1943. Disarmati, degradati e messi su treni: quando i nazisti mandarono nei lager 2000 carabinieri

Nella rete nazista caddero duemila uomini, considerati inaffidabili e troppo fedeli ai Savoia: così furono disarmati, degradati e messi su treni che li avrebbero portati nei campi di concentramento.
Accadeva settantadue anni fa, il 7 ottobre 1943: i nazisti vollero chiudere la partita con i carabinieri, troppo fedeli a Casa Savoia, e quindi poco affidabili ai loro occhi e a quelli della Repubblica sociale italiana.
Quel giorno all’alba, paracadutisti, reparti delle Ss e uomini della Gestapo circondarono caserme e stazioni dei carabinieri di Roma. Nella rete nazista quel giorno caddero duemila uomini, che furono disarmati, degradati e messi su treni che li avrebbero portati nei lager in Germania.
Sin dal 25 luglio del 1943, all’indomani della seduta del Gran Consiglio del Fascismo, procedendo all’arresto di Mussolini, l’Arma si era connotata agli occhi dei tedeschi come ambigua e inaffidabile. Soprattutto a Roma.
I combattimenti di Porta San Paolo, del 9 e 10 settembre 1943, e il sacrificio del vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, nell’agro romano, qualche settimana dopo, avevano fatto comprendere ai nazisti e agli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana che i carabinieri difficilmente sarebbero venuti meno al giuramento di fedeltà.
«Ancor meno si sarebbero resi partecipi o soltanto spettatori inermi di atti di barbarie contro quella popolazione di cui, per mandato, dovevano essere i difensori», è il ricordo ufficiale dell’Arma. I tedeschi, che si apprestavano a rastrellare il ghetto ebraico di Roma per deportarne gli abitanti, avevano bisogno di avere mano libera per condurre in porto l’operazione senza particolari impedimenti.
Per questo, il comandante della Gestapo romana, Herbert Kappler, si pose il problema di neutralizzarli. Dei carabinieri in servizio nella Capitale, tra i 2 e i 2.500 (il numero è incerto dal momento che i tedeschi bruciarono tutti gli archivi delle caserme dell’Arma occupate) furono catturati e rinchiusi per tutta la notte nelle caserme Pastrengo, Podgora, Acqua, Lamarmora e Vittorio Emanuele II (quella dove oggi è la Legione Allievi).
Il giorno dopo, vennero avviati alle stazioni ferroviarie Ostiense e Trastevere e fatti salire su treni merci diretti a Nord, con la falsa notizia – fatta circolare ad arte per tranquillizzarli – che sarebbero scesi a Fidenza per essere impiegati nei territori del Nord Italia. In realtà, furono tutti deportati in campi di lavoro o di internamento in Austria, Germania e Polonia.
Oltre 600 non tornarono più. Otto giorni dopo, messi fuori gioco i militari dell’Arma, centinaia di cittadini ebrei italiani furono catturati in tutta Roma e in particolare nel ghetto, in via Portico d’Ottavia: 1023 di loro furono avviati a Auschwitz, tornarono in 16. Ieri mattina, alla presenza di Autorità cittadine e della Comunità Ebraica, il Comandante Generale dell’Arma Tullio Del Sette ha deposto una corona d’alloro alla lapide dei Caduti in guerra.
Francesco Grignetti
Fonte La Stampa

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