Lettera aperta dell’ex alunno passionista avv. Antonio Morzillo al Presidente dell’ASEAP Antonio Romano

L’avvocato Antonio Morzillo di Moiano (BN), ex alunno passionista, in una lettera inviata al Presidente dell’Associazione ex alunni passionisti, ASEAP, Antonio Romano di Cesa (CE), ripercorre, con dovizia di particolari, i suoi “ricordi del seminario negli anni 1955-1960” e scrive “… in questi giorni di forzato riposo a causa di questo virus che sta flagellando l’umanità, sono andato con la memoria al periodo trascorso a Pontecorvo, prima, e a Calvi Risorta, poi. Esperienza mai rinnegata e che avevo tenuta gelosamente custodita nel mio intimo a causa della morte di mio padre (inaspettata e prematura avvenuta il 7 giugno 1958), che sconvolse la mia vita e raffreddò il mio entusiasmo fino a maturare al Noviziato, la decisione dell’addio, ponderata e sofferta, ma convinta”. Antonio venne accompagnato a casa, a Moiano, il 13 settembre 1960, vigilia della vestizione religiosa che si effettuava annualmente nella giornata della festa liturgica dell’Esaltazione della Croce. La sua permanenza nella congregazione passionista non era più conciliabile e compatibile con la sua condizione di orfano, quindicenne, e primogenito di cinque figli per lo più in precarie condizioni economiche. L’avvocato Marzillo scrive che “Nel corso degli anni ho avuto modo di incontrare diversi Passionisti che avevo conosciuto a Calvi … e gli incontri e i colloqui per me sono stati sempre affettuosi e cordiali” anche ricorda anche, molto bene, i commenti non sempre benevoli nei confronti dei seminaristi che decidevano di diventare ex e il palese tentativo di contenere gli abbandoni non consentendo loro la frequenza degli istituti scolastici statali e di tanto ne pagò personalmente le conseguenze in quanto a seguito di superamento delle prove scritte in un pubblico concorso nelle Poste, per il mancato riconoscimento giuridico del titolo valido per l’accesso, si vide escluso dalle prove orali e ciò gli procurò non poco nocumento considerate anche le sue condizioni economiche non certamente floride.
La lettera descrive, con serenità, gli anni vissuti, 1955-1960, nei seminari della Provincia del Basso Lazio e Campania della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Istituto religioso di diritto pontificio) fondata da san Paolo della Croce nel 1720. Del primo anno trascorso nel convento di Pontecorvo ricorda, nitidamente e con piacere, Padre Camillo Duplicati “una vera forza della natura”; Carletto, un ragazzo semplice e amicale, che abbandonato dalla famiglia era stato accolto dai Passionisti con “le mansioni di garzone” e, questi si trovava talmente a suo agio nella comunità passionista, che lasciava cadere nel vuoto le pressanti sollecitazioni della madre che dopo anni ne invocava il ritorno in famiglia; Padre Arcangelo Ragosta, persona sempre disponibile che spesso accompagnava Fra Nazzareno nell’impegnativa raccolta delle questue.
Dei primi due anni trascorsi nel seminario di Calvi Risorta ricorda Padre Martino Bartoli che “invano cercava di individuare gli autori dei chiacchiericci notturni nelle camerate dormitorio, in quanto il rumore cadenzato <della sua gamba di legno> ci preavvertiva tempestivamente del suo arrivo dandoci il tempo di simulare un sonno profondo, trattenendo a stento risatine di compiacimento sotto le coperte”; Padre Francesco Saverio Zevola che da Napoli si portava a Calvi per la confessione straordinaria degli alunni passionisti ed “era pure lui un avvocato ed aveva professato all’età di 37 anni, nel 1921”; Padre Faustino D’Uva brillante docente di Italiano e Padre Luciano Scarfagna, persona dotata di un’intelligenza ironica; Padre Carmine Flaminio, mirabile direttore della “Schola Cantorum” nella quale emergeva, con il suo talento vocale, l’alunno Roberto Della Torre. Ricorda, poi, gli appassionati e divertenti incontri di calcio con i seminaristi di Teano previa percorrenza di 11 chilometri Calvi-Teano e altrettanti per il ritorno. A questi incontri presenziava il pio vescovo delle Diocesi di Calvi e Teano, mons. Matteo Guido Sperandeo, e si concludevano sempre con un gradito e succulento pranzo, impreziosito da un buon calice di vino.
Nei ricordi seminariali di Antonio Morzillo emerge la figura carismatica di Padre Bartolomeo e nella lettera scrive “Come non ricordare Padre Bartolomeo Avagliano, affabile, comprensivo, sportivo, generoso, etc… Quante erano gioiose le sue <caramelle americane> (bastoncini multicolori) insieme ad altre leccornie inviategli da una zia suora americana. Di tanto in tanto il buon Padre ci consentiva anche di ascoltare le partite di calcio internazionali per radio, commentandole adeguatamente con viva partecipazione, da far invidia ai noti opinionisti sportivi. Indimenticabile, poi, quando, da attore consumato, ci leggeva delle pagine di Guareschi, imitando Don Camillo e l’on/le Peppone, o quando ci deliziava con brani della letteratura italiana tratti da Pian dei Giullari di Piero Bargellini. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato in occasione del secondo raduno ASEAP del 26 giugno 1991, organizzato a Calvi Risorta. Dopo pranzo, insieme ad alcuni partecipanti, avvertimmo il desiderio di andarlo a salutare nella vicina Parrocchia di Visciano. Ci accolse col sorriso e con la solita simpatia e benevolenza. Dopo i saluti ci invitò a seguirlo in chiesa, dove ci fece ammirare un bel Crocifisso grande di legno, posto sul lato sinistro dell’altare, davanti al quale si inginocchiò e pregò col fervore di sempre. Inutile dire che spontaneamente e devotamente lo imitammo. Eppure, quell’immagine di p. Bartolomeo assorto in estasi, mi ritorna impressa nella mente ogni qualvolta che mi apparto a pregare davanti all’immagine di Gesù Salvatore (una pittura del settecento che custodisco gelosamente)”.
L’ex alunno passionista Morzillo conclude la sua lettera con una personale riflessione e si chiede: “Ma di quel periodo, al di là di questo mio piacevole quadretto di <amarcord> cosa mi è rimasto?” La risposta è perentoria “Certamente i veri valori che devono essere perseguiti da tutti. E poi? … La vita di comunità, il rispetto delle regole, il notorio rigore comportamentale, lo studio metodico e la profonda religiosità. Essi hanno influito spontaneamente e positivamente sulla formazione del mio carattere. (…)”.
Nella foto da sinistra: Antonio Morzillo, P. Arcangelo Ragosta, P. Martino Bartoli, P. Francesco Saverio Zevola, P. Faustino D’Uva, P. Luciano Scarfagna, P. Carmine Flaminio, S. E. Mons. Guido Matteo Sperandeo, P. Bartolomeo Avagliano; sotto Morzillo con i suoi compagni seminaristi e i PP. Passionisti addetti alla loro formazione.

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