Nuraghe

Il nuraghe è una costruzione paleosarda che da anni è oggetto di molteplici teorie funzionali: studiosi del settore hanno proposto ipotesi che vanno dal monumento sepolcrale alla specola per l’astronomia osservativa, dalla struttura rurale per la pastorizia all’edificio di culto. Verosimilmente aveva funzioni difensive e era dimora abituale per alcuni componenti dei popoli protosardi: aveva un profilo caratteristico a tronco di cono e per costruirlo le maestranze adoperavano un’antica tecnica di realizzazione a secco, cioè sovrapponevano blocchi sassosi non lavorati e frammenti di roccia grezzi senza l’ausilio di sostanze leganti. L’architettura era a simmetria centrale e generalmente il nuraghe veniva eretto su rilievi e colli. Resti monumentali di imponenti cinte di fortificazione testimoniano una soluzione urbanistica a protezione di sobborghi e capanne, dove, come una sorta di agorà della polis ellenica, avevano luogo la vita, le interazioni sociali e le dinamiche di gruppo.
Giovanni Ugas, già docente di Preistoria e Protostoria dell’Università degli Studi di Cagliari, sostiene che l’etimologia semantica di “nuraghe” potrebbe derivare dal nome del figlio di Hermes, il messaggero degli Dei Norace, mitico eroe ecista, mentre il baruminese Giovanni Liliu, Accademico dei Lincei, afferma che l’etimo potrebbe indicare reminiscenze fenicie o memorie di antichi idiomi protomediterranei con il significato di torre vuota.
Liliu è considerato uno dei massimi esperti della Civiltà sarda nuragica, sviluppatasi sull’isola del Mar Mediterraneo a cavallo degli anni 2000 a.C. e 1000 a.C. Un suo studio presenta una penta-ripartizione cronologica che lega in uno stretto connubio gli elementi strutturali architettonici e l’evoluzione stessa dell’insieme dei componenti e dei modelli antropologici della società dell’isola.
Inizialmente, nel periodo antico e medio dell’Età del bronzo, denominato dal succitato paleontologo baruminese Nuragico I, comparvero costruzioni chiamate protonuraghi, la cui configurazione, nell’icnografia e nella fronte, era diversa rispetto agli edifici successivi: lo pseudonuraghe presentava infatti anditi principali e secondari che determinavano atipicità costruttive e le strutture, benché di quadratura maggiore, erano poco sviluppate verso l’alto. La presenza della terrazza rispondeva a maggiori esigenze abitative e rendeva l’edificio più confortevole. Il background storico-sociale è un’evoluzione della cosiddetta “Cultura di Bonnanaro” e della successiva “Bonnanaro B”, civiltà eredi del periodo del Cuprolitico: da un punto di vista etnologico si passa da una classe sociale “sardiana” prevalentemente contadina ad una dedita alla pastorizia e alla guerra.
Nella seconda fase, Nuragico II, all’edificio si aggiunge un ulteriore elemento architettonico, la pseudo-cupola con volta a camorcanna, e sono evidenti molteplici influssi di cultura cretese.
La terza fase vede un’espansione della planimetria del nuraghe stesso: al mastio centrale, la torre maestra, si aggiungono altri componenti architettonici al fine di realizzare l’elemento del baluardo munito di torrioni agli angoli di gola con costruzioni murarie perimetrali difensive.
A partire dal 900 a.C. si entra nel ciclo del Nuragico IV: i nuraghi si ampliano e si perfezionano, e gli insediamenti diventano di portata e dimensioni maggiori. Questa evoluzione continua nel V secolo a.C.: ci si immette nell’ultima fase dove le genti sardo-puniche si trovano a combattere contro l’invasione romana che vedrà l’epilogo della ribellione guidata da Hampsicora e da suo figlio Hostus. Nel 1997 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha dichiarato i nuraghi sardi patrimonio dell’umanità.

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