Il grande traduttore Gianni Celati: l’icona letteraria ci lascia a 84 anni

Scrittore, critico letterario, traduttore, documentarista, Professore universitario, Gianni Celati viveva dal 1989 in Inghilterra nella città marittima di Brighton con la moglie Gillian Haley. È nella casa di cura di un Comune vicino che avviene la sua scomparsa, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2022. Con il nuovo anno ci saluta una figura enciclopedica tra le più significative del secondo Novecento.
Per alcuni studenti dell’Università di Bologna, Celati era il Professore, per alcuni eminenti autori letterari era il traduttore per eccellenza. Si laureò infatti con una tesi su Joyce e ne tradusse, tra il 2006 e il 2013, l’imponente romanzo “Ulysses”. «La mia vita, come l’Ulisse, è stata un lungo flusso di coscienza», questo affermò il letterato in un’intervista di Antonio Gnoli comparsa sulla Repubblica il 3 marzo 2013. Fu in quest’occasione che narrò diversi aneddoti della sua vita, tra cui la sua passione per la traduzione ed i caotici viaggi in giro per il mondo.
Basti dire che da ragazzo traduceva Swift per gioco, in tempi in cui non esisteva Internet, né tantomeno la traduzione automatica. Nel 1971 pubblicò il suo primo romanzo, le “Comiche”, a cui seguirono “Le avventure di Guizzardi” (1972), “La banda dei sospiri” (1976) e “Lunario del paradiso” (1978). Sempre negli anni Settanta si dedicò inoltre alla traduzione di alcuni classici inglesi come “Favola della botte” di Jonathan Swift e “Bartleby lo scrivano” di Herman Melville e progettò una rivista con Italo Calvino, Carlo Ginzburg, Enzo Melandri e Guido Neri.
Iniziò anche il periodo del suo insegnamento come docente universitario dapprima alla Cornell University di Ithaca per poi finire ad insegnare letteratura angloamericana al DAMS, nella stessa università in cui si laureò, a Bologna. Riprese l’attività di traduttore con le opere di Mark Twain, Joseph Conrad, Roland Barthes e Céline, per poi ricominciare con l’attività di scrittore nel 1985, con i racconti di “Narratori delle pianure”, “Quattro novelle sulle apparenze”, “Verso la foce”, “Avventure in Africa”, “Cinema naturale” e con i “Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna”. Continuò la sua carriera universitaria all’Université de Caen e alla Brown University di Providence e per il resto della sua vita visse a Brighton. Fra le ultime opere la trascrizione in prosa del poema di Matteo Maria Boiardo, “L’Orlando innamorato raccontato in prosa” (1994). Tra le traduzioni ricordiamo diverse opere di Stendhal, Jack London, Johann Peter Hebel, Georges Perec, Henri Michaux, Friedrich Hölderlin, nuovamente Jonathan Swift, ecc.
Un ulteriore professione del letterato era quella del documentarista: nel 2003 fu infatti protagonista di “Mondonuovo”, del regista Davide Ferrario, girato attraverso i luoghi d’infanzia dello scrittore, in un percorso che costeggia il fiume Po. Numerose le successive produzioni cinematografiche: “Strada provinciale delle anime” (1991), “Il mondo di Luigi Ghirri” (1999), “Case sparse. Visioni di case che crollano” (2003), “Fata Morgana” (2005) e “Diol Kadd. Vita, diari e riprese di un viaggio in Senegal” (2010).
Con “Vite di pascolanti” vinse inoltre il Premio Viareggio nel 2006. Nel 2014 si piazzò terzo al Premio Chiara con la raccolta di racconti “Selve d’amore”.
La sua ultima pubblicazione fu la vasta raccolta di opere narrative “Romanzi, cronache e racconti”, pubblicata nel 2016.
Gianni Celati ci lascia una vastissima bibliografia italiana e anglofona e anche la testimonianza che la vita tra libri e racconti non è poi un’irrealizzabile utopia, nemmeno nel 2022.

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