Recensione alla silloge poetica: “Nel Frastuono e nell’Assenza” di Patrizia Crisalide Mantegazza

Ho appena finito di leggere la silloge poetica dal titolo: “Nel Frastuono e nell’Assenza”, scritta e pubblicata dalla poetessa Patrizia Crisalide Mantegazza in occasione del periodo di chiusura coinciso con l’inizio della pandemia da Covid-19, iniziato nel mese di febbraio del 2020. L’autrice mette in versi le sue riflessioni ed esperienze sia lavorative che personali scatenate dal più brutto periodo che tutta la società, non solo italiana, ma anche internazionale, dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi. Infatti, non pochi giornalisti e sociologi, anche di fama mondiale si sono espressi in termini di periodo di guerra riferito al momento attuale che ha attraversato le varie società e popolazioni del mondo. La poetessa ispirata da tutto ciò che tutti i giorni vedeva e assaporava sotto i suoi occhi, descrive le varie situazioni a cui era sottoposta, non solo lei ma tutte le persone che a vario titolo entravano in contatto con lei. Nelle poesie che sono raccolte nella silloge ci parlano a cuore aperto dei sentimenti primordiali che governano l’umano vivere di tutti noi. In alcune poesie l’autrice traccia le sensazioni che la città di Milano le rimanda, con una tenerezza e l’amore per essa come fosse una cosa reale, viva, quasi sentimentale e dalle sembianze umane, come nella poesia: “Una città in tasca”. Ne cito solo la prima strofa per brevità, solo per dare un saggio dell’acutezza del sentire della poetessa: “Ho tenuto la mia città in tasca per un’intera notte.
Passi veloci nelle strade deserte.
Che cosa c’è di così diverso?
(Mi stai chiedendo)
Lei, quando il suo sole
scompare dentro le case,
per divenire tavole illuminate,
tace.
In un’altra poesia descrive con passione e acutezza di sguardo la figura di un ipotetico barbone. Il titolo della poesia è: ”Vi siete dimenticati di me”.
Sono quel vecchio mucchio di ossa
appoggiate al solito marciapiede.
Con la mia eterna fame
e la continua speranza
che qualcuno mi lanci
una monetina arrugginita,
nel bicchiere consumato.
Leggendo l’intera silloge si coglie perfettamente il pensiero e la voglia dell’autrice di esprimere lo sgomento, ma allo stesso tempo, la speranza che anche questo tremendo periodo passerà, e tutti noi dobbiamo essere pronti a riassaporare a bellezza e la speranza che la natura ci mostra davanti ai nostri occhi, basta solo avere l’intuito e la visione che la poetessa suggerisce con i suoi versi. Tutti i sentimenti più nobili dell’animo umano sono presenti in questa raccolta poetica, dalla speranza, alla carità per tutte le creature viventi, alla fede in un mondo migliore, alla gioia di un semplice gesto d’amore, alla passione per un compagno, un figlio, un amico, un conoscente, uno sconosciuto paziente in una corsia d’ospedale che sta lottando tra la vita e la morte assistito fine alla fine dal personale medico e infermieristico, che mai come in quei momenti ha mostrato il volto migliore nella loro alta missione nel mondo attuale. Per chi ama immergersi nella poesia che parla di cose quotidiane con un linguaggio semplice, ma nello stesso momento profondo e accorato, consiglio di leggere questa notevole silloge di una poetessa che come una crisalide si trasforma in una farfalla sgargiante di colori trasformando l’autrice in un araldo luminoso. Pertanto, mi riprometto di leggere con passione e attenzione le sue precedenti e successive raccolte poetiche.

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