Il vaccino AstraZeneca ha un nuovo nome: Vaxzevria

È stata accolta la richiesta avanzata ad Ema dalla società produttrice e indagine in corso sui rari casi di trombosi. Uno studio scientifico tedesco ha spiegato anche il meccanismo alla base delle complicanze
Il vaccino anti-Covid dell’azienda farmaceutica anglo-svedese AstraZeneca cambia denominazione in “Vaxzevria”, un cambio di rotta approvato dall’Agenzia Europea per i farmaci il 25 marzo scorso, e dallo stesso sito dell’EMA si apprende che, tra gli effetti collaterali, verranno menzionati anche i rarissimi casi di trombosi. Infatti, in merito al lieve incremento di episodi trombotici che era stato osservato soprattutto in giovani donne (sotto i 55 anni) ma non in quello della popolazione più anziana, l’EMA si è voluta tutelare non escludendo un possibile legame tra questi casi di trombosi e lo stesso vaccino. Per tale motivo sarà pubblicato un aggiornamento sul vaccino durante la prossima riunione del suo comitato per la sicurezza, che si terrà dal 6 al 9 aprile, che dovrà chiarire in quale frequenza si verifica questo effetto avverso segnalato e se il rischio vari in base all’età o al sesso. Le avvertenze aggiuntive sul foglietto illustrativo riporteranno la voce «coagulazione intravascolare disseminata», che comunque può determinare in rari casi una trombosi venosa cerebrale, che possono coinvolgere le vene cerebrali e i seni venosi cerebrali. Sull’indicazione del foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca vi è quello di rivolgersi a un medico in caso di respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Questo vale anche per chi manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni. Nel frattempo, la commissione sui vaccini in Germania, Stiko, ha deciso di raccomandare la vaccinazione con AstraZeneca solo per le persone sopra i 60 anni e che potrà essere somministrato ai pazienti più giovani a discrezione del loro medico. E’ in corso un indagine su 31 casi di rari coaguli di sangue nel cervello, di cui nove casi hanno provocato la morte, nelle persone che hanno ricevuto il vaccino. Si è raccomandato solo la popolazione under 60 anni poichè la maggior parte dei casi è stata osservata in questa fascia e molti paesi hanno utilizzato il vaccino AstraZeneca solo nelle persone sotto i 65 anni. A conferma di ciò arriva un importante studio (Updated GTH statement on vaccination with the AstraZeneca COVID-19 vaccine, as of March 22, 2021) di un team di ricercatori tedeschi guidati dallo specialista della coagulazione Andreas Greinacher dell’Università di Greifswald, che potrebbe aver trovato una spiegazione del legame tra le rare forme di trombosi e il vaccino, ma soprattutto un modo per prevenirle e affrontarle. In tale studio scientifico si sono paragonati gli eventi evidenziati nei vaccinati a un raro effetto collaterale chiamato “Trombocitopenia indotta da eparina” (o HIT), innescato dal noto fluidificante del sangue. Tutto ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la vaccinazione che porta alla formazione di anticorpi contro gli antigeni piastrinici per avere una stimolazione della reazione infiammatoria e immunitaria e indipendentemente dall’eparina questi anticorpi possono indurre una massiccia attivazione piastrinica allo stesso modo della trombocitopenia indotta da eparina (HIT). un vero e proprio mimetismo di trombosi dopo la vaccinazione con AstraZeneca. In caso di trombocitopenia o di evidenti trombosi, devono essere effettuati test per gli anticorpi fisiopatologicamente rilevanti, indipendentemente dalla precedente esposizione all’eparina. Il primo test diagnostico da effettuare è un test di screening per l’eparina indotta trombocitopenia (HIT), che si basa sulla rilevazione immunologica di anticorpi contro il complesso fattore piastrinico 4 (PF4) / eparina. Se il risultato è negativo allora si può escludere la causa immunologica specifica simile a HIT escludendo trombosi / trombocitopenia. Invece nel caso di positività, occorre fare un test HIPA classico (HIPA, piastrine indotte da eparina attivazione) o SRA (test di rilascio della serotonina) che rilevano fisiopatologicamente gli anticorpi che attivano piastrine dipendenti (tipico HIT) o indipendente dall’eparina esogena (HIT autoimmune). Nel caso in cui il HIPA classico (o SRA) è negativo, un test HIPA modificato, ideato nel laboratorio di Andreas Greinacher, Greifswald, può essere effettuato. Tale test rileva fisiopatologicamente rilevanti anticorpi, che mostrano un pattern di reazione diverso da quello osservato in (autoimmune) HIT.
Comunque il vaccino resta sicuro in quanto i suoi benefici superano i rischi e gli effetti avversi.

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