Non solo Ucraina: il mondo devastato da numerosi conflitti

Nonostante siano passati quasi ottanta anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, i conflitti armati continuano ad essere una triste realtà in tante parti del mondo.
La guerra in Ucraina, alle porte di casa nostra, rappresenta un’immane tragedia umana, sociale ed economica, ma purtroppo è solo l’ultima in ordine di tempo e senza dimenticare che già prima dell’invasione russa dello scorso mese di febbraio, la crisi interna al Paese, aveva fatto registrare oltre 13mila vittime.
Guardando una mappatura dei conflitti, ci si può rendere conto che sostanzialmente si combatte in tutti i continenti, anche in posti impensabili: il mondo è disseminato di morti e di sfollati dovuti alle guerre e quella in Ucraina non deve farci chiudere gli occhi e pensare che sia “più tragedia” di altre solo perché combattuta nel cuore dell’Europa e quindi così vicina a noi.
Siria, Yemen, Etiopia, Mali, Libia, Somalia, Congo, Sudan, persino il Messico, sono solo alcuni dei Paesi lacerati e devastati da guerre e guerriglie che ormai vanno avanti da anni. Secondo il portale “Guerre nel mondo”, sono 70 i Paesi in guerra per un totale di 869 fra guerre e guerriglie. Numeri davvero assurdi.
In Siria, devastata da anni di guerra, nonostante il cessate il fuoco, gli scontri armati continuano, pur senza il clamore dei mass media che sembrano aver dimenticato la gravissima situazione umanitaria in cui versa il Paese, con città completamente distrutte e milioni di sfollati. I seguaci del presidente Bashar al Assad hanno usato gas sarin e bombe al cloro sulla popolazione civile inerme e i bombardamenti hanno distrutto anche sei siti Unesco, Patrimonio dell’Umanità.
In Yemen si è arrivati al settimo anno di guerra e i fragili equilibri che si sono creati recentemente non sembrano garantire una pace duratura.
L’Africa appare sempre come una polveriera. In Etiopia qualche mese fa, l’esercito ha spodestato il Governo del Fronte Popolare di Liberazione e il numero di morti e feriti fra militari e civili, seguito agli scontri, non si conosce con esattezza. Truppe eritree sono entrate nel Paese e sono stati attaccati anche quattro campi dell’UNHCR e si stima che circa 10mila persone siano state deportate in Eritrea. E non manca il racconto di massacri di civili e stupri di gruppo.
In Mali ci sono stati due colpi di Stato in meno di un anno, con conseguenti scontri armati fra indipendentisti e gruppi di milizie etniche di autodifesa che hanno riportato i blindati nelle strade della capitale Bamako.
In Congo, anche se la guerra è ufficialmente finita, bande di gruppi armati, tengono in ostaggio con la violenza e gesti efferati tutta la popolazione.
Il Sud Sudan, dopo otto anni di guerra, attualmente è comandato da un gruppo militare che controlla la politica e le risorse del Paese, massacrando la popolazione civile con uccisioni di massa, mutilazioni e stupri.
E come non pensare alla Libia? Le elezioni previste per il dicembre scorso sono state annullate e il “governo di tutti libici”, chiamato a guidare il Paese in questo periodo di transizione, non riesce a sconfiggere il fenomeno dei trafficanti di esseri umani e le milizie, anche straniere, che li sostengono hanno addirittura accelerato le attività. Anche i mercenari stranieri che erano stati invitati a lasciare il Paese alla fine del conflitto, non solo non sono andati via, ma hanno rafforzato le loro posizioni.
In Armenia si combatte da anni, anche con l’intromissione della Turchia. Dopo il fallimento di tre “cessate il fuoco” attualmente vige un accordo siglato a novembre dello scorso anno, che se pure ha posto fine agli scontri più cruenti, non ha di fatto riportato la pace in una regione devastata da quasi 30 anni di conflitti.
Tornando all’Africa, in Somalia e in tantissimi altri Paesi dell’aera, gruppi di terroristi islamici tengono in pugno i civili con attentati in zone urbane e nell’ultimo periodo hanno iniziato a taglieggiare la popolazione e le imprese per autofinanziarsi. Tantissimi Paesi della zona del Sahel poi sono continuamente destabilizzati da scontri e colpi di stato per il rovesciamento di governi, più o meno liberi, eletti dal popolo. A complicare ulteriormente l’emergenza umanitaria derivante da questi conflitti, c’è poi l’epidemia da Covid-19 che continua ad attanagliare intere aree del Mondo.
In Messico, come in Colombia, forze di polizia governative si scontrano ogni giorno violentemente con la criminalità organizzata a causa della corruzione e del traffico di stupefacenti.
E il Pakistan, l’Afghanistan, l’Iran e l’Iraq, devastate da profonde crisi politiche, sociali e umanitarie, sono polveriere pronte ad esplodere da momento all’altro. Non solo Ucraina quindi…
Quello che sgomenta è che nel 2022, dopo le due grandi guerre mondiali, l’uomo ancora pensa di poter “dirimere le controversie” servendosi della guerra, che è la più inumana di tutte le attività.

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