Le telecamere della RAI al liceo artistico san Leucio

Mercoledì 13 febbraio le telecamere di Rai Tre al Liceo Artistico “San Leucio”. La trasmissione condotta da Francesca Coppola racconterà passato presente e futuro di una delle più antiche e prestigiose scuole della provincia. «Siamo molto orgogliosi – ha detto il preside Antonio Fusco – di questa opportunità che ci consentirà di far conoscere l’offerta formativa del nostro Liceo. L’intera comunità scolastica è mobilitata per dare il meglio di sé». Arti figurative, Architettura e ambiente, Design moda, Design industria e arredamento, Scenografia i percorsi di studio che vedono quotidianamente centinaia di studentesse e studenti formarsi nella sede storica di via Tenga e in quella più recente nella zona nuova di Caserta, nel quartiere Saint Gobain. «La nostra scuola nasceva – continua il dirigente scolastico – nel 1962 come istituto d’arte, elemento di sviluppo delle iniziative artigiane e di continuità delle tradizioni tessili locali risalenti al XVIII secolo. Infatti il nome “San Leucio” è storicamente legato alla tradizione serica della colonia borbonica omonima. In seguito alla Riforma della scuola Secondaria Superiore, entrata in vigore dall’anno scolastico 2010-2011, siamo diventati Liceo Artistico. Numerose sono le iniziative culturali che si attuano nella nostra scuola: mostre-incontro, dibattiti storici e artistici, partecipazione ad importanti manifestazioni locali, regionali e nazionali, realizzazione di manufatti e prodotti di pregiata fattura; esperienze favorite dalla presenza tra il personale docente di personalità artistiche e culturali di ampio respiro, che hanno legato questa istituzione alla realtà culturale territoriale facendone una espressione ed un riferimento significativo». La didattica dell’istruzione artistica si prefigura come un percorso che dalla conoscenza conduce al gesto. «Progettare – conclude Antonio Fusco – è un gesto: creatività, capacità visionaria, gioco. Ma il gesto poggia sulla conoscenza: desiderio e fatica dell’apprendere. Perché la conoscenza, sedimentata, si intreccia con la propria sensibilità e diventa cultura, memoria, consapevolezza, habitus. Il gesto allora fluisce dalla conoscenza: da questa viene legittimato, affrancato dalla gratuità. E l’aspirazione al gesto da’ senso alla fatica dell’apprendere. Trasmettere ai ragazzi il nesso inscindibile tra conoscenza e creatività (tra il sapere e il fare) è allora il fine dell’insegnamento; il più prezioso, perché da esso derivano motivazioni, curiosità intellettuale, desiderio di apprendere».

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