Dove la tradizione incontra la fortuna

Uno degli abbinamenti più classici e forse il più indissolubile per il cenone del Capodanno è quello delle lenticchie e dello zampone. Pur non essendo un’invenzione napoletana, ma diffusosi nel nostro territorio e in generale a livello nazionale con il dilagare del consumismo, è bene annoverarlo tra le tipiche portate dell’ultima cena dell’anno. Nella notte di San Silvestro portare in tavola lenticchie e zampone rappresenta un irrinunciabile ed insostituibile portafortuna, da servire a fine pasto, addirittura talvolta, dopo il tradizionale stappo della bottiglia con cui si suole salutare il nuovo anno piuttosto che l’ennesima prelibatezza da buttar giù come se non fossimo ancora sazi! Ma perché questa pietanza è simbolo di buon auspicio? Mentre il primo zampone risale al lontanissimo 1511, tempo in cui le truppe di papa Giulio II della Rovere cinsero d’assedio Mirandola ragion per cui gli abitanti della città, per evitare di consegnarli al nemico, macellarono gli animali e ne infilarono le carni nel tipico budello di cotenna per garantirne la conservazione e la successiva cottura, la tradizione di mangiare lenticchie perché portano fortuna e ricchezza ha origini più remote. Pare risalga ad un antico costume romano che prevedeva il dono di una “scarsella”, una borsa di cuoio generalmente utilizzata per portarvi denari, ma che in realtà riempita di lenticchie con l’augurio che potessero trasformarsi in monete. Difatti, questi legumi per la loro forma piatta e circolare sembrano somiglianti nientemeno che a delle sonanti e luccicose monete. Tra l’altro quando cuociono aumentano di volume, sembrano moltiplicarsi e ciò rimanda proprio al concetto di prosperità che in fondo è ciò che ci si augura mangiandole. Dunque, per festeggiare degnamente l’arrivo del nuovo anno non può mancare sulle nostre tavole un succulento zampone con la sua fedelissima compagna, la lenticchia!

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post