Emergenza covid, rivolte in carcere. 44 poliziotti penitenziari indagati

Tra i reati contestati a 44 agenti del Carcere di Santa Maria Capua Vetere, ci sarebbe anche la tortura. Momenti di tensione durante la consegna degli avvisi. Agenti sul tetto
Al penitenziario ci sono stati momenti di tensione. I sindacati degli agenti lamentano “la spettacolarizzazione” della consegna degli avvisi di garanzia.
Non è piaciuta la modalità in cui è avvenuto: all’esterno del penitenziario, attraverso posti di blocco, mentre verso la struttura arrivavano anche i familiari dei detenuti.
Sono passati più di due mesi dalle rivolte carcerarie che a inizio emergenza covid hanno sconvolto diverse città italiane. Decine di morti, pestaggi, agenti sequestrati per ore negli stessi luoghi di lavoro. Mesi di discussione sulle responsabilità della scarcerazione di boss mafiosi, responsabilità rimpallate tra i diversi enti coinvolti, richiesta di sfiducia per il ministro Bonafede, dimissioni del capo del DAP.
Tutto questo sembra oramai un lontano ricordo, pur essendo invece fatti recentissimi. L’attualità adesso da spazio ad un’altra notizia:
la notifica degli avvisi di garanzia nei confronti degli agenti penitenziari, per il presunto pestaggio di alcuni detenuti, avvenuto il 6 aprile.
Ai poliziotti si contestano i reati di tortura, violenza privata e abuso di autorità. L’indagine è partita dopo la denuncia dei familiari di alcuni detenuti. Alcuni di loro avevano documentato con alcune foto le ferite sul corpo dei loro cari.
Mentre i sindacati protestano per le modalità della notifica, Antigone – che aveva ricevuto le segnalazioni dei presunti abusi – chiede che si faccia luce sui fatti.

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