I Propilei dell’Acropoli di Atene

La zona popolare delle città elleniche era denominata Astu: centro nevralgico del proletariato greco, era il territorio dove viveva il ceto socio-economico più basso e i gruppi meno abbienti della piramide sociale. L’area più elevata, invece, veniva chiamata Acropoli: essa costituiva la rocca di protezione a salvaguardia della metropoli. L’arce era un luogo di culto dove campeggiavano delubri e are, ma anche ubicazione di incontri e consessi. L’origine di Atene è avvolta dalla leggenda e vede protagonista Atena, musa ispiratrice e dea protettrice, la quale, secondo il mito, attraverso un confronto con Poseidone diede il suo nome alla città. L’Acropoli di Atene è uno scrigno pregiato, un caveau di valore che conserva opere maestre e virtuosismi artistici del periodo classico ellenico, ed è espressione sinonimica di incanto e di splendore assoluto. Voluta dal mecenate colarghese Pericle, sono state edificate magioni sontuose, residenze maestose e sacrari monumentali, e tra le sue meraviglie vanno annoverati i Templi dedicati a Nike Aptera, ad Atena Poliade, e il celeberrimo Partenone. Un’erta gradinata conduce al vestibolo del territorio consacrato alla figlia di Zeus, i Propilei, ideati dell’architetto greco Mnesicle: i lavori di edificazione durarono all’incirca un quinquennio, ma a causa dei forti contrasti con Sparta, furono interrotti con lo scoppio della seconda guerra del Peloponneso. I Propilei “si aprivano” all’uomo per introdurlo all’esperienza dell’anima, rappresentavano il limite architettonico dell’immanente e il passaggio alla sacralità dell’esistenza. Per la loro realizzazione è stato scelto un tipo particolare di roccia metamorfica estratta dal Monte Pentelico, il marmor pentelicum, e un tipo di pietra provenite dalla città-stato di Eleusi in Attica. Idea rivoluzionaria di Mnesicle fu l’accostamento dei due stili architettonici classici con colonnati dorici e corinzi, generando euritmia e corrispondenze armoniche tra l’esterno esastilo e il raffinato design anfiprostilo. Per favorire il corteo dei festeggiamenti ad Atena Parthenos, lo spazio architettonico di alcune colonne è stato realizzato in considerazione di criteri funzionali e di praticità. È verosimile che il prolungamento sinistro latistante, subito dopo un atrio, ospitasse una collezione di quadri, e, ancora oggi, conserva la denominazione di Pinacoteca. Nelle intenzioni dell’architetto ateniese allievo di Ictino, il Tempio doveva essere del tutto speculare, ma la presenza di un fondo declivio ha generato dissimmetrie progettuali ed attuative portando alla realizzazione dello stesso con differenti dimensioni in altezza: l’armonico utilizzo dell’epistylium con il fregio e la cornice hanno comunque determinato un equilibrio architettonico di proporzioni statiche e funzionali. Come nel caso di Stonehenge, l’attuale rifacimento è una ricostruzione mediante anastilosi, operazione necessaria a causa degli eventi storici che li hanno visti, loro malgrado, sfondo silente ed inerme di eventi bellici.

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