E’ ormai tempo di agire

Lo hanno aspettato per un mese e mezzo, questo famigerato “Decreto Genova” e adesso vorrebbero stracciarlo. Gli sfollati della “zona rossa”, su cui due giorni fa si è abbattuta l’ennesima tegola, sono oggi sul piede di guerra: la Società Autostrade per l’Italia ha congelato la seconda tranche dei contributi, che il Comitato Sfollati aveva chiesto, per far fronte alle nuove spese, derivanti dalla prolungata permanenza fuori casa, come coperte, giacconi, maglioni e cappotti, perché “il freddo è arrivato, ma noi non siamo ancora potuti rientrare in casa, a prendere le nostre cose”.
C’era un braccio di ferro in corso: gli sfollati chiedevano che il contributo fosse lo stesso per tutti, di diecimila euro e che fosse a fondo perduto. Insomma, un’erogazione liberale. La Società aveva rilanciato, offrendo fino a quindicimila euro, ma in acconto sul Programma Regionale di Intervento Strategico, per favorire la realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Ma poiché il decreto esclude Aspi dalla ricostruzione, non è più detto che si possa utilizzare il PRIS.
Si tratta, in realtà, di un problema giuridico non di poco conto, secondo la Società Autostrade, che spiega di aver fermato le bocce per poter guardare meglio il tavolo delle trattative. La preoccupazione è doppia poiché, se non sarà Autostrade a indennizzare attraverso il PRIS, salterà tutta la trattativa, anche sulle cifre già concordate per il risarcimento e per l’abbattimento delle case. “È palese che si stanno chiudendo i rubinetti”, afferma Luca Fava, uno degli esponenti del Comitato Sfollati. Il timore è che siano a rischio anche gli indennizzi sulle case, e non solo. Si teme che i risarcimenti possano essere bloccati da eventuali ricorsi, promossi da Autostrade.
La Società ha tenuto a rassicurare i genovesi, confermando “la massima attenzione e disponibilità al supporto degli abitanti e delle famiglie interessate direttamente dal crollo del Viadotto Polcevera. E, per quanto riguarda i contributi agli sfollati, la Società li ha erogati, a settembre, a favore di duecentosessantatre nuclei familiari. L’iniziativa è stata condotta in collaborazione con il Comune di Genova e la Regione Liguria”. E annota ancora che “abbiamo dato risposta positiva ad altre istanze: è stata accordata l’erogazione di un ulteriore contributo economico agli sfollati titolari di mutui, ai quali le banche non hanno sospeso le rate”. E ci sarà un contributo per chi, residente nella cosiddetta “zona arancione” (quella limitrofa all’area interdetta), ha dovuto lasciare la propria abitazione per 5 giorni, a partire dalle ore successive al crollo”.
Il portavoce di Autostrade per l’Italia ha comunicato che “la Società sta inoltre approfondendo il tema posto dai proprietari non residenti nella zona rossa, che hanno richiesto di essere a loro volta ricompresi in qualche modo nel suddetto PRIS che, però, conferma di aver bloccato, in ogni suo passo, “anche alla luce dell’entrata in vigore del Decreto Genova e in attesa della nomina del Commissario con il quale raccordarsi sul tema.
Ieri i cittadini di Via Porro e Via Campasso, le vie evacuate dopo il crollo, hanno incontrato i vigili del fuoco, per ottenere un rientro temporaneo nelle abitazioni abbandonate. “Ci hanno chiesto”, spiegano i rappresentanti del comitato, “di stilare le nostre necessità, per programmare il recupero degli oggetti personali al meglio. Nelle prossime ore verrà fornito un elenco preciso di chi affluirà prima e chi dopo, con la richiesta di poter entrare in due e per almeno un’ora. A costo di coinvolgere, oltre che i Vigili del Fuoco, anche l’esercito”.
Per lunedì 8 ottobre è stata programmata una manifestazione di cittadini ed esercenti, la prima dopo il tragico 14 agosto.

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