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Un idillio finito?

Washington. Trump scarica Putin, o quanto meno prende le distanze da lui, per la prima volta da quando ha cominciato la sua corsa alla Casa Bianca. Potrebbe trattarsi solo di una mossa tattica, dettata magari dagli ultimi problemi giudiziari e di politica interna, ma esiste anche la possibilità di un cambio di strategia più duraturo.
Cogliendo di sorpresa lo stesso Cremlino, Donald Trump ha annullato, via Twitter, il vertice con Vladimir Putin, in programma, ieri, al G20 di Buenos Aires, dopo una drammatica riunione avvenuta sull’”Air Force One”, già in volo verso l’Argentina. La spiegazione ufficiale è che il presidente americano non ha digerito l’aggressione lanciata, domenica scorsa, dalla Marina russa contro quella ucraina, nelle acque dello stretto di Kerch. Quella ufficiosa è che l’inchiesta del procuratore Mueller sul “Russiagate” sta accelerando, dopo la confessione dell’avvocato Cohen, secondo cui Trump aveva continuato a negoziare la costruzione di una torre a Mosca, fino a poche settimane prima della sua nomination, come candidato presidenziale del Partito Repubblicano. In questo clima, il capo della Casa Bianca potrebbe aver deciso che non era più opportuno farsi fotografare, sorridente, vicino al collega del Cremlino, durante la stretta di mano, inevitabile a Buenos Aires.
Quando era salito sull’elicottero che doveva portarlo all’imbarco sull’”Air Force One”, Trump era sembrato ancora ottimista: “Probabilmente incontrerò Putin al G20”. Un paio d’ore dopo, però, tutto si è stravolto. “Sulla base del fatto che le navi e i marinai non sono stati riconsegnati all’Ucraina dalla Russia, ho deciso che è meglio, per tutte le parti coinvolte, cancellare il mio meeting, precedentemente programmato, in Argentina, con il presidente Vladimir Putin. Sono ansioso di avere ancora un vertice fruttuoso, appena questa situazione sarà risolta”.
La portavoce, Sarah Sanders, ha spiegato che sull’aereo presidenziale, Trump ha ricevuto l’ultimo briefing di intelligence sullo scontro di Kerch e poi ha tenuto una riunione con il Segretario di Stato Pompeo, con il Capo di Gabinetto Kelly e con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Bolton, collegato dal Brasile. La discussione è stata tesa ed alla fine il capo della Casa Bianca ha deciso di annullare il vertice di Buenos Aires. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, evidentemente sorpreso, ha cercato di prenderla con filosofia: “Non abbiamo informazioni ufficiali. Se le cose stanno così, vuol dire che avremo un po’ di ore in più per organizzare incontri utili a margine del G20”. Mosca però non è rimasta contenta, anche se Donald Trump ha lasciato aperta la porta per un nuovo incontro, dopo la risoluzione della crisi di Kerch.
La tensione stava salendo da tempo, soprattutto da quando gli Stati Uniti si erano ritirati dall’”Intermediate Range Nuclear Forces Treaty”. Bolton, poi, è noto per le posizioni ostili alla Russia. La spiegazione della svolta, però, non può stare solo nella volontà di difendere l’Ucraina. Fin dalla campagna elettorale, Trump aveva detto che voleva normalizzare i rapporti con Putin, perché andare d’accordo sarebbe convenuto a tutti. Poi era scoppiato il “Russiagate”, che aveva fatto sospettare motivi inconfessabili per questa disponibilità di Donald verso Vladimir. Eppure il Presidente USA non aveva mollato, anzi. Un primo incontro era stato organizzato proprio al G20 di Amburgo, seguito poi dal bilaterale di Helsinki, che secondo l’ex capo della CIA, Brennan, aveva sfiorato il tradimento. Trump, ansioso di accettare la smentita di Putin di aver favorito in qualsiasi modo la sua vittoria contro Hillary, aveva persino offerto di estradare a Mosca l’ambasciatore americano dell’era Obama, per farlo interrogare dal Cremlino sulle sue interferenze politiche in Russia. Donald era uscito così soddisfatto dal vertice di Helsinki, che aveva invitato Vladimir alla Casa Bianca. Poi aveva cercato di vederlo a Parigi, nel corso delle celebrazioni per la fine del Primo Conflitto Mondiale, ma si era dovuto accontentare di Buenos Aires. Il sospetto è che il brusco annullamento del bilaterale non sia dovuto all’Ucraina e neppure ad un mutamento di linea da parte di Trump.
I problemi veri sono la confessione di Cohen, e l’accelerazione dell’inchiesta di Mueller, che hanno reso indispensabile mostrarsi duro con Putin

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