Liberi – Passato e presente della Grotta di san Michele Arcangelo

Il 5 luglio del 1987 l’Associazione “Amici della Natura” di Calvi Risorta, costituita il 13 marzo dello stesso anno, dopo pochi mesi dalla sua nascita, a testimonianza e conferma delle sue finalità a promuovere la conoscenza e l’approfondimento di località caratteristiche e di tematiche e problematiche ambientali e naturali (fauna, flora, tradizioni locali, memorie storiche), effettuò un’escursione, programmata e preparata dal Presidente Nicandro Allocca e coadiuvato dai suoi più stretti collaboratori, con la consueta e collaudata documentazione e con gli adeguati strumenti, alla Grotta – Santuario di san Michele Arcangelo, ubicata nel Monte Melanico o Monte Sant’Angelo, nella frazione Profeti del Comune di Liberi, 700 metri s. l. m., su una collina a nord-ovest dell’abitato, che tra le tante grotte e caverne del Massiccio del Monte Maggiore è quella che si distingue per importanza geologica e architettonica.
Nonostante siano trascorsi circa 33 anni dalla visita-escursione si ritiene utile socializzarla per il significato valoriale e per l’importanza storica, architettonica, geologica, ambientale e religiosa che la struttura e l’ “abitat” costituirono e costituiscono ancora oggi. Le prime notizie storiche della Grotta di san Michele Arcangelo sono riportate nell’Istoriola n. 29 dell’anonimo cassinese e risalgono all’827. La Chronica riporta, infatti, la memoria della consacrazione della Grotta all’Arcangelo, databile tra l’862 e l’866, da Landolfo e da Ilario, rispettivamente vescovo di Capua e di Teano.
La cavità della Grotta si apre sul versante orientale del Monte Sant’Angelo, un tempo chiamo Monte Melanico, ed è facilmente raggiungibile percorrendo un comodo sentiero che dal centro abitato (590 metri s. l. m.) sale lungo le pendici del rilievo, con un dislivello di 150 metri e con una percorrenza di un’ora e mezza circa. Si tratta di un luogo “magico” e “incantevole” che colpisce il visitatore già al momento in cui varca la soglia rocciosa d’ingresso e questi trova sulla sinistra un piccolo altare votivo con la raffigurazione dell’Arcangelo Michele che veglia sui visitatori, sulla parte frontale un’antica cappella e sulle pareti laterali di sinistra diverse conformazioni. Particolare attenzione va prestata ad una grande concrezione calcarea che nel tempo ha assunto la forma di una “mammella” e che la credenza popolare identifica con il seno della Madonna, da cui gocciola acqua che guarisce la vista e, secondo la tradizione, non deve essere assolutamente toccato.
Merita attenzione anche un pozzetto, situato all’ingresso principale, scavato nella roccia che raccoglie acqua stillante dalla volta e ritenuta sacra che va attinta con un particolare cucchiaio fatto con la corteccia d’albero. Domenico Caiazza in “Archeologia e Storia Antica del Mandamento di Pietramelara e del Monte Maggiore” scrive che “La devozione a san Michele, testimoniata già in periodo altomedievale, attesta che da oltre un millennio la Grotta è sede di culto cristiano che si sovrappose, senza eliminarlo, ad un culto preistorico, sicché si può sostenere che siamo in presenza del più antico santuario, tuttora officiato, del Monte Maggiore” e Marcella Calascibetta in un suo “reportage” scrive che “Nel corso dei secoli, la fede e la spiritualità non si sono limitate alle chiese e ai monasteri. Ogni anno un milione di pellegrini e devoti si recano in luoghi in cui la natura regna incontrastata, ma dove anche l’animo trova ristoro. Per nostra grande fortuna, nel territorio casertano ce ne sono svariati, tra cui uno di grande energia evocativa: la Grotta di san Michele sita nel Comune di Liberi. Questa caverna attira e incanta ancora oggi per la sua peculiarità e bellezza”.

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