Alla scoperta dei luoghi dell’Alto casertano: Roccamonfina

Tra i luoghi incantevoli dell’Alto casertano c’è Roccamonfina, ridente cittadina che merita di essere visitata e vissuta, per scoprire particolari caratteristiche e beneficiare dell’odore della natura incontaminata. La cittadina è costruita dentro la caldera di un vulcano spento che dorme da più di 50.000 anni, e situata all’interno del Parco Naturale di Roccamonfina e della Foce del fiume Garigliano, all’altezza di 630 metri sul livello del mare. La piazza principale, ancora oggi centro vitale del borgo, ospita il Municipio, l’accogliente Villa Comunale ed il Palazzo Colletta, mentre intorno si trovano molteplici frazioni e piccoli centri urbani. La presenza del vulcano è testimone di numerosi bacini di acque minerali, e salendo a 1.006 metri, s’incontra il cratere ricoperto da una folta vegetazione composta da castagni e querce. Il Vulcano di Roccamonfina è bellissimo da visitare, perché offre un quadro naturalistico che si colora di sfumature particolari: durante la stagione primaverile si possono incontrare caprioli, esemplari di picchio verde e roso, oltre a molti esemplari di gufi, tra cui il barbagianni, e diverse specie di uccelli; non mancano poi i cinghiali, le volpi e le faine. In autunno il paesaggio si trasforma, acquisendo le calde sfumature del ramato, mentre il sottobosco si ricopre di ricci di castagne. L’odore intenso dei funghi si diffonde per tutta la caldera, accompagnando le lunghe e rilassanti passeggiate a piedi, tra una ricchissima flora tutta da scoprire. Sulla sommità del Monte La Frascara, a qualche chilometro dalla frazione Fontanafredda, chiuso nella fitta vegetazione di un bosco ceduo castanile si erge un recinto di blocchi di pietre megalitiche, testimonianza della presenza di popoli antichissimi, vissuti prima dei Romani. L’importanza della costruzione che racchiude un’area di circa 2500 mq con muri che raggiungono uno spessore di 2 metri e un’altezza di 5 metri, ha dato origine a numerose interpretazioni. Per alcuni storiografi trattasi dei resti della mitica Musona distrutta dai Romani nel 314 a.C., altri pensano ad un punto di osservazione e di avvertimento fortificato, altri ancora ipotizzano un luogo di culto. La destinazione del manufatto è ancora un affascinante mistero per tutti anche perché mai sono stati effettuati scavi all’interno e lungo il perimetro esterno per raccogliere altri elementi. Gli archeologi, esaminando la squadratura delle pietre, la maniera di assemblarle, la grandezza dei massi ed altri particolari, deducono che ci troviamo di fronte a delle mura di origine sannitica, databili intorno a VI/V secolo a.C., si deduce che la storia di Roccamonfina è intimamente legata al vulcano spento che ha plasmato tutta l’area dell’Alto casertano. I primi segni della presenza dell’uomo nell’area vulcanica risalgono a 50,00-30,00 anni or sono e le tracce, le più antiche mai rinvenute in Italia, sono ben visibili nei banchi di tufo, a Tora e Piccilli, e sono conosciute come le “Ciampate del diavolo” risalenti al IV secolo a.C., inoltre, sono ben visibili sul Monte La Frascara, resti di mura megalitiche meglio conosciuti come “Orto della Regina”. Durante il periodo delle invasioni barbariche, Roccamonfina fece parte del Ducato di Benevento, dominato dai Longobardi, poi con la divisione del Ducato, Roccamonfina fece parte del Principato di Benevento, Salerno e Capua; solo successivamente la ridente cittadina seguì le sorti del Regno di Napoli. Il Toponimo “Roccae Montis Fini” compare in documenti risalenti a Re Guglielmo II (1171). Il Santuario di Maria SS. dei Lattani è il monumento più noto: l’intero complesso comprende la Chiesa, il Romitaggio di San Bernardino, il Chiostro, il Convento e il Cortile. L’inizialmente chiesa romanica (1430) che a sua volta diventerà parte della chiesa definitiva in stile gotico, portata a termine tra il 1448 e il 1507 e restaurata tra il 1962 e il 1999, è preceduta da una maestosa scalinata in pietra locale, da un pronao in stile gotico ove è possibile ammirare un robusto portale in legno di castagno datato 1507; l’interno è costituito da una sola navata con volte a crociera, sorrette da eleganti pilastri e dotata di finestre archiacute. Di notevole fascino è il chiostro rettangolare annesso alla Chiesa, chiuso da colonne di forma diversa che sorreggono una parte del dormitorio dei frati francescani. Pregevoli sono i dipinti che adornano le volte e le pareti, eseguiti da Padre Tommaso di Nola (Na) tra il 1630 e il 1637. Il cortile racchiude la fontana della Madonna, dove l’acqua sorgiva scorre in una magnifica vasca in pietra artisticamente lavorata, risalente al 1400. Sul lato opposto una lunga ringhiera consente di ammirare il vasto panorama sulla pianura sottostante. Sul lato sinistro entrando nel cortile si ammira il famoso Romitaggio di San Bernardino costruito probabilmente prima della Cappella, diventata poi la Basilica della Vergine per accogliere i pellegrini, è rimasto quasi identico nel suo impianto originario. Da osservare la bellissima finestra ornata superiormente da una “rosa a traforo” in pietra basaltica. Sul lato sinistro del pronao della chiesa si trova l’accesso alla grotta ove per la tradizione sia stata trovata la statua della SS. Madonna. Il Santuario, è raggiungibile a piedi, in bicicletta e con auto, dalla piazza Nicola Amore di Roccamonfina. Ricordiamo ancora la chiesa di San Domenico, presso l’omonima località; la chiesa Ognissanti di Cicioni, presso l’omonima località, la chiesa San Michele Arcangelo ubicata presso la frazione Gallo, la chiesa di San Giovanni Battista presso la frazione Torano, la chiesa San Pietro M. a Fontanafredda, la chiesa Cristiana Evangelica Assemblee di Dio in Italia, presso la Strada Statale Sessa Mignano. La ridente cittadina dell‘Alto casertano, fonda la sua cultura enogastronomica principalmente sulle diverse varietà di castagne e sui frutti del sottobosco, funghi da gourmet, frutti di bosco e fragoline. Gli eventi che la caratterizzano riguardano prevalentemente la produzione di castagne e di funghi, di cui ne è ricco il territorio. Di rilievo, i festeggiamenti del patrono, Sant’Antonio da Padova, che si svolgono l’ultimo martedì di maggio durante il quale il Santo viene accompagnato in processione dal Santuario di Maria Santissima dei Lattani fino alla Chiesa Collegiata Santa Maria Maggiore in Roccamonfina centro, per poi risalire dopo il periodo estivo, l’ultima domenica di agosto. Eventi culturali, teatrali e folklorici caratterizzano l’estate roccana nei mesi di luglio e agosto, poi la sagra della castagna e del fungo porcino, tutti i fine settimana di ottobre. Ma Roccamonfina propone anche tipicità culinarie che possono essere assaporare nei caratteristici ristoranti; famoso è Il castagnaccio, le tagliatelle con funghi porcini, la zuppa di castagne e funghi, gli scialatielli con funghi porcini e frigoli di salsiccia, guanti dolci, galletti (varietà di funghi) con pomodorini. Questi sono solo alcuni dei molteplici e gustosi piatti tipici ricchi di antiche tradizioni roccane.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post