Al MANN di Napoli la mostra “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante”

L’anno di Dante non sembra arrestarsi e numerose sono ancora le iniziative promosse dalle istituzioni culturali.
Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli ancora un mese per visitare la mostra in programma fino al 2 maggio prossimo dal titolo “Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia di Dante”, un viaggio tra iconografia classica, cultura medievale e sensibilità contemporanea che evidenzia il legame tra l’opera del Padre della lingua italiana e le raffigurazioni mitologiche dei personaggi presenti nelle sue terzine.
«Perché Dante al Museo? Il Sommo Poeta fu tra i primi che durante Medioevo fece una riflessione sulla cultura antica, basandosi sulle fonti letterarie quando ancora non esisteva una “coscienza archeologica” […] il MANN ha ancora uno straordinario patrimonio che consente di allestire un vero e proprio repertorio di personaggi, reali e fantastici, che compaiono nel racconto della Divina Commedia», afferma Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Tra statue, rilievi, vasi e fonti numismatiche, i cinquantasei reperti dell’esposizione ci lasciano percepire ciò che Dante non vide con i propri occhi ma che, attraverso un’accurata scelta delle parole, riesce a ricreare con grande maestria figurativa.
L’esposizione, curata dall’archeologa Valentina Cosentino e realizzata con il contributo della Regione Campania, rientra nelle celebrazioni di Dante700 promosse dal MiC. Il percorso espositivo è affiancato da un QR code, posto accanto alle digitalizzazioni delle miniature, che rende possibile il raffronto iconografico dei manoscritti medievali risalendo all’intero testimone da cui sono tratti.
Nella prima delle tre sezioni in cui si articola la rassegna vengono esaminati cinque personaggi: Achille, Ercole, Teseo, Enea e Ulisse. Fra le testimonianze che li vedono protagonisti troviamo un’anfora risalente al 550-500 a.C. con raffigurazione di Achille e del cugino Aiace mentre giocano a dadi interrogando il destino, due tazze in argento provenienti dalla casa del Menandro di Pompei appartenenti alla seconda metà I sec. a.C. con la rappresentazione delle dodici fatiche di Ercole, una miniatura digitalizzata da un manoscritto conservato presso la Biblioteca del Castello di Chantilly nell’Alta Francia dedicata ad Ulisse, l’eroe dell’Odissea dal multiforme ingegno, “versutum” come riporta Livio Andronico nella sua Odusia, letteralmente “astuto, capace di raggirare i problemi”.
La seconda sezione della mostra si snoda in una galleria di ritratti reali e immaginari, partendo dalle creature mostruose citate nella Commedia e passando poi alle divinità mitologiche e alla storia; troviamo ad esempio la raffigurazione su una kalpis a figure rosse delle Arpie alla corte di Fineo (480-470 a.C., pittore di Kleophrades) oppure la protome in argento di Apollo (Ercolano, I sec. a.C. – I sec. d.C.).
La mostra si chiude con un omaggio al valore della filosofia e della poesia, indissolubile fil rouge fra le arti. Assoluta novità e parte integrante dell’allestimento è inoltre il ciclo “Divina Archeologia Podcast”, realizzato da Archeostorie e NW.Factory.media e accessibile anche sul canale YouTube del MANN.
“Ut pictura poësis” affermava Orazio,”come nella pittura così nella poesia”, per meglio dire “la poesia è come un quadro” (e viceversa), perché il rapporto tra letteratura e arti figurative è più antico e saldo di quanto si possa pensare: l’immagine è un elemento centrale per la poesia e per l’arte, che sia poetica e quindi mediata al lettore che deve configurarla, plasmarla nella propria mente, oppure immediata, come l’immagine pittorica, che si presenta hic et nunc dinanzi agli occhi dello spettatore.

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