Monte Maggiore, ricchezza della flora per la diversità del terreno e dell’esposizione

Il 25 marzo 1995 veniva pubblicato dall’Associazione “AMICI DELLA NATURA” di Calvi Risorta il libro “Brevi cenni sul Monte Maggiore” e da allora sono trascorsi ben 25 anni ma il lavoro fatto dal Presidente dell’Associazione Nicandro Allocca e dai suoi più stretti collaboratori per l’attinenza alla tematica e per la completezza della trattazione merita di essere ripresentato per risocializzare una “FLORA” davvero particolare in un luogo altrettanto particolare. La flora viene descritta molto ricca sia per la diversità del terreno e sia per l’esposizione. Nel versante sud, molto soleggiato, la vegetazione è quella largamente diffusa nella “Macchia Mediterranea”. Diffuso è il leccio (quercus ilex) che sovrasta lo stato arbustivo in cui regnano: le ginestre – in particolare la ginestra odorosa (spartium junceum), dai fiori giallo brillante e intensamente profumati e la ginestra dei carbonai (cytisus scoparius) -; il mirto (mirtus communis); il corbezzolo (arbutus unedo); l’erica (erica arborea); il mirtillo (vaccinium myrtillus); il biancospino (crataegus monogyna jacq).
In primavera, per la bellezza avvincente dei suoi fiori rosa-rosso, risale nei prati e tra siepi di rovi l’albero di Giuda (cercis siliquastrum).
Sui pendi rocciosi abbonda lo strame (andropogon), un tempo molto usato per costruire scope e sporte; il lentisco (pistacia lentiscus); il cisto (cistus salvifolius) – sia rosa che bianco -; la rosa canina (rosa canina).
Una lussureggiante vegetazione di ornielli (fraxinus ornus) e di carpini (carpinus betulus) caratterizza i pendii oltre i 500 metri s. l. m. da cui, quasi a decorarne lo scenario, si impongono di tanto in tanto sperono rocciosi e strapiombi che in primavera si decorano coi fiori raggianti di clematide (clematis vitalba).
Nelle aree più fresche e umide del versante nord e in quelle interne, tra Castel di Sasso e il borgo Croce (piccola frazione di Rocchetta), la naturale vegetazione dei boschi di latifoglie offre la tipica immagine dei luoghi di montagna. Anche qui troviamo il carpino e l’orniello ma prevalenti si innalzano il castagno (castanea sativa miller), la quercia comune (quercus robur), il rovere (quercus petraea), la farnia (quercus peduncolata), il cerro (quercus cerris), l’acero riccio (acer campestris), l’acero di monte (acer pseudoplatanus).
Nei campi, inoltre, come forme derivate dall’antropizzazione, troviamo esemplari inselvatichiti di ciliegio, pero, fico, ulivo (olea sativa) e di carrubo (ceratonia siliqua), quest’ultimo in via di estinzione insieme all’olmo (ulmus minor).
Dove le fronde sono meno fitte, tra ciclamini (ciclamen purpurascens mill), orchidee, primulacee e tante altre specie non arboree, si trovano ancora bellissimi esemplari di agrifoglio (ilex aquifolium) e pungitopo (ruscus aculeatus), felci (dryopteris filix-mas), l’edera (hedera helix) e fragole (fragaria vesca).
Il territorio è anche ricco di piante aromatiche: la mentuccia (menta piperita), l’origano (origanum vulgare), la nepetella (nepeta cataria), la pimpinella (thymus serpyllum) – la stessa pianta che da millenni viene utilizzata per aromatizzare i formaggi -, il finocchietto (cumino dei prati), l’assenzio (artemisia absinthium), il dragoncello (artemisia dracunculus) e il rosmarino (rosmarinus officinalis).

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