempre più distruttivi per accaparrarci un pezzetto di terra in più, quando ogni cosa conquistata su questa Terra dovremo abbandonarla alla nostra morte?
Prima della fine del libro mi sono posto una domanda: la natura dell’uomo protende verso la pace oppure verso la guerra?
Dalla mia esperienza personale protenderei per la seconda ipotesi: l’uomo è tendenzialmente portato alla guerra. Potrei fare una miriade di esempi a supporto della mia idea, ma me ne astengo, ogni lettore potrà trovare da solo gli esempi secondo la sua cultura, la sua tradizione e la sua esperienza. È dura ammetterlo, però, non posso farne a meno.
Io sono un uomo che ama la pace, evito in ogni modo di entrare in contrasto con i miei simili che possano condurre alla violenza. Cerco sempre una via d’uscita pacifica, ho sempre fatto così nella mia vita, mai ho attaccato briga per primo per arrivare alla risoluzione di un conflitto di idee, di interessi materiali o sentimentali. Però, c’è un limite, la dignità umana! Una sola volta nella mia vita essa è stata messa in discussione, e quella volta ho reagito violentemente. È stata l’unica volta in cui sono stato costretto a usare le mani per difendermi. Ancora oggi me ne pento per averlo fatto!
Ora torniamo a noi riflettendo sul tema del libro: la Pace. Ecco, pur condividendo lo sforzo che quasi tutti gli autori hanno fatto per propugnare la loro idea di pace, riferendosi alla situazione attuale della guerra tra la Federazione Russa e lo Stato dell’Ucraina, io mi trovo dalla parte di chi difende il suo diritto alla dignità e alla libertà. La Pace è, e dovrebbe essere, un valore universale, ma quando uno Stato invade un altro Stato sovrano, l’aggredito ha tutto il diritto di difendersi con tutti i mezzi fine alla fine!
Nel libro non ci sono soluzioni realistiche sul come porre fine a questa immane carneficina, che sanguina dal costato di ognuno di noi.
Che fare? Non ho la soluzione, non suggerisco metodi per porre fine alla guerra in atto. Posso solo dire che se solo mi convincessi che con il mio intervento, in qualsiasi modo esso si potesse esplicare efficacemente, io mi metterei in marcia per raggiungerlo, anche a costo della mia vita!