L’Aquila – 2009/2019

A 10 anni dalla scossa di terremoto del 6 di aprile 2009 certamente L’Aquila vivrà momenti di riflessione per il cammino finora percorso sulla strada della ricostruzione, e di raccoglimento in memoria delle 309 vittime.
Ci si unirà nel dolore e, riguardo la ricostruzione, ci si dividerà tra ottimisti e pessimisti come già avvenne all’indomani del sisma. “Cinque anni” dicevano gli uni e “dieci anni” gli altri, …oggi si spera di completare il tutto con un altro decennio supplementare, ma probabilmente non sarà sufficiente.
Gli entusiasmi iniziali per il progetto C.A.S.E., 4500 alloggi temporanei in 19 new town, si sono spenti definitivamente e il progetto stesso si rivela un fallimento, non solo (e non tanto) per i crolli dei balconi che sono venuti giù nel 2014, nel 2016 ed anche qualche giorno fa, quanto per la pesante eredità di questo cadente e ingombrante patrimonio: risistemare gli alloggi danneggiati (che non hanno neanche 10 anni) ha un costo molto elevato ed è una strada troppo in contrasto con il parere dell’Unione europea che ha finanziato il progetto per 350 milioni (che si sono aggiunti ai 700 del Governo italiano) a patto che si trattasse di alloggi temporanei; smantellare tutto, per contro, imporrebbe soluzioni già operative per tutti i nuclei familiari che ad oggi vi abitano ed ha un costo altrettanto oneroso.
Ovviamente che il tutto fosse “temporaneo” lo si sapeva da subito, è un peccato quindi che in nome dell’urgenza (del taglio dei nastri?) e derogando a tutte le procedure ordinariamente previste, non si è pensato a soluzioni più sostenibili, meno gravose e dall’orizzonte più lungo.
Oggi a L’Aquila, sebbene lentamente, il patrimonio edilizio è in via di ricomposizione grazie anche a provvedimenti specifici come il progetto Fare Centro studiato espressamente per l’insediamento di attività economiche nel centro storico. Quello che invece manca sono gli spazi pubblici che sono lontani anni luce dai livelli d’uso di dieci anni fa. Di scuole pubbliche ad esempio non se ne è ancora aperta neanche una, e per Silvia Frezza del Comitato Oltre il Musp (i prefabbricati) senza scuole si perde “…l’identità di un popolo, e quella degli Aquilani è stata annullata”. Impossibile darle torto nell’osservare l’oggettivo ritardo dell’azione pubblica senza la quale non può esserci la città degli abitanti, ma solo la città degli edifici vuoti.
Eppure Matteo Salvini, nella sua eterna campagna elettorale, ha spesso posto al centro dell’attenzione il disagio delle popolazioni colpite dal sisma promettendo interventi decisivi, spesso lo ha fatto mettendole strumentalmente in contrapposizione all’emergenza migranti. Peccato che a queste dichiarazioni non sono seguite azioni degne di nota, e così per denunciare la latitanza del governo, anche il sindaco Pierluigi Biondi qualche giorno fà sbatte la porta e dà le dimissioni.
Forse il senso più autentico dell’animo che oggi hanno gli Aquilani lo restituisce Marzia Buzzanca che si appresta a fare altrove nuove esperienze professionali. Marzia è stata la prima a riaprire nel centro storico distrutto, lungo i suoi Percorsi di gusto ha portato a L’Aquila i più grandi chef della ristorazione nazionale e una delle migliori pizze gourmet d’Italia “…penso che L’Aquila ormai sia una città sfinita”, intendendo probabilmente riferirsi allo snervamento e al grande sacrificio al quale sono costretti gli Aquilani che per la loro tenacia si sarebbero meritati dalle istituzioni nazionali più attenzione, per poter oltre che commemorare, anche festeggiare.

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