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L’Agro Caleno e le sue connotazioni

L’Agro Caleno ha una superficie di 146 chilometri quadrati ed è caratterizzata ad est dal massiccio dei Monti Trebulani e ad ovest dalla pianura del Vulcano di Roccamonfina, una delle terre più fertili di tutta la Campania. Ha un’altitudine che varia dai 4 ai 1.037 metri sul livello del mare del Monte Maggiore. I Comuni che fanno arte dell’Agro Caleno sono Calvi Risorta (abitanti 5.857, estensione 16 km quadrati e altitudine 106 metri s.l.m.), Camigliano (abitanti 1739, estensione 6 km quadrati e altitudine 80 metri s.l.m.), Francolise (abitanti 4.846, estensione 40 km quadrati e altitudine 103 metri s.l.m.), Giano Vetusto (abitanti 652, estensione 11 km quadrati e altitudine 225 metri s.l.m.), Pastorano (abitanti 2543, estensione 13 km quadrati e altitudine 67 metri s.l.m.), Pignataro Maggiore (abitanti 6.444, estensione 31 km quadrati e altitudine 96 metri s.l.m.), Rocchetta e Croce (abitanti 524, estensione 12 km quadrati e altitudine 459 metri s.l.m.) e Sparanise (abitanti 7.461, estensione 18 km quadrati e altitudine 65 metri s.l.m.).
Sinteticamente la “storia” dell’Agro Caleno. Da fonti storiche si rileva che Cales (trovasi nel Comune di Calvi Risorta, prospiciente la Strada Statale n. 6, Casilina, e l’Autostrada del Sole A1 Milano-Napoli, tra i caselli di Capua e Caianello) era nota come città maestosa, “urbus egregia” secondo Strabone e “civitas magna” secondo Cicerone e Polibio. Contava una popolazione di circa 65.000 abitanti e già nel secolo III a. C. aveva una propria moneta, il “caleno”. La città occupava una superficie di oltre 60 ettari, era racchiusa da mura e difesa da un fossato profondo oltre 20 metri; il suo territorio si estendeva dall’attuale Calvi Risorta a Pignataro Maggiore, Sparanise, Francolise, Rocchetta e Croce, Giano Vetusto, Pastorano e Camigliano. Cales, antichissima città degli Aurunci e degli Ausoni, fu conquistata da Roma nel 325 a. C. e vi fu insediata una colonia di 2.500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l’imposizione di alti tributi. Riabilitata come colonia, nel II secolo a. C., divenne celebre per le ceramiche (vasi caleni) e successivamente fu eretta in Municipio, nel secolo V fu sede vescovile e nell’879 fu distrutta dai Saraceni. Ricostruita da Atenolfo, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua, fece, poi, parte del Principato Normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e dei duchi di Sessa. Nel 1460 Ferdinando 1° d’Aragona la cedette definitivamente a Capua, della quale seguì le sorti. Nel 1818 la diocesi fu integrata con quella di Teano. I momenti e i luoghi d’interesse di Cales sono concentrati nella località di Calvi Vecchia. Al periodo romano appartengono i resti attualmente visibili consistenti nelle terme, nel teatro, nell’anfiteatro, in un tempio, nel foro e in altri ruderi. Al periodo paleocristiano (secolo V) risale la cattedrale di san Casto Vecchio (in completo stato di abbandono e ridotta a pochi ruderi). Nell’attuale borgo primeggiano la cattedrale romanica di santa Maria Assunta, iniziata nel secolo IX, che presenta, tra l’altro, un interessante sarcofago del secolo VIII incastrato nella facciata e il Castello Aragonese, in posizione isolata, è articolato su pianta regolare con quattro torri cilindriche negli angoli e mostra i rifacimenti quattrocenteschi in una delle torri (recentemente è stato oggetto di significativi interventi ed altri ne sono previsti). Il territorio, inoltre, è ricco di tombe anacoretiche (per lo più inaccessibili), tra le quali si distinguono la grotta dei Santi, di modeste dimensioni, ma ricca di affreschi votivi di scuola benedettina riferibili ai secoli X-XI e la grotta delle Formelle, pure con affreschi, fra i quali è particolarmente notevole quello raffigurante l’Assunzione del secolo XI-XII.
Ci si augura e si auspica che le locali Amministrazioni Comunali, le Associazioni e gli altri Enti territoriali promuovano e attivino mirate iniziative tendenti alla conservazione e alla tutela dell’ingente patrimonio storico e culturale ancora oggi esistente, in primis a Cales, ma presente anche negli altri Comuni e al consolidamento del senso di vicinanza e appartenenza dei cittadini dei Comuni dell’Agro Caleno.

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