Sull’altare dell’economia

Molto difficile scrivere un resoconto sull’emergenza covid in Italia in questi particolari giorni estivi. Non solo si rischia di attirare una marea di haters sui social, ma anche l’ira di politici e imprenditori. Sì, la situazione è davvero molto complicata, probabilmente anche per una serie di errori di gestione dell’emergenza che ora, in fase 3, iniziano ad esplicitare i propri effetti. Per farlo, quindi, dobbiamo provare a comprendere su quali pilastri il sistema Italia si sia basato per affrontare il “problema coronavirus”. In primis dobbiamo considerare la comunicazione scientifica, ovvero la resa delle necessarie informazioni che in tanti hanno profuso nel giusto tentativo di aiutare i cittadini a comprendere la situazione e tutelare la salute di tutti. Ma quanto sia stato oculatamente gestito questo fondamentale aspetto dell’emergenza è davvero difficile da dire. In seconda battuta, poi, c’è da considerare l’aspetto politico, ovvero la mera gestione dell’evento che si è presto trasformata in un percorso obbligato che poteva solo considerare il doveroso blocco dello tsunami dei contagi. Detto questo, però, arriviamo ad una terza importante questione, quella economica, che diviene il fulcro di questo ragionamento. Tre pilastri, quindi, per reggere il Paese durante l’emergenza, tre pilastri che hanno scricchiolato più volte ma che, alla fine, ci hanno traghettato nell’attuale fase 3, in quella che dovrebbe lentamente ma efficacemente riportarci alla normalità. Tornando al pilastro economico, è stato fin troppo evidente che il lockdown e le attuali restrizioni, che ci accompagneranno sicuramente per molto tempo, hanno rappresentato una valanga inarrestabile che ha travolto aziende e lavoratori, soprattutto di alcuni specifici comparti. È il caso, chiaro a tutti, del turismo e dei “lavoratori al nero”, quelli che in qualche modo sostengono intere famiglie senza che lo Stato ne ammetta esplicitamente l’esistenza, esattamente come si fa con gli immigrati nelle campagne. Tutti si lamentano dei “diversi”, ma poi anche le Istituzioni sanno perfettamente che vi sono baraccopoli indegne nei luoghi della raccolta di pomodori. Insomma, una sorta di romanico “volemose bene così campamo tutti”. Beh, il coronavirus ci ha invece dimostrato come il “famo finta de niente” non funziona poi così bene. Le ragioni sono economiche ma anche di sicurezza sanitaria. Di fatto, mentre l’Italia sta riaprendo i battenti, nuovi pericolosi focolai spuntano come funghi lungo la penisola portati da contagi di ritorno, quindi dai lavoratori stranieri che facciamo finta di non vedere ma ci mettono praticamente il piatto a tavola o ci risolvo l’annosa questione dell’assistenza agli anziani, cui dobbiamo aggiungere la problematica dei tanti assembramenti inevitabilmente in aumento ora che, pare, sta ripartendo questa breve ma intensa estate. Il blocco ha provato molto nel profondo le persone, una carcerazione domiciliare che reclama fortemente la necessità di stare all’aria aperta ma anche, per chi può permetterselo, di andare a riprendersi la normalità grazie ad una vacanza a mare. E così che il pilastro economico, mestamente, va assumendo i contorni di un vero altare sacrificale. Sulla bilancia, da una parte la distruzione completa di interi comparti, come il turismo e la cultura, dall’altra il ritorno sempre più probabile di una nuova ondata di contagi di cui non conosciamo ancora la pericolosità. Sì, perché dalla confusionaria comunicazione scientifica, quella che a mio giudizio è stata imprecisa, altalenante, poco affidabile, con suggerimenti e direttive su cui si è detto tutto ed il contrario di tutto, si continuano ad avere notizie grigie e contraddittorie. Il vaccino? Bene sta avendo buoni risultati quello di Oxford, quello della grande risposta immunitaria, però attenzione vi sono ancora grossi rischi di effetti collaterali, ma ancor più non si è certi dei soggetti testati, perché la risposta immunitaria pare sia stata rilevata su persone in qualche modo entrate in contatto con il virus! Come interpretare questa notizia? Come le altre. Con confusione e rassegnazione. A scuola? Si andrà con la mascherina, anzi no con il plexiglass, anzi no “volemoce bene che i bambini se devono abbraccià”. I guanti? Prima erano necessari, poi sono stati vietati perché addirittura più deleteri. Insomma, caos mediatico, caos scientifico, caos normativo. Lo spietato e selvaggio attacco del covid-2019 è fatto anche di questo, di una scienza presa alla sprovvista, di una politica che arranca perché messa a nudo per le inopportune razionalizzazioni del recente passato, di un tessuto economico presente ma negato che grida aiuto da anni.
Ma oggi, cari amici, dobbiamo dirci la verità. Se l’Italia sta riaprendo, per fortuna oso dire, lo sta facendo non perché l’emergenza sia finita, ma solo perché si è deciso che il capitale umano potrà essere sacrificato sull’altare dell’economia. Si salvi chi può, ma va bene anche Io speriamo che me la cavo!

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