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Nuova intervista alla zia di Francesco Di Dio, deceduto nel carcere di Opera

In questa nuova testimonianza, si torna sul caso di Francesco Di Dio, deceduto nel carcere di Opera nel giugno 2020, nonostante fosse afflitto da una grave malattia autoimmune, che, per la Dottoressa Catalano, Primaria dell’ospedale “Sacco” di Milano, dovesse comportare cure specialistiche superiori alla normale capacità della Casa circondariale. Altro aspetto drammatico, rimarcato dalla Catalano, era l’ingiustificata mancanza di adeguata terapia antidolorifica, anche per la mancata fornitura di un farmaco antidolorifico: il Subutex, medicina ospedaliera. Per una pena che non sia tortura e morte si esprime così la zia di Francesco Di Dio, la quale propende, peraltro, per l’ipotesi di un’alterazione depistante della scena della morte; a prescindere da tale ipotesi, che verrà approfondita, rimangono i dati di fatto, che non si sia provato di tutto per migliorare la condizione di salute di Francesco. La direzione sanitaria del carcere poteva collocare in struttura esterna al carcere Francesco, anche indipendentemente da differimento deciso da un magistrato; potere autonomo, rafforzato dalla circolare del 21 marzo 2020, che era legge, a favore di cure esterne per detenuti seriamente malati. Addirittura, durante una videochiamata, Maria Di Dio, nel momento in cui aveva chiesto al nipote Francesco perchè non fosse stato inserito nell’elenco dei detenuti da curare fuori, era stata testimone del brutale richiamo di un secondino allo stesso Francesco, che, mortificato, non aveva potuto neanche iniziare a parlare. Entrato in carcere a soli 18 anni, non era un boss, ma solo per un breve periodo era stato “picciotto” della Stidda; non aveva fatto il collaboratore di giustizia per evitare di più rappresaglie, e quindi per amore dei suoi cari; Francesco, comunque, era pentito nell’anima per i suoi errori, ed aveva da tempo intrapreso un percorso di redenzione. Il caso sta vedendo un maggiore coinvolgimento della società civile; anche l’Onorevole Roberto Giachetti, di Italia Viva, ha attuato una lodevole interrogazione parlamentare al riguardo. Del resto, l’Onorevole Giachetti ha più volte denunciato condizioni vessatorie ai danni dei detenuti, ed è stato particolarmente impegnato contro aspetti discutibilmente giustizialisti dell’ex Ministro della Giustizia, Bonafede. Del caso di Francesco Di Dio, inoltre, si sta particolarmente occupando il nuovo avvocato, Daniel Monni, noto per profonda conoscenza di queste scottanti e delicate tematiche.
Ricciardi: “Vi sono stati alcuni aspetti del caso di tuo nipote Francesco Di Dio che non sono stati ancora adeguatamente approfonditi: ad esempio, il perchè della presenza di hashish e di un numero ingente di psicofarmaci sul suo corpo…Non è provato che Francesco volesse utilizzare queste sostanze, che l’autopsia ha chiarito non avesse assunto, anche perchè non sono state prese impronte digitali su di esse, nonostante fossero state chieste. Ci puoi spiegare di più di questa situazione?”
Di Dio: “Sulla fasciatura del piede amputato di Francesco hanno trovato una chiavetta USB analizzata dal perito del tribunale e non risulta sua. Diversi sacchettini di plastica contenenti psicofarmaci e tre contenenti hashish di cui noi famiglia Di Dio abbiamo chiesto che venissero prese le impronte digitali ma tale richiesta non è stata evasa dal P.M.
Quasi tutto deve essere ancora approfondito, nonostante avessimo un legale che doveva vigilare di più sulle indagini, perché si presentano sciatte e sommarie.”

Ricciardi: “Già in aprile 2021 la situazione aveva cominciato nuovamente a muoversi, con l’iniziativa di grande importanza di una interrogazione parlamentare di parte dell’onorevole Roberto Giachetti, di Italia Viva, sul caso di Francesco Di Dio. Citando la nostra precedente intervista, Giachetti ha chiesto spiegazioni sulla drammatica condizione in cui Francesco veniva mantenuto in carcere, rivolgendosi al Ministero della Salute e della Giustizia. Si aspettano tuttora risposte scritte a questa iniziativa. Quali pensi siano gli elementi più significativi che questi Ministeri non dovranno trascurare?”

Di Dio: “Penso che devono riprendere le indagini e farle perbene, perché ci sono tantissime mancanze. Noi chiediamo verità e giustizia!! Francesco è una persona ed era in custodia dello Stato e se è stato ucciso lì dentro la responsabilità è a più livelli. Neanche nelle carceri irachene, succedono queste vergogne!!
Se l’onorevole Giachetti ha fatto interrogazione parlamentare vuol dire che non ci ha visto chiaro.”

Ricciardi: “Tra le stranezze del caso di tuo nipote c’era appunto anche la circostanza che gli fossero stata trovata addosso, nella fasciatura del piede mutilato, anche una chiavetta USB, per accesso a computer, utilizzabile da due sistemi operativi: Windows ed Apple. La chiavetta conteneva file musicali ed un film pornografico, ma non veniva utilizzato dal 2018; ricordiamo che Francesco aveva l’autorizzazione ad usare un computer, ma senza il collegamento ad Internet. Appare strano che tale materiale non venisse utilizzato da circa due anni: forse si tratta di qualcosa di sequestrato dalle guardie nello stesso 2018, e poi stranamente ricomparso sul corpo di Francesco. Anche nell’ipotesi che fosse materiale che dei detenuti si passassero, e/o che fosse di Francesco, risulta molto strano che non venisse utilizzato da due anni, considerando anche che potesse rappresentare, eventualmente, uno dei pochi “svaghi”, nella dolente situazione del penitenziario. Quali sono le tue valutazioni su questa non chiarita circostanza?”

Di Dio. “La chiavetta USB è stata analizzata da un perito informatico nominato dal tribunale di Milano, il quale ha dichiarato che la chiavetta è stata utilizzata per due anni dal 23/02/2016, dove quel giorno sono stati copiati vari file musicali, al 18/09/2018: è in quel giorno che è stato copiato file a contenuto pornografico e da quel giorno non è stato più utilizzato. Si potrebbe ricostruire verosimilmente che quella chiavetta è stata sequestrata da una guardia e non più utilizzata per due anni e magicamente ricompare nella fasciatura del piede di mio nipote morto il 03/06/2020. È un vero e proprio depistaggio. Inoltre il perito precisa che il pennino USB  è stato utilizzato da diversi dispositivi con sistema operativo Windows e sistema operativo Apple. Quindi questa chiavetta di chi era? Non certamente di Francesco. Ma il punto cruciale dov’ è stata questa penna USB che non è stata usata per due anni!?”

Ricciardi: “Ci sono anche altre stranezze sul caso di Francesco: la non cristallizzazione dei reperti, sequestrati dopo nove giorni, la distruzione dei filmati della videosorveglianza, il non avere citato alcuni segni sul corpo, nell’indagine del PM Christian Barilli, ed altro ancora. Puoi spiegare queste ed altre circostanze, con tue riflessioni in merito?”

Di Dio: “Ci sono tante stranezze: non aver sequestrato la cella in cui è morto Francesco, non aver chiamato da subito un medico legale, è grave tutto ciò!! La videosorveglianza, delle ultime 48 ore di vita di Francesco, da noi richiesta fin da subito verbalmente e per iscritto, è stata distrutta. Questi documenti andavano protetti, il direttore del carcere di Opera ha dichiarato che sono andate distrutte perché ci hanno sottoscritto.
A questo punto penso che se ci sono responsabilità sono a più livelli.”

Ricciardi: “Ultimamente, è stato aperto uno spazio Facebook per ricordare Francesco, che sta vedendo molta emozione e sentimenti di partecipazione, inoltre Francesco era stato ricordato in una recente trasmissione Zoom, in modo sentito, da Carmelo Musumeci, un tempo all’ergastolo ostativo ora tre volte laureato (in Giurisprudenza, Sociologia, e, e con lode in Filosofia), ed attivo in una comunità di volontariato, e dal professore universitario di filosofia Giuseppe Ferraro, dell’Università “Federico II” di Napoli: entrambi lo avevano conosciuto, e ne hanno espresso un affettuoso ed intenso ricordo… Ferraro aveva ricordato anche una poesia di Francesco, definita straordinaria, in un incontro che aveva visto partecipare anche il magistrato Gherardo Colombo, in un incontro contro l’automaticità del carcere ostativo. Ci sono altre iniziative particolari in preparazione?”

Di Dio: “Sì, ultimamente ho aperto una pagina FB per ricordare Francesco e per far conoscere la storia di Francesco; Francesco è vivo ed è immortale. Lo stato lo ha reso martire e come tutti i martiri è diventato immortale. In questo periodo mi sento confortata perché tra le persone che seguono la pagina c’è il professore universitario della Federico secondo di Napoli e Carmelo Musumeci, con ben tre lauree, autore di molti libri, che hanno conosciuto Francesco personalmente e gli sono legati da affetto sincero.
Li voglio ringraziare pubblicamente per la loro grande umanità.
Come te Antonella che ci sei stata sempre vicino sin dal momento della morte di Francesco.”

Ricciardi: “Sul piano giudiziario, è ancora possibile fare qualcosa, anche per evitare ad altri questo calvario? Ricordo che le condizioni di Francesco erano di tale sofferenza, che una dottoressa dell’ospedale “Sacco” di Milano, che è anche clinica universitaria, la Catalano, ne aveva chiesto ricovero, ma non seguita dalla direzione sanitaria del carcere di Opera…”

Di Dio: “Questo è una macchia che resterà sulla persona del direttore del carcere di Opera Silvio di Gregorio.
Dico macchia sulla sua persona perché credo che non abbia avuto abbastanza una coscienza su questo caso, altrimenti avrebbe disposto collocazione esterna per le cure, base per una possibile differita definitiva a Francesco. Posso anticipare che il mio legale sta lavorando e presto ci saranno risvolti.”

Introduzione e quesiti di Antonella Ricciardi; intervista ultimata il 27 giugno 2021

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