Il Burundi raccontato da Padre Angelo Guttoriello. Amazon ristampa il libro di Paolo Mesolella

“Il racconto del Burundi” è arrivato alla terza ristampa. Dopo le prime due edizioni, l’interessante libro di Paolo Mesolella sulla vita straordinaria di Padre Angelo Guttoriello in Burundi è stato pubblicato in questi giorni da Amazon nella collana “frontiere” ed è disponibile in stampa ed in formato kindle. Si tratta di una lettura attenta, inedita ed innamorata del Burundi raccontata da chi vi ha vissuto ininterrottamente da oltre 50 anni come missionario. “Parlare del Burundi (e di Padre Angelo), spiega Paolo Mesolella nel libro, non è solo una questione religiosa. La necessità di far conoscere quanto è stato realizzato da Padre Angelo in terra di Missione, è una scelta culturale. L’Africa, la storia dell’Africa (e del Burundi in particolare), è un’appendice che non esiste nei nostri libri; che non esiste nella storia occidentale. E’ difficile, se non impossibile, trovare nei nostri libri di storia, di ogni ordine e grado, un capitolo o un solo paragrafo che parli dei popoli dell’Africa, della loro storia, della loro arte e cultura. Questo non interessa all’Occidente e non viene spiegato in Africa, dove gli studenti studiano la storia dell’Occidente, ma non la propria. Il nostro scopo, invece, è proprio quello di parlare agli studenti dell’Africa. La vicenda di Padre Angelo ci dà questa possibilità: quella di far conoscere il Burundi ed il suo popolo straordinario e gioioso, che ama i colori, la musica, la natura, l’arte e soprattutto, spera nella Provvidenza. Non è solo una questione religiosa, quindi, la necessità di far conoscere quanto realizzato da Padre Angelo in Terra di Missione con questo libro, ma è una scelta culturale. “Il nostro scopo, spiega Mesolella” è quello di parlare agli studenti dell’Africa dei missionari. La vicenda di Padre Angelo ci dà la possibilità di far conoscere un Paese che era considerato “di latte e di miele”. “Il Burundi – ci ricordava Padre Angelo – è il Paese dei tamburi e delle mille colline; il suo è un popolo accogliente e gioioso che danza, canta, prega e ama la vita. Un Paese eccezionale per la sua natura e i suoi paesaggi. Un paradiso sulla terra, grazie al suo popolo desideroso di crescere nella pace, nella giustizia e nell’amore”. Un Paese che Dio ha creato pensando al Paradiso. Un Paese dove padre Angelo ha costruito un ospedale, un dispensario e un Pronto Soccorso per le gestanti, che ospita venti persone al giorno per la cura delle malattie infettive come la malaria, la tubercolosi, l’AIDS. Poi ha avviato un Centro nutrizionale per bambini denutriti, una maternità, un laboratorio per le medicine e campi sportivi.
“Nella missione di Gasura, spiegava Padre Angelo, abbiamo costruito tre aule di mattoni e lamiere, complete di quaranta banchi, con quattro alunni per banco per un totale di 120 alunni per classe. Classi difficili per insegnarci. La lavagna è lunga perché gli studenti non hanno il libro di testo e copiano diligentemente tutto sui loro quaderni. Le case sono capanne fatte con foglie di banane. Quando piove, ci piove dentro. Noi missionari, d’estate, costruiamo per loro piccole casette di mattoni di fango. Anche le chiese, grazie ai missionari, sono aumentate: sono diventate dieci. La Chiesa Madre, costruita con pietre di mattoni e fango, può contenere 1500 persone. I cristiani battezzati sono il 67% della popolazione e considerano il battesimo come la festa più importante della loro vita. Ogni anno vi sono 700 battesimi di adulti e mille battesimi di bambini. E portiamo in processione la Madonna della Pace, percorrendo anche dieci chilometri di strada a piedi per portarla nella chiesa di Rugeri. L’ultima chiesa, quella di Mutoyi. Padre Angelo l’ha dedicata alla Madonna di Guadalupe. Ha un’architettura circolare ed è stata progettata e costruita dai Missionari: da Padre Ignazio, il padre muratore e geometra e da lui. Una bella chiesa rotonda. “Noi, diceva Padre Angelo, siamo stati gli ingegneri, i capi cantiere e ne abbiamo curato la sicurezza con funi e ferro. Ai poveri non dobbiamo dare i nostri scarti. E’ giusto che anche la loro chiesa sia bella”.

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