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Intervista a Giuseppe Vozza

Nel dialogo sotto riportato, Giuseppe Vozza, editore, scrittore, delinea l’importanza primaria di un riscatto non solo sociale ma, anche culturale, del Sud italiano: riscatto che passa attraverso una maggiore consapevolezza dei tanti fiori all’occhiello del territorio, alcuni celeberrimi, altri poco noti. Nel patrimonio comune da conoscere meglio vi è naturalmente la chiesa rupestre di San Rufo di Casolla (frazione montana di Caserta), i cui affreschi ricordano, ad esempio, quelli molto più noti di S. Angelo in Formis, ma, pur non essendo da meno, sono ancora da conoscere maggiormente: un contributo alla maggiore conoscenza e consapevolezza sta venendo, infatti, offerto dall’associazione “San Rufo rinasce”, che rappresenta una sorta di genius loci, di anima del luogo, valorizzando maggiormente il ruolo non solo locale, ma anche universale, di questi luoghi. Piedimonte di Casolla è anche un centro ricco di suggestive costruzioni medievali, che ricordano la più nota Casertavecchia: anche per questo, da riscoprire meglio. L’associazione “San Rufo rinasce”, in effetti organizza anche incontri di cultura in tale evocativo complesso. Gli studi di Giuseppe Vozza sono concentrati, in effetti, nel superare l’ingiusta emarginazione, politica, economica e culturale del Mezzogiorno italiano, anche attraverso l’approfondimento della critica storica e del folklore popolare, spesso di origine colta.

Ricciardi: “La tua casa editrice, “Giuseppe Vozza Editore in Casolla”, è specializzata nella valorizzazione della cultura del Mezzogiorno: soprattutto di aspetti che sembrano dimenticati, ma che, pur locali, esprimono pure un respiro più universale; puoi, al proposito, esporre di più quali siano il messaggio ed il progetto che porti avanti con questa iniziativa?”

Vozza: “Credo che il nostro territorio ed in senso più lato il nostro Mezzogiorno debbano stare al centro di ogni analisi, iniziativa, progetto, manifestazione che nascono dalle nostre parti. Ma solo questo non è bastevole, è anche e soprattutto necessario dire come si vogliano realizzare i progetti. Infatti, da noi si parte da una sorta di condizione di inferiorità voluta e subita, condizione di inferiorità che si manifesta in qualsiasi campo. Per poter superare e vincere questa condizione bisogna prima averne coscienza e poi mettersi all’opera, proponendo altri percorsi rispetto alla corrente culturale maggioritaria del politicamente corretto.”

Ricciardi: “Sei anche autore di alcuni libri che esplorano le tradizioni in modo molto specifico, analizzando in modo originale, tra Paganesimo e Cristianesimo, i riti del Natale ed il significato ancestrale della tradizione culinaria del tortano: puoi esporre alcuni denominatori comuni che collegano questi tuoi lavori?”

Vozza: “In verità, di uno di essi, quello sul tortano, sono coautore. Il minimo comun denominatore dei libri che citi si rifà giustappunto a quel che dicevo prima, superare la condizione di inferiorità ed andare oltre riscoprendo le nostre radici, che più che nel Cristianesimo le troviamo nella prisca paganità greco-romana. Molte volte, per non dire sempre, fatti, comportamenti, modi di dire ci derivano proprio dalla cultura classica, che, in parte rinnovellata ci è stata trasmessa dal Cristianesimo. Sta a noi scoprirla e comunicarla a nostra volta in un continuo passarsi le consegne per farla fruire anche a chi seguirà.”

Ricciardi: “Ci sono particolari aspetti culturali del Sud, a tuo avviso non casualmente trascurati, forse perché scomodi, dai molti mass media più diffusi?”

Vozza: “Tutto il Sud, dicevo prima, in tutte le sue varie sfaccettature è in condizioni di inferiorità. Subiamo tutto ciò, perché voluto altrove. Purtroppo, l’unità d’Italia ha letteralmente sovvertito il rapporto tra l’ex-Regno delle Due Sicilie ed il resto della Penisola. Non voglio dire che il nostro amato Sud sia stato il paradiso terrestre, ma, tanto per fare un esempio spicciolo, la disoccupazione non c’era ed, anzi, si verificava il contrari.o lavoratori e gruppi familiari del nord si recavano nel Sud. Con la subita unità d’Italia il Popolo del Sud ha conosciuto l’emigrazione, la quale automaticamente ha comportamento dei gravi contraccolpi a livello socio-culturale, perché le famiglie di punto in bianco si sono trovate ad essere divise con mamma e figlie nel paese d’origine e papà e figli maschi in terra straniera, ed a livello economico, perché di punto in bianco la conduzione agricola, mancando della forza-lavoro maschile, ha subito gravi contraccolpi sulla produzione, con il risultato che molte terre sono stata accaparrate dai cosiddetti galantuomini, cioè i cosiddetti borghesi e liberali, il cui unico interesse era ed il dio denaro.”

Ricciardi: “Sei impegnato anche nell’animare un importante progetto di riscoperta della chiesa di San Rufo, i cui antichissimi affreschi rappresentano un prezioso gioiello da conoscere meglio, nel territorio di Piedimonte di Casolla. Puoi esprimere meglio qualcosa sui propositi ed alcune iniziative di questa associazione?

Vozza: “Sì, è una gran bella associazione che mettemmo in piedi quattro di noi ed il sacerdote don Fernando Latino, che non smetterò giammai di ringraziare. L’associazione si chiama “Progetto San Rufo rinasce” perché partimmo dalla chiesa di San Rufo, letteralmente inaccessibile perché la scalinata ed il sagrato era un vero e proprio bosco. Passo dopo passo non solo l’abbiamo recuperata alla funzione liturgica, ma è oramai diventata meta di turisti e visitatori, i quali con grande sorpresa scoprono che a due passi dalla frazione-capoluogo, cioè Caserta, c’è un vero e proprio borgo medioevale, che risponde al nome di Piedimonte di Casolla. Giova ricordare che in questo borgo ha girato diverse scene del Decameron un certo Pier Paolo Pasolini. Questa è la prova provata che se vogliamo possiamo innescare processi di conoscenza e di sviluppo”.

Ricciardi: “Ci sono altri aspetti, di questi, o altri progetti, di cui senti di accennare in questa occasione?”

Vozza: “Il futuro è sempre in mente dei, ma noi cerchiamo di delinearlo con progetti con i quali da un lato vogliamo far conoscere il nostro territorio e promuoverlo e dall’altro vogliamo proporre persone del luogo, le quali, secondo me, sono le migliori a difendere e far conoscere il territorio nel quale vivono ed a valorizzarlo. In quest’ottica vanno bene le diverse discipline, come la foto, la pittura, la poesia, il saggio storico o antropologico, il teatro, il convegno, etc. in modo da poter offrire diverse possibilità, perché poi ognuno, secondo le sue sensibilità, si esprime al meglio. Posso dire che entro ottobre, di sicuro anche prima, organizzeremo una mostra fotografica di Giulio Festa, fotografo casertano che espone anche in alcuni paesi europei. Lo scopo della mostra sarà duplice: da un lato far conoscere ancor più un nostro artista, il che può anche significare far avvicinare al mondo della fotografia i giovani, e dall’altro attraverso le foto proporre un modo ‘altro’ di leggere le varie situazioni che si susseguono giorno dopo giorno.”
Introduzione e quesiti di Antonella Ricciardi, intervista ultimata il 13 luglio 2019

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