Architetture liquide

Vivono sull’acqua le città di Sara Giusti. Vivono di notte, hanno luci irreali, si specchiano nell’acqua e nei sogni. Sono città stratificate, metropoli futuribili, agglomerati urbani che si inerpicano su su fino a coprire colline, fino a sfidare il cielo. Lo skyline è frammentato, ondulante, contrassegnato da vette e picchi. Questi addensamenti abitativi contengono la vita, la custodiscono e la nascondono. Scorre un tempo senza tempo nei vicoli senza sole, nelle pieghe degli edifici. Tutto è nascosto dai fabbricati che determinano la forma della città. E l’uomo non prende forma. L’architettura sì. Ma il paesaggio architettonico è corroso dal silenzio.
Sono città invisibili, forse invivibili, sono immaginarie e, perché no, inventate. Sono ricordi liquidi addensati in forme urbane, sono quartieri mentali fluidi, fluttuanti. Galleggiano sull’acqua. Nascono dall’acqua, quella della tempera. E si incontrano sulla carta cerata con i frammenti di collage. Queste sono le città di Sara Giusti.
E lei era una donna di mare, nata a Palermo e vissuta fino alla soglia dei cent’anni a Napoli. Dagli inizi del Novecento ai primi anni del 2000, un secolo vissuto intensamente. Ha conosciuto il male del mondo, le dittature, le guerre, i disastri naturali e quelli provocati dall’uomo. Ma Sara Giusti ha conosciuto anche il clima delle avanguardie artistiche, che le hanno dato respiro e dimensione universale. Sembra di sentire la brezza marina far rabbrividire i suoi colossi di cemento, sembra di sentire l’odore di salsedine. Le sue città di mare iniziarono a materializzarsi negli anni Settanta, per poi proseguire nei decenni successivi. Hanno sfidato correnti e movimenti, mode e ritorni all’ordine. E come tutte le sue opere hanno sempre avuto un tessuto di grande innovazione, un anelito irrefrenabile di ricerca, una tumultuosa passione verso una bellezza onirica, immateriale. Opere innovative realizzate da una donna innovatrice, con il passo più veloce dei suoi stessi tempi.
Nel corso della produzione delle città sull’acqua ci sono stati altri filoni di ricerca. Ha dipinto “creature” Sara Giusti, sagome che si agitano come ombre su palcoscenici irreali. Si portano dentro tenzoni dialettiche e cavalleresche. Negli accenti più figurativi sono eleganti ed evanescenti macchine umane. E dopo le città sull’acqua verranno i sinorami, intricati territori della luce, grovigli di segni e di colori, sinfonie visive. Pensieri di luce. Non c’è più paesaggio, non c’è più figura. La pittura danza felice. È l’ultimo omaggio ai semi delle avanguardie. C’è l’astrazione geometrica, c’è il disegno automatico dei surrealisti, c’è il vortice futurista. C‘è Sara Giusti che racconta la sua vita, lei che è rimasta per sempre giovane.

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