In Alaska caldo record: 32 °C ad Anchorage, la città più fredda degli States!

Se proprio qualche giorno fa, occupandomi di questioni ambientali, soprattutto in relazione al global warming e all’inquinamento da plastica, ho raccontato l’incredibile storia dei coralli della east cost americana abituati a mangiare plastica, oggi sono qui a raccontarvi una storia anche peggiore. Nonostante i tanti negazionisti, che ultimamente hanno ripreso “economicamente” a farsi risentire nella battaglia tra superpotenze attuali o futuribili, le prove del riscaldamento globale sono diventate talmente palesi da sembrare quasi scontate. Nell’articolo sulle microplastiche (link: https://bit.ly/30m6yg1) avevo ricordato le immagini virali degli orsi polari smagriti, sofferenti e alla disperata ricerca di un sostentamento scomparso insieme allo scioglimento dei ghiacciai, ma in queste ore sono costretto a riportare del caldo record, anomalo, in Alaska. Si, avete capito bene, l’Alaska, lo stato più grande degli USA, quello dello Stretto di Bering, delle corse con le slitte trainate dai cani (il dog mushing è lo sport nazionale), della costa artica dove le temperature medie a gennaio sono di almeno -30 °C e che ricordiamo, mnemonicamente, per uno dei suoi simboli invernali più famosi: l’Alce. Molti, per anni, hanno perfino creduto che Babbo Natale abitasse in Alaska e non in Finlandia, con tanto di alce e ghiaccio al seguito, proprio a testimoniare quanto questa fredda terra sia sempre stata universalmente conosciuta e ricordata per il gelo ed i paesaggi prettamente “natalizi”. E invece si scopre, come riportato dal National Weather Service, il servizio meteorologico nazionale, che al momento la sua città più grande e famosa, Anchorage, da giorni registra una temperatura di ben 32 °C!!!! Qualcuno potrà pensare che, magari, in una città metropolitana può anche capitare, ma il problema, cari amici, è che quella città è manco a dirlo la più fredda degli Stati Uniti d’America, o dovremmo dire “lo è sempre stato fino ad oggi”. Sebbene vi sia un precedente record, nel 1969, di appena 29 °C, in generale questa città ha degli abitanti abituati ad essere sempre al fresco (scusate la battuta!), mentre in questo rovente giugno 2019 si sono verificate temperature molto al di sopra della media e luglio sta frantumando ogni precedente record per un’area che, va ribadito, si trova all’interno del Circolo polare artico. Fin qui qualche negazionista, che solitamente non ama leggere dati e statistiche, potrebbe contestare che un caso eccezionale ogni mezzo secolo ci può anche stare, e su questo potrebbe anche trovarmi d’accordo, ma non dobbiamo dimenticare la “vera notizia di fondo” di questo allarmante record bruciato da Anchorage. I dati storici che partono dal secolo scorso, quindi registrati tra il 1901 ed il 2016, evidenziano che rispetto al resto degli States quest’area, l’Alaska, ha battuto anche il record del riscaldamento medio: ben 2,6 °C di media rispetto al dato generale di 1 °C! Il suo surriscaldamento, quindi, è quasi il triplo di ciò che avviene nel resto degli Stati Uniti.
Ecco che la notizia assume un aspetto anche peggiore e dovrebbe farci tremare tutti. I mari sono arroventati, le masse d’aria sono conseguentemente mutate e gli effetti delle varie circolazioni atmosferiche sono talmente mutate da creare bolle di caldo o di freddo in periodi e zone geografiche che prima non ne soffrivano. Il risultato è lo scioglimento dei ghiacci perenni, la mutazione delle temperature, delle stagioni, la tropicalizzazione di aree a clima moderato, l’innalzamento innaturale del livello dei mari, l’estremizzazione dei fenomeni atmosferici e, qualcosa che in molti vogliono ancor più ipocritamente dimenticare, la desertificazione di molte aree planetarie. Con desertificazione, attenzione, non bisogna semplicemente limitarsi a pensare ad una terra sabbiosa, totalmente arida, ma piuttosto bisogna ricordare che anche una terra fertile in cui laghi, fiumi e fonti d’acqua dolce si riducono drasticamente sono sostanzialmente in via di desertificazione. Ci ricordiamo, ad esempio, del pauroso abbassamento del livello del Lago di Bracciano del 2018, vero? E ci ricordiamo che molti studiosi stanno da anni lanciando l’allarme delle migrazioni climatiche, vero?

Cari amici, cari lettori, che sia il caso di svegliarsi? La plastica doveva sparire ieri e invece siamo ancora qui ad usarla, le emissioni nocive dovevano sparire l’altro ieri e invece siamo a combattere nuovamente contro l’uso del carbone e dei gas serra, i trasporti dovevano diventare ecologici diversi anni fa e invece siamo ancora a discutere delle ordinanze di stop al traffico mentre i mezzi pubblici si incendiano o vengono soppressi proprio laddove sarebbero più utili (in Italia ovviamente). Tutti dobbiamo cedere qualcosa per rispettare le regole e salvare il pianeta, lo so e lo sapete anche voi, ma se non iniziamo a curare il malato magari va a finire che “muore Sansone con tutti i Filistei”. Più chiaro di così…., mi ripeto, si muore.

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