L’imperatore Giuliano tra suspense, storia e archeologia

Venerdì 23 febbraio al Liceo Classico P. Giannone si è tenuta la presentazione di un interessante romanzo dal titolo "Io sono l'imperatore". Autore Stefano Conti, storico di fama internazionale, laureato in Lettere Classiche e dottore di ricerca in Storia e Filosofia antica all’Università di Jena (Germania). Lo studioso è stato vincitore di una borsa di studio del CNR e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Studi Classici della Facoltà di Lettere di Siena. Ha, inoltre, curato volumi su temi legati alla storia romana: “Tra religione e politica nel mondo classico” (Ancona 2007); “Geografia e viaggi nell’antichità” (Ancona 2007); “Stranieri a Roma” (Ancona 2009).
Lo scrittore grazie a un accattivante reading ha tracciato con immagini, letture, musiche e video la controversa figura di Flavio Claudio Giuliano detto l’Apostata. L’incontro ha posto in evidenza le idee politiche, filosofiche, religiose dell’imperatore e un segreto ancora non svelato: nonostante ipotesi e ricerche i resti del sovrano e i gioielli sepolti con lui risultano ancora oggi irreperibili.
Il focus del nuovo romanzo è un giallo fitto di importanti risvolti archeologici e, attraverso una narrazione scorrevole, ironica e coinvolgente, narra l’esperienza di un professore universitario che afferma di aver rinvenuto in Turchia la tomba di Giuliano l'Apostata. In seguito all’incredibile scoperta l'archeologo viene trovato senza vita e l’urna vuota. Francesco Speri, un impiegato di banca appassionato di cultura romana si trova nel bel mezzo di un complesso enigma da risolvere e, con l’aiuto di Chiara, donna dallo spiccato interesse per la storia dell’arte, indaga per poter disfare il nodo del complesso arcano. Così facendo ripercorre nei secoli gli spostamenti del sepolcro dell’ultimo imperatore pagano della storia: Tarso, Istanbul, Venezia, Firenze, Roma. Un viaggio non soltanto nello spazio e nel tempo che attraversa in epoca romana l’Asia minore, Costantinopoli nell’Impero romano d’Oriente, la Venezia delle Crociate e la Firenze medicea, ma anche un cammino nell’arte tra mosaici bizantini, affreschi medievali e pitture rinascimentali.
Dunque la scelta da parte dello scrittore di un romanzo sull’imperatore romano ha radici nell’affascinante personalità di quest’ultimo che come riporta l’autore, “voleva cambiare il mondo, senza accorgersi che il mondo era già cambiato”.
Giuliano, un uomo riservato e amante delle lettere che seppur educato nella fede cristiana l’abbandonò nell’intento di far rivivere le antiche virtù civili, un erudito che non si curava del trono né degli onori, un imperatore dalla moralità integerrima eppure in costante timore per la propria vita, un filosofo neoplatonico la cui unica aspirazione era quella di poter tranquillamente dilettarsi nell’otium letterario e di restaurare la fede pagana. Ciononostante egli fu molto tollerante nei confronti delle varie dottrine religiose, difatti scrisse che “nel fondo di ogni religione c'è una via iniziatica che porta all'illuminazione, purché si sappia cogliere”.

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