US elections 2020: gli swing states che decideranno la presidenza

Ci sono stati che andranno all’uno o all’altro candidato in maniera netta, perché netta è la prevalenza degli uni o degli altri elettori. Poi ci sono stati in cui, nonostante il vantaggio sia consistente, esso è comunque inferiore ai 15 punti percentuale e quindi non c’è una certezza assoluta sull’esito, anche se è molto indicativo. Quest’anno questa situazione riguarda Trump in Indiana, Missouri, Montana e South Carolina; mentre riguarda Biden in Colorado, Maine, Michigan, New Hampshire, New Mexico, Oregon e Virginia. In Colorado, Michigan e Virginia il gap è tra i 6 e i 10 punti.
Infine ci sono i celeberrimi e decisivi swing states: Florida, Iowa, Minnesota, Nevada, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin confermano il loro status di ogni tornata e la loro direzione di voto ha deciso le elezioni degli ultimi anni, come la Florida nel 2000, l’Ohio nel 2004 e gli stati del midwest in generale nel 2012 e soprattutto nel 2016. Clamorose new entries sono Arizona, Georgia, North Carolina e Texas, stati storicamente rossi, addirittura i repubblicani vincono ininterrottamente in Texas dal 1964. I grandi elettori totali di questi stati sono 164, quindi più del 30% di tutto il collegio elettorale.
L’Arizona conta 11 grandi elettori, il suo spostamento da stato rosso a Stato in bilico è dovuto alla capacità di Biden di coinvolgere il voto ispanico. La media dei sondaggi dichiara un vantaggio di Biden di appena due punti. La Florida ha 29 grandi elettori. Questo Stato sta già conteggiando i voti postali e pubblicherà i risultati intorno alle 02.30 italiane di mercoledì notte; Biden è in vantaggio di circa 300.000 voti, grazie alla forte affluenza democratica nel voto anticipato. Si prospetta un recupero evidente di Trump nell’election day, vista la maggiore affluenza repubblicana; Trump è in vantaggio di 0,5 punti percentuali nei sondaggi. La Georgia ha 16 grandi elettori e quest’anno è fortemente in bilico; il gap tra i due nei sondaggi è nullo. L’Iowa ha 6 grandi elettori ed è in vantaggio Biden di 1.5 punti percentuali. Il Nevada ha 6 grandi elettori ed è in vantaggio di 4.5 punti Biden. Torna come stato toss-up anche il North Carolina, dove vinse Trump 4 anni fa, Biden è in testa nei sondaggi di appena lo 0,5%. L’ex vicepresidente è riuscito a mettere in dubbio in maniera clamorosa il Texas, pur restando Trump in vantaggio nei sondaggi di 2.5 punti; il bottino di questo Stato è di 38 elettori.
Veniamo ora al Mid-west, la vera chiave delle elezioni di quest’anno, come 4 anni fa. Minnesota e Wisconsin hanno 10 grandi elettori ciascuno, in entrambi Biden è in vantaggio di 5 punti; i risultati finali arriveranno il giorno seguente. La Pennsylvania ha 20 grandi elettori. Questo Stato è molto indicativo in quanto la sua popolazione è molto omogenea a quella degli altri Stati del Mid-west; in sostanza è difficile ma non impossibile che un candidato vinca qui e perda negli altri Stati in questione. Il vantaggio di Biden è di 4 punti ma i risultati finali arriveranno giorni dopo e inoltre è previsto un iniziale vantaggio di Trump ad inizio serata. Chiudiamo la rassegna degli Stati in bilico con la suprema Ohio. Negli ultimi 80 anni, tranne nel 1960, chi ha vinto questo Stato ha poi conquistato la Casa Bianca. Durante la notte elettorale Biden sarà in vantaggio per alcune ore, grazie al voto anticipato, mentre Trump recupererà grazie al voto di persona.
Il Presidente è in vantaggio di 0.5 punti percentuali. Tutti questi dati sono soggetti ad un margine di errore del 5-6%, Dunque è praticamente impossibile fare previsioni certe sui vincitori, onde evitare clamorosi errori come quelli occorsi quattro anni fa. Who will be the President?

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