La psicoterapia

La psicoterapia è il “sistema curativo delle sofferenze psichiche basato sull’uso di mezzi psicologici; […] è suscettibile di essere condotta nei modi più disparati, ora su base empirica, ora con riferimento a concezioni religiose o filosofiche, ora sulla guida di dottrine psicopatologiche” (http://www.treccani.it/enciclopedia/psicoterapia/). Tale attività opera sui disagi psichici e le condizioni patologiche che affliggono un soggetto, e si serve di procedure e sistemi della psicologia.
Psicodinamica.
Per la scuola psicoanalitica, le conflittualità dell’“Unterbewusstsein” vengono gestite dalla mente con meccanismi di difesa, funzioni dell’“io” che permettono di “restare in vita” emozionalmente e di “sopravvivere” in maniera non razionale. Criteri di pensiero differenti indentificano l’ottica psicodinamica, e il punto di vista clinico medico fa denominare in maniera differente il modello, come la psicoanalisi intersoggettiva, analitica, individuale comparata, relazionale. Lo specialista e il suo paziente devono istaurare un forte legame emotivo, un nesso che possa permettere la ricognizione dei contrasti e l’indagine delle cause dei disturbi. La tempistica è di circa un paio d’anni con sedute bisettimanali. La traslazione insciente psicoanalitica tra paziente e terapeuta evoca il vissuto esperienziale dell’infanzia, e il contesto strutturato promuove i benefici del trattamento: il soggetto, acquisendo pian piano contezza e cognizione del proprio disagio, riordina in parte la “totalità psichica” del proprio sé.
Individualpsicologia.
La individualpsicologia, detta anche psicoterapia adleriana (dallo psichiatra austriaco Alfred Adler – Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Alfred_Adler), si differenza della precedente per una tempistica più breve e per un’iterazione minore degli appuntamenti. I principi della psicoterapia adleriana si basano sull’assunto che il modo di comportarsi dell’individuo dipende da un piano indirizzato alla solidità futura che gli permetta di ostacolare rischi e pericoli del domani. Il proponimento non rappresenta l’azione in piena coscienza del soggetto, il quale ne è consapevole in modo parziale. L’essere umano fa parte di un ecosistema sociale che include la vita di relazione, pertanto va inquadrato nel sistema di aristotelica memoria del proprio “milieu” socioculturale, e determinante è il profilo dello “stile di vita” che il soggetto adotta sin dai primi anni d’età. “Omnia ad opinionem suspensa sunt” (“Tutto dipende dalle opinioni”), il motto di senechiana reminiscenza suggerisce ad Adler che lo stile di vita è determinante per ricostruire la storia del soggetto ed aiutarlo ad uscire dai suoi problemi: il terapeuta parte dalle tre fasi dell’infanzia ricostruendo i delicati equilibri familiari e di scuola, e attraverso l’analisi dei ricordi, o meglio, attraverso la selettività psichica e neurale della memoria, si riesce a svelare il reale giudizio che il soggetto ha in cuor proprio di sé stesso, dell’“entourage” familiare, del “retinue” professionale e delle reminiscenze raccontate. Con il termine di “appercezione” si indica “l’atto riflessivo attraverso cui l’uomo diviene consapevole delle sue percezioni, che di per sé possono anche rimanere inavvertite; l’appercezione è dunque il fondamento ultimo della coscienza e dell’io” (http://www.treccani.it/enciclopedia/appercezione/). Possiamo dire, infine, che l’appercezione è quel fenomeno che permette il processo di confronto di una empiria recente con i trascorsi relativi all’esperienza, e con essi costituiranno l’“experiential learning” e il bagaglio empirico personale. L’individualpsicologia, attraverso la comprensione del sistema dell’appercezione psicologica, cerca di far individuare al paziente l’esegesi esiziale, e far rimuovere l’interpretazione dannosa per la realizzazione di una fase di elaborazione di un nuovo piano.
Scuola cognitivo-comportamentale.
Secondo il pensiero cognitivo-comportamentale, il soggetto ha assimilato e imparato modi di azione e reazione inadeguati, ha introiettato idee negative dalle proprie esperienze, e pertanto è incapace di mettere a punto processi gnoseologici adatti ad elaborare nuove sollecitazioni esogene. Tramite sistemi di condizionamento e procedure di mitigazione della replica condizionata, i terapeuti tendono a far acquisire al soggetto risposte emotive adeguate e cercano di far rimpiazzare i “pattern” disfunzionali con validi modelli emotivi, sensoriali e conoscitivi, che stanno alla base della teoria sociale cognitiva. Il metodo dialettico di socratica memoria, la tecnica della “cognitive restructuring”, l’arte della maieutica di socratico-platonica reminiscenza, la “Gestaltpsychologie” alemanna della forma, sono solo alcune delle metodologie utilizzate al fine di sottoporre la ragione del soggetto a rigorosi esami introspettivi per eliminare le anomalie e gli squilibri funzionali: il paziente raziocinante, tramite la μαιευτική (τέχνη), cioè “l’arte ostetrica”, deve “obstare” a sé stesso e “tirar fuori” con le proprie facoltà intellettive i propri pensieri. Il passo successivo della fase del “problem shaping”, nel rispetto della “learning curve” soggettiva, è l’acquisizione di “skill” funzionali e condotte azione/reazione inedite. Inutile ribadire che la cooperazione e l’apporto del soggetto sono determinanti per qualsiasi procedura adottata.
Scuola sistemico-relazionale.
Secondo questa scuola di pensiero, il soggetto che presenta alterazioni viene denominato “identified patient”, paziente designato, ed è membro di una famiglia disfunzionale, un contesto familiare dove sopraffazioni e prevaricazioni sono “nella norma”, e le prepotenze e i soprusi sono standard e avvengono con ciclicità regolare. L’io del paziente, come meccanismo di difesa, effettua la “spaltung”, una scissione dal nucleo sistemico-relazionale della famiglia mostrando disfunzioni della condotta nell’azione e nel pensiero. Il conflitto psicologico dell’inconscio del bambino dal sé vulnerabile potrebbe portare ad una paralisi dei processi emotivi e delle capacità dell’intelletto. La programmazione dei tempi della psicoterapia è alquanto celere e le sessioni sono piuttosto esigue. La scuola sistemico-relazionale ha avuto un ampio sviluppo nel nostro Paese da oltre 40 anni, e fiore all’occhiello di tale pensiero è il “Milan approach”, la cui coordinatrice, la psichiatra Mara Selvini Palazzoli (Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Mara_Selvini_Palazzoli), è scomparsa nel capoluogo ambrosiano nel 1999.
Scuola psicosintetica.
Lo psichiatra della Serenissima Roberto Marco Grego, e poi per adozione Assagioli (Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Assagioli), nato il 27 febbraio 1888, è il caposcuola del movimento della “psicosintesi”, dalle cui idee è derivata la psicologia “transpersonale”, che inquadra anche spiritualità, profili fenomenici e aspetti empirici. Si inizia con un’attenta analisi, generalmente con conversazioni “one-to-one”, dopodiché il terapeuta, tramite esercizi e attività introspettive, cerca di demolire l’identificazione egoica del soggetto e prova a favorire e mettere in accordo l’autoidentificazione tramite il contatto con le proprie subpersonalità. Le sensazioni di afflizione e angoscia, la percezione del male psichico da parte del soggetto permette una crescita dello stesso con dinamiche di miglioramento.
Scuola ericksoniana.
Lo psichiatra statunitense Milton Hyland Erickson (Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Milton_Erickson), nato il 5 dicembre 1901, ha fondato il suo pensiero terapeutico su tecniche ipnotiche, dove la concentrazione del soggetto si amplia e il paziente, durante il sonno ipnotico, è molto più sensibile a condotte esogene. La “psicoterapia breve” si fonda sul principio che il soggetto ha un’identità senza eguali e pertanto l’ottica terapeutica sarà unica e sola per quella persona, che ha in sé potenzialità e “atout” per ristabilirsi e riprendersi da solo. Quindi il terapeuta deve guidare colui che non ha competenza e inclinazione di controllo sulle proprie risposte, e deve agire sull’equilibrio sfalsato tra mente razionale e mente subconscia.

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