… e tu lo conosci Valogno?

In tempi di turismo preincartato, come da dépliant, dove tutto è previsto perfino l’orario dell’incontro col nativo che ti racconta quello che hai già letto su TripAdvisor (così che la rivelazione, l’inaspettato e il viaggio stesso non ci sono più), in tanti vanno cercando nei borghi “nascosti” esperienze, anche semplici, ma più vere che restituiscano un po’ dell’antico fascino della scoperta.
Il punto è che certi borghi sono così nascosti che, anche chi ce li ha a pochi chilometri da dove è nato, non ne sa niente, e un po’ gli rode non aver saputo prima che a Valogno…
Valogno è un borgo del comune di Sessa Aurunca abitato, negli anni 50 del secolo scorso, da 500 persone dedite soprattutto ai lavori della campagna. La riforma agraria di quegli anni e il successivo avvio dei “poli industriali di sviluppo”, che concentrarono solo in alcune aree gli investimenti e crearono un surplus di manodopera agricola, ne determinarono un rapidissimo declino. La “ricostruzione” italiana per Valogno significò soprattutto emigrazione, e partirono in così tanti per il Belgio, la Germania e il Nord Italia che oggi i residenti non arrivano a 100 …più 2, Giovanni e Dora, che una decina d’anni fa hanno deciso di lasciare Roma e le loro professioni ben avviate, per tornare alle origini.
Questo romanticissimo ritorno è stato una vera svolta per le loro vite e per il paese, che ha cominciato da allora, grazie all’associazione “il Risveglio” nata per loro iniziativa, a colorarsi riconquistando i brutti grigi degli intonaci e del cemento che, soprattutto dagli anni ottanta, offendevano il tufo vulcanico e l’estetica dei contadini. Le pareti si sono colorate poco alla volta con una cinquantina di murales realizzati da artisti provenienti da tutt’Italia e dall’estero, che riferendosi un po’ all’apprezzato modello dei muralisti messicani (un’opera è dedicata a Frida Kahlo), hanno realizzato una galleria d’arte collettiva a disposizione della società.
Non c’è un fil rouge che tiene assieme le storie evocate nei murales ma (a parte qualche cedimento alla retorica, ché Teano non è troppo lontana) il racconto è in gran parte riferito alla vita agreste con i suoi riti, i suoi mestieri, le sue leggende e la sua magia popolata di Janare e Mazzamaurielli, ed anche di Briganti che qui hanno la stessa faccia dei contadini casertani.
Valogno Borgo d’Arte non è però solo murales, è soprattutto conoscere i suoi abitanti, costruire comunità, parlarsi. Giovanni e Dora lo chiamano turismo “esperienziale”, capace cioè di regalare esperienze, scoperta ed emozioni, e loro lo declinano organizzando passeggiate condivise tra i colori del grigio e pranzi condivisi nella loro casa, la “Bucolica”, accanto al fuoco del camino, e proponendosi come collettori di tantissime altre iniziative: la mostra itinerante “Pinocchio e l’adolescenza difficile” narrata con i colori della libertà; i “focaracci” di marzo in onore di San Giuseppe; i corsi di pittura creativa; “Arts Meets Fashion” che ha portato i colori dei murales su capi d’abbigliamento; Pensatoi, musica e varie Pulcinellerie. Un grande laboratorio d’arte, una zona franca che ha contagiato tanti, forse tutti gli abitanti che ora fanno a gara per tenere in ordine ogni angolo del paese. Che ha convinto anche Carmina e Guido, che prima facevano le stagioni come cuochi a Rimini, ad aprire un ristorante, il Gumina, dove si nota tutta l’attenzione per la cucina e per l’accoglienza e dove si torna con entusiasmo.
… e tu lo conosci Valogno?

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