I tweet del Vaticano parlano il latino

Ormai da tre anni i tweet di Papa Francesco vengono tradotti in latino. A raccoglierli un volume, ‘Breviloquia Francisci Papae’, edito dalla LEV. Sono all’incirca un milione i follower che seguono dal 2013 l’account @Pontifex_ln il cui profilo è curato dal latinista Mons. Daniel Gallagher. L’Ufficio delle Lettere Latine del Vaticano si occupa, infatti, di tradurre vari documenti oltre alla messaggistica papale. Il responsabile, Mons. Waldemar Turek ha sostenuto in un’intervista che l’obiettivo è “dare un’occasione di conoscenza in più ai giovani che si interessano alla lingua latina, ma anche permettere a persone più anziane, che non hanno familiarità con i social, di seguire questa frontiera”.
Naturalmente a rendere tutto più complicato sono i nuovi termini del nostro quotidiano che spesso non trovano riscontro nei dizionari classici. Come si esprimono allora i concetti moderni in una lingua antica?
Il dizionario Lexicon Latinum Hodiernum si è offerto come un efficace strumento di mediazione tra classico e moderno. Molti i vocaboli di uso comune tradotti: il computer diventa “instrumentum computatorium”, il Gps, sistema di navigazione satellitare, “universalis locis indicator” o “acus magnetica”, internet, “interrete”. Del resto anche la Pontificia Accademia fondata da Benedetto XVI nel 2012 si è posta lo scopo di promuovere una maggiore conoscenza e competenza nell’uso del latino nella realtà contemporanea. Lo stesso Ratzinger ha raccontato di aver trascorso i suoi inizi in Vaticano interloquendo esclusivamente in latino e come non ricordare sei anni fa le sue storiche dimissioni in lingua latina che solo Giovanna Chirri, vaticanista dell’Ansa, annunciò al mondo tra stupore e incredulità. In tal modo il latino, memoria della nostra cultura e del nostro passato diventa visibile esempio di comunicazione di una lingua vivente”. I cinguettii papali sono diventati così dei “breviloquia” ossia dei brevi componimenti e le declinazioni contribuiscono a renderli ancora più sintetici e immediati. Non erano già forse in antichità dei tweet l’epigrafe incisa sulla coppa di Nestore, gli epigrammi alessandrini e la forza espressiva delle ecfrasi di Posidippo di Pella, l’intensità dei distici elegiaci di Catullo o i fulminei attacchi di Valerio Catone ai politici del suo tempo come pure l’arguta tecnica stilistica dell’aprosdoketon di Marziale? Su una tavoletta di cera, su una pergamena o su un iPhone poco importa, la brevitas, oggi intesa come rapidità della comunicazione, ha avuto nel passato lo stesso scopo e Papa Bergoglio con i suoi tweet ha deciso di rendere la rete un efficace media educativo, riannodando passato e presente.

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