Se questa è l’Umanità

Triste storia quella del Covid19. I media continuano a riportare le difficilissime condizioni di aziende, commercianti e artigiani, come pure la tragica situazione in cui versa il turismo ed il mondo culturale che, nonostante sia spesso sottovalutato, contribuisce al PIL e quindi alle casse dello Stato e delle famiglie che ne vivono. In questo lungo strano periodo, in tutto il pianeta, abbiamo giustamente lodato medici, infermieri, Oss, operatori della logistica, raiders, postini, netturbini, etc. Ancor più, sempre con giusto ringraziamento, e dopo averli cercati come l’aria, abbiamo ringraziato le Forze dell’Ordine e le Forze Armate. C’è chi ha creato cure dal nulla, chi ha aiutato gli anziani portandogli la spesa e la pensione, chi ha garantito l’umanità dove tutto era proibito e potremmo fare migliaia di altri esempi. C’è una cosa, però, che toglie il fiato e, purtroppo, personalmente credo tolga una parte dei meriti anche ai seri, agli onesti, agli “eroi”. Parliamo del silenzio, della mancata reazione e denuncia davanti ad episodi che non possono essere giustificati con il comprensibile corporativismo, il rispetto personale o l’umana comprensione di un errore fatto in buona fede. E allora balza all’occhio l’ultimo episodio da brivido, di una disumanità che ricorda direttamente la ferocia delle peggiori dittature, da quella nazista a quella comunista, passando per quelle coperte dall’estremismo religioso e dall’ateismo delle oligarchie di alcuni noti stati canaglia. Un episodio davvero incredibile, da film distopico, che si innesta nell’emergenza sanitaria e sociale mondiale o che magari semplicemente rientra in un mero atto criminale, ovviamente tutto da verificare, che ha coinvolto George Floyd, un cittadino afroamericano di Minneapolis, nel cosiddetto “Paese” esportatore di democrazia: gli States di Trump. Un episodio che non può assolutamente essere ridotto ad errore, ma che piuttosto deve far riflettere anche per il mancato intervento di chi, con la stessa funzione e divisa del poliziotto che lo ha assassinato, si è limitato a guardare un arresto senza umanità o legittimità operativa. Certo non sono un avvocato né un policeman americano, non conosco le procedure del distretto di Minneapolis, ma non posso credere che un protocollo di polizia possa indicare come legittima una “pressione mortale” sul collo di un essere umano mentre lo stesso, se doverosamente atterrato perché reo, è stato già ammanettato e tenuto ben sotto controllo da diversi agenti (video youtube servizio CNN: https://youtu.be/YlWFPjctO7Q). Come se non bastasse, al solito vergognoso tentativo di “metterci una pezza”, tecnica comunicativa che continua ad essere usata in tante altre parti del mondo, come già detto precedentemente, si è voluta aggiungere l’oramai classica serie di bugie ed azioni che invece mostrano ancor più i maldestri tentativi di auto assoluzione di chi poteva e doveva fare qualcosa per fermare il chiaro violento abuso di Derek Chauvin, figura che oggi si scopre piena di contraddizioni che dovranno essere attentamente vagliate dagli inquirenti. Come si può, infatti, assistere inerti al chiaro sopruso di un collega, fosse pure un superiore gerarchico, che mostra una totale indifferenza pressando con il suo peso il collo di un essere umano oramai immobilizzato, addirittura tenendo le mani in tasca come se fosse impegnato a passeggiare per strada o al bar a chiacchierare con gli amici. Come si può credere che, senza tenere almeno una mano sul terreno, il collega avrebbe potuto “calibrare” il peso del proprio corpo per fare il proprio lavoro, in quel caso fermare un presunto criminale, senza arrecare danni irreversibili come poi effettivamente si è verificato? (video youtube servizio CNN arresto del giornalista : https://youtu.be/9R1XZFyaxFc) E come si può credere che non esista effettivamente un gravissimo problema negli States se, mentre operava a distanza per raccontare le esagerate e inopportune violenze sorte dalla protesta contro questo ennesimo “omicidio di Stato”, un giornalista della CNN e tutta la sua troupe sono stati arrestati senza alcun motivo, senza aver violato alcuna legge e, come si evince dal video che stavano trasmettendo in diretta, dopo aver chiesto se dovevano allontanarsi perché magari arrecavano fastidio alle operazioni di polizia? Certo il Governatore dello Stato del Minnesota ha poi chiesto scusa affermando che l’arresto non era assolutamente legittimo e quell’atto non doveva verificarsi, ma resta l’atroce realtà di un arresto scelto opportunamente se consideriamo che un’altra troupe della CNN, guidata stavolta da un giornalista bianco, non è stata assolutamente arrestata, allontanata, multata o redarguita in alcun modo. Ecco, ciò che ci sembra tanto lontano, magari un’americanata da film hollywoodiano, non è tanto distante da ciò che anche in Italia e Europa si verifica di tanto in tanto. Allora, cari amici, soprattutto delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, vi prego di considerare che la vita umana può avere risvolti che non conoscete, che magari non si possono giudicare in un attimo. Avete mai pensato che magari ciò che è accaduto a Floyd e a tanti altri potrebbe capitare ad un vostro figlio che, nonostante la sua onestà, si trova a fare una banale ragazzata, magari a fare resistenza perché per la prima volta nella vita ha subito gli effetti dell’alcool? Vi piacerebbe sapere che può incontrare un vostro collega che, mani in tasca, gli blocca il respiro, magari già difficoltoso perché il suo fisico non è abituato ad “una bravata”? Se c’è una cosa di cui vorrei essere certo in uno Stato democratico è l’umanità di medici, infermieri, poliziotti, amministratori della cosa pubblica. Restiamo umani. Non diventiamo, non diventate, non trasformiamoci in quegli stessi criminali o “bad ass” che tutti, tra cittadini e uomini in divisa, combattiamo ogni giorno per provare a far crescere i nostri figli in un Paese degno di questo nome. Che George Floyd riposi in pace e che nessuno più soffra per mano di chi riceve ogni giorno la totale fiducia dell’intera società civile svolgendo il più nobile e pericoloso lavoro al mondo: proteggere gli altri.

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