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Un piatto semplice, ma di cui non tutti conoscono la storia: l’ova ‘mpriatorio

Come si sa, gran parte dei piatti della nostra tradizione culinaria derivano dalla cucina popolare e casereccia proprio come il piatto di cui stiamo per trattare. La ricetta di cui parleremo oggi non ha alcuna pretesa di ergersi a must della cucina regionale o nazionale, essendo un piatto che, per la sua semplicità oltre che gustosità, la fa spesso da protagonista sulle nostre tavole tanto a pranzo quanto a cena, tanto quando siamo da soli quanto quando siamo in compagnia di amici: l’ova ‘mpriatorio (uova in purgatorio ndr). Forse non necessitano neppure di una presentazione… o forse si! Per chi non lo sapesse si tratta di uova cotte, in pochissimo tempo, in una salsa di pomodoro semplice ed insaporita con pepe, prezzemolo o basilico. Ma perché a Napoli vengono chiamate così? Semplicemente perché il bianco delle uova in mezzo al rosso del pomodoro richiama alcune immagini sacre dove il bianco delle anime del purgatorio spicca tra il rosso delle fiamme, dalle quali sono avvolte e da cui tentano di fuggire. È possibile, però, anche un riferimento alla storia popolare e al Cimitero delle Fontanelle, che accoglie vittime della grande peste del 1656. Qui si svolgeva un particolare rito, quello delle anime “pezzentelle”, che prevedeva l’adozione e la sistemazione in cambio di protezione di una “capuzzella”, alla quale corrispondeva un’anima “pezzentella”, cioè abbandonata. Alcuni, dunque, istaurano un fantasioso accostamento tra le uova e le anime pezzentelle. Un piatto dalla storia curiosa, ma soprattutto semplice, sostanzioso e gustosissimo e, quindi, particolarmente adatto nei momenti in cui si è impossibilitati a spender molto tempo ai fornelli.

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