Chiama il 112 e finge di ordinare una pizza. Il poliziotto: «Ho capito che era in pericolo»

Per sfuggire alle botte del compagno ha chiamato la polizia e ha finto di ordinare una pizza. La telefonata che ha salvato Angela dalla furia dell’uomo è durata pochissimo, ma anche 2 minuti e 50 secondi, quando pensi che la tua vita sia in pericolo, possono sembrare davvero un’eternità. Erano le 21.25 e la giovane donna sudamericana era stata appena picchiata dal fidanzato nel suo appartamento di Barriera di Milano. Era la prima volta che succedeva. Finora c’erano stati insulti, minacce, ma Raul, 31 anni, non l’aveva mai toccata. Domenica sera era tornato a casa ubriaco, si era accorto che la televisione non funzionava e aveva «deciso» che la colpa fosse della donna e del figlio, di soli 10 anni.
Ha iniziato ad alzare la voce, poi si è avvicinato alla sua giovane compagna e l’ha colpita in pieno volto. Gli occhi di Angela si sono riempiti di lacrime e paura quando ha visto il suo uomo picchiare anche il bambino, che piangeva disperato in un angolo del salotto. Raul, ormai completamente fuori controllo, ha distrutto la televisione e infine si è accasciato sul divano per cercare di sbollire la rabbia. In quel momento Angela ha deciso di dire basta. Si è ricordata di un video rivolto alle donne vittime di violenza, che aveva visto su internet qualche mese fa, e ha chiamato il 112 utilizzando uno stratagemma. Dopo aver composto il numero unico di emergenza ha ordinato una pizza «baby» per il figlio e, di fronte allo stupore dell’operatore che le chiedeva, se sapesse con chi stava parlando, ha confermato con uno stringato: «Sì, vorrei proprio una pizza». La telefonata è stata passata alla centrale operativa della Questura ed è rimbalzata sul monitor del giovane agente Vincenzo Maria Tripodi, 27 anni, da 6 mesi in servizio a Torino: «La signora era molto agitata, quasi in lacrime e ho capito che non si trattava di un errore. Le ho chiesto se fosse in pericolo e lei mi risposto in maniera affermativa e a quel punto la mia preoccupazione è stata quella di avere la conferma dell’indirizzo e del piano per comunicarlo immediatamente a una pattuglia».
Vincenzo ha da poco finito il corso di formazione e, durante le simulazioni, ha affrontato più volte situazioni del genere: «Ho cercato di rivolgerle domande alle quali potesse rispondermi con un “sì” o “no”. L’ho invitata a uscire di casa con suo figlio, ma ho capito che non era possibile. Poi la telefonata si è conclusa bruscamente con urla e lamenti. L’uomo aveva ricominciato a picchiarla, ma ricontattare quel numero sarebbe stato un errore, perché avrebbe destato sospetto». Fortunatamente la volante della Questura è arrivata sotto casa della donna in tre minuti e Raul ha aperto la porta di casa convinto di trovarsi di fronte un fattorino. Non ha avuto neppure il tempo di reagire ed è stato arrestato dai poliziotti con l’accusa di lesioni con il divieto di ritornare a casa anche una volta tornato in libertà. «Riuscire a resistere alla tentazione di andare a soccorrere in prima persona quella donna è stato il momento più difficile – confessa l’agente Tripodi -, ma durante la formazione ci insegnano a gestire anche queste situazioni».

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