L’arte di procrastinare e la regola dei due minuti

Procrastinare: un circolo vizioso piuttosto comune tra gli studenti e tra i lavoratori. Quando si produce senza sosta, quando ci si mette alla prova più e più volte, non ci si accorge infatti della reale stanchezza che si prova. Si entra in un circolo quasi infinito senza sonno, in cui le poche pause, quei pochi minuti di pace, simulano un riposo corretto, che in realtà è tutt’altro che sano per corpo e mente.
Il giornalista James Clear scrisse, nel 2018, il saggio “Atomic Habits”, un’opera incentrata sull’arte del procrastinare e che propone varie strategie per evitarla. Non che esista una soluzione definitiva per tutti, però tentare di gestire il tunnel di impegni da perseguire, secondo lo studioso, è già un primo passo verso uno stile di vita sano – unito anche a una corretta alimentazione, attività fisica e sociale ecc.
Capita spesso di pianificare una miriade di cose da fare, aspettarsi un determinato obiettivo e infine risultare non solo stanchi ma anche insoddisfatti per non aver mantenuto la promessa data al proprio io. E da qui inizia anche la miriade di sensi di colpa.
Clear propone una semplice regola da fissare alla propria routine: “Quando si intraprende una nuova abitudine, questa dovrebbe richiedere meno di due minuti per essere completata”. Lo scopo è quello di ridimensionare le azioni: ad esempio, fare 30 minuti di attività fisica a casa non deve consistere, nella nostra mente, in “adesso faccio mezz’ora di esercizi”, bensì in “adesso mi metto la tuta” (che appunto è il primo pezzetto d’azione che poi darà inizio a quei 30 minuti). Un altro esempio: “Oggi devo studiare 50 pagine di letteratura inglese” diventerà “adesso apro il libro e gli appunti di letteratura inglese”.
L’idea alla base è dunque quella di semplificare le nostre abitudini, punto per punto, dall’inizio alla fine. L’abitudine dev’essere estremamente semplice e fattibile in due minuti. L’insieme di abitudini forma così una sorta di allenamento, una standardizzazione, per raggiungere l’obiettivo.
Ma perché questa strategia è così potente? Semplicemente perché ogni nuova abitudine che decidiamo di intraprendere non consiste in una sfida, bensì in un insieme di piccoli atti semplici, quotidiani, che quasi si potrebbero fare ad occhi chiusi. Clear la chiama “abitudine di passaggio”: un insieme progressivo di azioni, scandito da due minuti che, volta per volta, portano alla fine dell’enorme impegno, che solo al momento del compimento può essere ottimizzato e migliorato, in modo sano ed equilibrato.

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