Un dialogo nato male

Nella sala dorata del “Trianon Palace” di Versailles si è tenuto, lo scorso venerdì, il forum economico promosso dalle associazioni degli industriali italiani e francesi, nello stesso prestigioso albergo dove, nel marzo 1911, alloggiò Gabriele d’Annunzio. Doveva avvenire, in maniera definitiva, la riappacificazione tra Francia e Italia, dopo le schermaglie di qualche giorno fa, che portarono al richiamo, a Parigi, dell’Ambasciatore francese a Roma (rinviato poi nella Capitale quasi immediatamente) e ad isterici scambi dialettici, via twitter, tra Matteo Salvini ed Emmanuel Macron. Goccia che fece traboccare il vaso, l’incontro di Luigi Di Maio con un oscuro “gilet giallo”, credendo forse che fosse il Capo di un Movimento Nazionale.
Proprio in quella sala, d’Annunzio, in fuga dal fisco italiano, aveva organizzato una memorabile festa, lui tipico genio italiano, affascinante, ma anche un po’ cialtrone. E proprio in quella sala, dinanzi al gotha imprenditoriale italiano e francese, con la speranza di recuperare l’antica cooperazione tra i due Paesi, interrotta dai ridicoli “giochini” della politica, si sono presentati il Ministro dell’Economia Giovanni Tria e il suo omologo francese Bruno Le Maire. Hanno deciso di lottare, assieme, su fronti comuni, per portare a termine il lavoro che l’Europa a compiuto solo metà, così come incompleta, e quindi da ultimare, la “Zona Euro”. Sulla vicenda dei cantieri navali di Saint-Nazaire, il cui controllo deve essere preso da Fincantieri (già dal 2017), entrambi si sono detti ottimisti sul lieto fine. Le Maire ha affermato che “l’integrazione si farà”.
In realtà l’Antitrust francese ha inoltrato un dossier all’esame dell’Autorità Europea sulla Libera Concorrenza, anche se, come ha aggiunto Le Maire, “noi ne avremmo fatto volentieri a meno, ma d’altra parte, queste sono le regole»
Poi, gli argomenti sono stati indirizzati al Tav. Sul tavolo, dinanzi ai ministri, c’era il documento stilato dalla Confindustria e dal Medef, il suo omologo d’Oltralpe, dove gli imprenditori si sono dichiarati, nero su bianco, “determinati” a sostenere una serie di progetti infrastrutturali, come la linea ad alta velocità Torino-Lione. Anche il Ministro Le Maire si è detto “favorevole” al Tav. “Ora aspettiamo che l’Italia prenda una posizione ben precisa”, ha aggiunto.
Intanto a Parigi, il Ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, ripeteva per l’ennesima volta ai microfoni della radio pubblica Franceinfo : “Gli italiani ci confermino, presto, se vogliono il Tav o meno, a causa del rischio di perdere fondi europei già stanziati”. A Versailles, Tria ha ostentato ottimismo: “C’è un dialogo costruttivo anche nel Governo Italiano, che credo stia andando nella direzione di un proseguimento dell’opera”, alludendo alle indicazioni, giunte da Palazzo Chigi, su di un Premier, Giuseppe Conte, all’apparenza convinto a puntare su un Tav a budget ridotto. Applausi dalla platea! Ma appena sceso dal palco, il Ministro italiano è stato contattato da un collaboratore che gli ha mostrato un messaggio, giunto sul suo smarphone, che smentiva quanto da lui affermato alcuni minuti prima: “Mai pensato ad un mini Tav”, c’era scritto. I francesi, li attorno non riuscivano a capire cosa stesse succedendo: “Insomma, chi dice cosa?”. Anche Le Maire, tra sorrisi e dichiarazioni di amore, aveva trovato il modo di scagliarsi contro i nazionalisti in Europa. “Sono un pericolo politico ed anche economico, perché portano con sé la prospettiva sicura della crisi e di un impoverimento delle loro popolazioni. E perché mentono, dicendo che il debito pubblico non è una faccenda grave?”. Così, senza fare nomi e cognomi. Un gran putiferio, con lo spettro di Gabriele d’Annunzio che si s’aggirava per la sala. Uno spettro italiano, geniale e affascinante. Insomma, un simpatico cialtrone.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post