La Pietà vaticana

“MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT” (“Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”): questa è la scritta che compare sulla “Pietà vaticana”, una tra le opere più conosciute a livello mondiale dello scultore capresano. Il giovane artista fu incaricato della realizzazione del monumento da Sua Eminenza il Cardinale Jean de Bilhères dell’Ordine di San Benedetto, alto porporato di Sua Santità Roderic Llançol de Borja, Papa Alessandro VI: l’opera doveva essere effettuata per la Rotonda di Santa Petronilla, il vecchio mausoleo onoriano, ma per la scultura fu poi decisa un’altra collocazione. Tutto il globo ha memoria del gruppo marmoreo conservato presso l’Arcibasilica patriarcale di San Pietro, nello Stato della Città del Vaticano: questo tipo di scultura religiosa, la “Pietà”, è il leitmotiv estetico che affonda le radici culturali ed intellettuali nell’“Immagine del Vespro” alemanna, dove la Corredentrice dolorosa sorregge il Messia deceduto dopo la discesa dalla Croce. L’immagine, più che una trasposizione biblica, è frutto di deferente slancio religioso e devozionale, che unisce la sacralità della Fede con il dolore senza confini di una madre. A differenza della tradizione delle rappresentazioni precedenti, che vedevano il corpo del Figlio di Dio contratto e privo di flessibilità, le spoglie mortali del Signore michelangiolesco sono dolcemente poggiate con abbandono sulle gambe della Madonna sofferente. La scena si svolge sulla collina del Golgota, la cui reminiscenza è rappresentata dal masso scultoreo di pietra sul quale la Vergine Maria è seduta. Straordinaria la notomia armonica dei resti del Redentore che lo scalpello ha reso particolari e precisi, ed eccezionale la disposizione delle pieghe dell’abbigliamento di Maria di Nazareth, che mostra una valentia d’arte di subbia di livello apicale: il Salvatore è scarno ed è coperto da un drappo sobrio e disadorno, inoltre è rappresentato con la testa riversa e il braccio piegato all’ingiù, dando così alla figura connotazioni antropiche e allo stesso tempo trascendenti. La Vergine veste un manto con uno zendado finemente lavorati, ha indosso una tracolla sulla quale è incisa la succitata scritta dell’autore aretino, e la sua mano sinistra assume una postura che sembra mostrare sconcerto sull’accaduto. Quarantotto anni fa, incredibile a dirsi, la “Pietà vaticana” fu oggetto della furia vandalica di un ungherese che danneggiò l’opera con ripetuti colpi di martello: il nocumento fu notevole e gli interventi del delicatissimo restauro, durati nove mesi, furono assegnati al Direttore brasiliano dei Musei Vaticani Deoclecio Redig de Campos.

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