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20 anni alla catastrofe, ma al Cop24 i “grandi” negano ancora il Global Warming!

Qualche articolo fa ho raccontato, su questa testata giornalistica, i disastri che stanno avvenendo in tutto il mondo attraverso le dirette esperienze che viviamo sui nostri territori. Appena arriva il maltempo, soprattutto negli ultimi due anni, l’allerta meteo annuncia disastri tra alberi che spezzano la vita a malcapitati passanti, allagamenti distruttivi e tornado che sventrano case ed esercizi commerciali. Ma, peggio, vi ho anche raccontato, grazie ai precisi dati scientifici dei ricercatori nazionali ed internazionali, di una presenza stabile delle microplastiche nei nostri piatti attraverso la catena alimentare che, dai nostri mari, ci riversa in tavola ciò che scarichiamo a mare da perfetti incoscienti. Se le microplastiche oramai le ingeriamo pericolosamente dopo aver consumato pesci che nutriamo con l’immondizia umana, facendo finta di non saperlo, ciò che sta avvenendo al clima in questi ultimi mesi è talmente allarmante e palese che risulta davvero incredibile la speculativa negazione del cosiddetto “riscaldamento globale” da parte di molti personaggi che contano. L’aggravarsi degli eventi meteorologici estremi, una serie sostanzialmente continuata di bollettini di guerra sulle coste, sui monti e addirittura nei centri urbani, dove sempre più spesso ci scappa il morto da nord a sud, non sono certo compatibili con il teorema dello struzzo, con quella cattiva abitudine che molti grandi della Terra continuano a mostrare: l’indifferenza. In questi giorni, precisamente fino al 14 dicembre, in Polonia si svolge la 24esima Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, sostanzialmente un meeting con circa 200 governi nazionali che dovrebbero mettere una pezza al disastro climatico in corso, un enorme problema generale che però si è oramai trasformato in una vera apocalisse annunciata che potrebbe essere irreversibile tra circa 20 anni. Ancora una volta numerosi scienziati, dopo studi su ghiacciai, aree montane, foreste, mari e atmosfera, stanno gridando disperatamente per far capire al mondo economico e amministrativo che il dado è tratto e non c’è più tempo. Per riuscire a fermare questa spirale tremenda di catastrofi, che già viviamo giornalmente, dobbiamo assolutamente contenere il riscaldamento dell’unico pianeta che può sostenerci entro 1,5 gradi centigradi. Anzi molte ricerche affermano che questo contenimento potrebbe pure non essere sufficiente, per cui i famosi Accordi di Parigi del 2015, firmati da 195 Paesi e adottati per ridurre drasticamente le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, vera accusata del disastro climatico in corso, potrebbero essere inefficaci. Ma nonostante queste evidenze scientifiche che, ripeto, anche un semplice cittadino verifica giornalmente soprattutto in autunno e inverno, Paesi inquinanti come gli Stati Uniti di Trump e addirittura la Polonia, nel cui territorio si sta beffardamente svolgendo la conferenza, negano l’evidenza o si limitano a non aderire al salvataggio del pianeta per mere questioni economiche e speculative. Un’assurdità senza spiegazioni considerando che i disastri ambientali non sono solo pericolosi per l’incolumità delle persone, ma anche per le casse di governi e delle stesse aree speculative del commercio, industria e chimica. Un vero e proprio boomerang che alcuni Paesi, come il Brasile, che sta riprendendo a distruggere il polmone del mondo, la bellissima e necessaria Foresta amazzonica, cercano disperatamente di evitare senza comprendere che non è possibile. Le proiezioni scientifiche, che vengono di anno in anno riconfermate, presentano scenari apocalittici tra cui l’innalzamento dei mari, con conseguente perdita di chilometri di costa per tutti i Paesi che affacciano sull’acqua, ma ancor peggio un aumento talmente esasperato della temperatura da permettere lo sviluppo di ondate di calore distruttive per milioni di persone e, al contempo, fenomeni improvvisi e violenti, tra cui tornado e uragani, in grado di spazzare via interi quartieri cittadini o ambienti naturali, cosa tra l’altro vista proprio nelle scorse settimane in Veneto! Ma a tutto ciò dobbiamo aggiungere che queste estremizzazioni ridurranno le capacità di coltivazione, di allevamento e di presenza nei mari dei già tanto diminuiti pesci. C’è poi da aggiungere un ulteriore allarme arrivato da una importante istituzione scientifica russa che, dopo numerosi studi, sta annunciando un fenomeno forse anche peggiore. Lo scioglimento del permafrost, cioè dei ghiacci perenni, sta già iniziando a liberare flotte di batteri che erano precedentemente intrappolate proprio dalle distese bianche che vanno ora sciogliendosi. Questi batteri, volatili in atmosfera, li riassorbiremo via via con la caduta al suolo e con la respirazione, provocando probabilmente la ricomparsa di malattie sconosciute da secoli se non da millenni! Ulteriore notizia, che viene dallo stesso istituto, è che durante lo scioglimento il permafrost non libererà solo questi batteri congelati ma anche enormi quantità di anidride carbonica, sostanzialmente alimenterà un effetto valanga che non potremo più fermare. Gli scenari dei film di fantascienza di una Terra senza più vita, ossigeno e rigogliosa natura si avvicinano sempre più, tanto da avere le prime definitive tragedie entro il 2050. Abbiamo quindi solo circa 20 anni per provare a fermare l’aumento del global warming, un tempo troppo stretto ma che almeno può farci tentare l’impresa di salvataggio non solo del nostro mondo ma, sostanzialmente, di tutti gli umani oggi troppo presi a guadagnar soldi che domani non serviranno certo a respirare. Meditate gente, meditate!

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