Da Morano Calabro fino a Civita: le perle del Pollino

Nell’estate della pandemia, quella della crisi più spaventosa dalla fine della Seconda guerra mondiale, con migliaia di morti e l’odioso fenomeno del negazionismo in pieno fermento, in tutti i paesi europei è stato rivalutato il turismo di prossimità, quello delle bellezze a due passi dalla propria città e del silenzio dei tanti borghi antichi desertificati da un cinico capitalismo globalizzato. La ricorderemo a lungo questa strana estate, non solo per le restrizioni e le mascherine all’aperto, ma anche per l’arte ritrovata, per i paesaggi di prossimità, per la ridente ospitalità delle tante comunità montane. È in questo nuovo “corso storico” che, come tanti, ho potuto gustare fino in fondo l’accoglienza di una delle perle italiane, quella del Parco Nazionale del Pollino e delle diverse comunità che ne custodiscono, senza far troppo rumore, segreti e bellezze. Partendo dal borgo antico di Morano Calabro, conosciuto anche come il Presepe del Pollino, che nelle sue chiese conserva gelosamente il Polittico del Vivarini e sculture di gran pregio di Pietro Bernini, padre del più conosciuto Gian Lorenzo, sono stato catapultato in un mondo dal sapore onesto e verace. Così, mentre il cuore batte all’impazzata per le interminabili salite tra vicoli impervi ed affascinanti, come quelli del rione San Nicola, dove si viene accolti da sculture moderne che sbucano da finestre antiche o da simboliche frasi dipinte su portoni d’altri tempi, ti salutano signore che “spuntano” i fagiolini mentre nuovi amici aprono casa per farti sentire in famiglia. Da quel momento è guerra! Se sei di famiglia devi sacrificarti a tavola, cosa non difficile quando si presentano prelibatezze locali che sanno di aria buona e una gastronomia amorevole che, però, pretende il superamento di prove di resistenza sulla quantità e, non meno, sul coraggio personale per la presenza di quei piccoli diavoletti rossi che in Calabria si ostinano a chiamare solo peperoncini. Ma in questi luoghi ti sorprende tutto, dal Castello normanno alla vista notturna dalla valle, dove Morano Calabro si fissa nello sguardo del visitatore come la perfetta immagine dei borghi italiani che aspettano nuove generazioni di italiani a braccia aperte. Il Pollino, però, non è solo Morano Calabro. A pochi passi inizia un altro viaggio inaspettato che parte da Castrovillari con la sua massiccia Fortezza aragonese, la bella Chiesa della Santissima Trinità ed il piccolo ma interessante Museo Archeologico da scoprire nel complesso francescano in cui è allocata sia la fornita Biblioteca comunale, sia l’Università. Una cittadina moderna con un passeggio ricco di localini pronti ad accoglierti in ogni momento. Addentrandosi un po’ più nel Pollino, si scopre presto un’altra perla che ha molto da raccontare. È l’incredibile e calorosa comunità arbëreshë (italo-albanese) di Frascineto, un borgo montano che conserva ancora la lingua, le tradizioni e le funzioni religiose originali del rito bizantino. È qui che si può visitare uno dei più interessanti e particolari musei italiani, quello delle Icone e della Tradizione Bizantina, una ricca collezione di pezzi unici che, con il professionale ausilio delle operatrici culturali, mostra la straordinaria e coloratissima tradizione locale, il suo motivo d’essere e la storia di una comunità presente tanto in Calabria quanto in Sicilia, Puglia, Campania e Lazio. Una storia che parte dal XV secolo, ci racconta della violenta espansione turca e di un esodo che ha però creato una perfetta integrazione tra italiani e albanesi, soprattutto in Calabria dove si conta una comunità di oltre 58.000 cittadini che, proprio poco tempo fa, lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato citandola come «perfetto esempio di integrazione e patrimonio italiano da tutelare». E questa comunità, a Frascineto, ci invita davvero a valori spesso dimenticati in altre parti d’Italia. Qui, dopo aver visitato il Museo, si entra nella bellissima Chiesa di Santa Maria Assunta, ricca di icone, con il tipico e straordinario altare bizantino, circondata di persone che all’esterno, grazie ad un “Bar” in posizione strategica, si ritrovano per un caffè e aiutano i turisti senza chiedere nulla, per il solo meraviglioso gusto dell’accoglienza e dell’amicizia. Una visita che spinge a concludere il viaggio arrivando a Civita, altra fiorente località della comunità italo-albanese, una delle mete naturalistiche più note del Pollino grazie alle famose Gole del Raganello, canyon di circa 17 km che nasce a quota 1600 m dalla Sorgente della Lamia in località San Lorenzo Bellizzi (CS), praticamente al confine con la Basilicata. Attraversando ben tre comuni, a Civita il torrente si incunea passando sotto il caratteristico Ponte del Diavolo e inizia a scorrere lungo una valle più aperta che si mantiene tale fino alla foce in zona Sibari, la rinomata località di mare calabrese della costa ionica. Civita stupisce anche per il suo piccolo e fiorente centro storico, nel quale la Chiesa di Santa Maria Assunta, apparentemente semplice perché del XVII secolo, nasconde al suo interno uno straordinario mondo iconico bizantino che si condensa nell’altare latino, con iconostasi in legno di noce e ulivo, tipico del rito greco-bizantino. Incredibile il cibo che si può gustare in uno dei ristoranti che perimetrano Piazza Municipio, caratteristico slargo che lascia senza fiato per la parete rocciosa che pare voler letteralmente mangiare la cittadina partendo dalla Casa Comunale.
Un viaggio che deve necessariamente chiudersi, a cerchio, nella già citata Morano Calabro, cittadina dove si commemora una tragedia che per troppi anni è stata eclissata da un’altra sciagura simile, quella dei minatori italiani di Marcinelle in Belgio. Parliamo dell’incidente di Cannavinelle, a Mignano Monte Lungo in Campania, nel territorio dell’alto casertano dove nel 1952 si stava costruendo una galleria di derivazione per la centrale Enel e che, purtroppo, uccise ben 42 lavoratori coinvolti in una terribile e inattesa esplosione. Da Morano proveniva uno dei lavoratori calabresi coinvolti in quella tragedia, quel Pasquale Lombardi che come i suoi sfortunati colleghi non tornò più a casa e che oggi è motivo d’unione, come un seme che germoglia, tra Calabria e Campania grazie alla caparbietà dell’omonimo nipote e al continuo interesse storico profuso dal Sindaco di Mignano M.L. (CE) Antonio Verdone. Il Pollino vi aspetta per regalarvi una serenità fatta di aria buona, musei, gole affascinanti e integrazioni culturali che dimostrano quanto c’è di buono in Calabria e nel nostro Paese. Buon viaggio!

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