(In)Sostenibilità

Sarà davvero difficile dimenticare il 2020. La narrazione cronologica, sociologica, economica e politica di questo “anno bisesto anno funesto”, che oramai stiamo scrivendo a fuoco sui libri di storia che leggeranno le future generazioni, è legata ovviamente alla tragedia del Coronavirus ed alla sua espressione patologica COVID 2019. Ma a ben vedere, sempre negli stessi libri di storia, come pure in tante analisi e recriminazioni scientifiche, troveremo altri motivi per ricordare questo “ventiventi”. Tra i tanti, emergerà pesantemente il tema ecologico in perfetta dicotomia con quello economico-speculativo. Ebbene sì, le conseguenze del lungo lockdown europeo e in genere, più limitatamente, dei maggiori paesi industrializzati verrà ricordato non solo perché legato all’emergenza sanitaria, ma anche e soprattutto per aver evidenziato senza ombra di dubbio i danni gravissimi che stiamo arrecando all’unica “casa” che ci può sostenere nell’Universo conosciuto. Da decenni, con scarsi risultati purtroppo, tanti scienziati e organizzazioni mondiali cercano disperatamente di far comprendere ai governi di mezzo mondo, che poi sarebbero sostanzialmente quelli che inquinano e stanno distruggendo il pianeta, la gravità della situazione e la pericolosissima corsa verso l’irreversibilità di questo disastro annunciato. Significativo, ad esempio, il lavoro del Global Footprint Network, organizzazione senza scopo di lucro composta da scienziati mondiali, di diversa nazionalità, che dal lontano 2003 ha implementato a livello globale la metrica della cosiddetta “Impronta ecologica” e del “Earth Overshoot Day”, fondamentali indicatori che segnalano praticamente quanti danni facciamo con le nostre attività umane e, soprattutto, quante risorse consumiamo annualmente rispetto a ciò che la Terra può produrre autorigenerandosi.
Tralasciando, per brevità, il discorso dell’impronta ecologica di ogni città o nazione mondiale (ndr. ne parleremo in altro articolo), la cruda conferma di ciò che gli scienziati vanno raccontando da decenni è rappresentata dal fatto che se l’anno scorso l’Earth Overshoot Day era caduto il 29 luglio, ovvero in quella giornata l’Umanità aveva ufficialmente esaurito il budget annuale di risorse naturali che la Terra ci mette a normalmente a disposizione, quest’anno, quello della pandemia che ha bloccato l’economia per mesi, è arrivato il 22 agosto. Sostanzialmente, essendo arrivato ben 3 settimane dopo, la Terra ci ha dimostrato, insieme a tanti segni che citeremo tra poco, che stiamo consumando molto di più di quanto ci possiamo permettere e che basta un po’ di pausa per riprendere fiato e far durare il budget planetario più a lungo. Inoltre, cosa gravissima, tale controprova ha evidenziato ancor più chiaramente che stiamo arrecando danni via via irreversibili al sistema ambientale globale, ovvero stiamo bloccando il lavoro di Madre natura che cerca sempre di metterci “una pezza”, per cui sostanzialmente potremmo ufficialmente dire ci stiamo suicidando.
Per i finti complottisti, quelli che andrebbero più propriamente definiti speculatori, ovvero per personaggi noti e meno noti che ancora fanno finta che il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici, come pure la desertificazione, il buco nell’Ozono, etc., siano solo l’invenzione di scienziati radical chic che devono vendere libri o fare conferenze, va ricordato che quest’anno, per la prima volta da decenni, c’è stata una incontestabile quanto improvvisa fioritura della vita laddove, prima della benefica pausa dovuta al lockdown, vi era solo sporcizia, inquinamento e assenza di flora e fauna. Per tali complottisti restano sempre in rete i tanti video, postati da gente comune e non presunti “servi della cultura radical chic”, relativi alla ricomparsa di pesci, uccelli, piante, acqua cristallina e aria finalmente respirabile non in luoghi lontani dalle città, ma proprio nelle e nei pressi delle città. Citiamo ad esempio i porti delle nostre metropoli costiere, le cui acque hanno improvvisamente assunto “il giusto colore” e hanno visto riavvicinarsi specie marine assenti da anni. Alle foci dei fiumi, quelli che trasportano purtroppo gli scarti umani, industriali e domestici, abbiamo assistito a fenomeni meravigliosi, cioè finalmente alla indistinguibilità del colore delle acque di immissione a mare. Potrei citare tantissimi altri casi, ma dovendo sintetizzare mi limito semplicemente a sottolineare che il 2020 ha dimostrato non solo la fragilità umana, ma anche che stiamo chiaramente distruggendo la nostra casa, che il nostro sistema di vita va assolutamente rivisto. Non possiamo continuare ad essere “il cancro del pianeta” o presto, come accade per questa subdola patologia umana, moriremo insieme al paziente. Sarà mica il caso di rimboccarsi le maniche ed apportare finalmente quelle modifiche al sistema economico globale suggerite da tempo da fior fiori di scienziati? Meditate gente…meditate (diceva un grande personaggio…)

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