Approvata la legge per salvare i piccoli comuni

È legge. Con 205 voti a favore e nessun contrario, il provvedimento “Salva borghi” ha ottenuto finalmente il via libera, a Palazzo Madama, dopo l’ok già ottenuto a Montecitorio. Insomma, “una bella giornata per l’Italia”, per dirla con le parole del deputato PD Ermete Realacci, primo firmatario della legge. Anche perché i piccoli comuni, definizione che ricomprende tutti quelli al di sotto dei cinquemila abitanti, sono 5.591 e rappresentano il 69,9% dei Comuni italiani. Occupano il 54% del territorio nazionale, e sono il luogo in cui vivono 11 milioni di persone.  Questi i significativi numeri.
Scopo della legge, naturalmente, è favorire e promuovere lo sviluppo sostenibile economico  sociale, ambientale e culturale- Promuovere l’equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza nei piccoli comuni ed incentivare la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico, culturale e architettonico. Il decreto punta anche all’adozione di misure a favore dei cittadini che vi risiedono e delle attività produttive, contro lo spopolamento, non tralasciando di incentivare l’arrivo dei turisti. Per piccoli comuni si intendono, sia quelli con 5.000 abitanti, che quelli istituiti con la fusione tra centri, ognuno con una popolazione fino a 5.000 abitanti.  
La legge definisce anche altri parametri, per beneficiare dei finanziamenti destinati ai “piccoli”. Devono essere comuni collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, comuni caratterizzati da marcata arretratezza economica; comuni nei quali si è verificato un significativo decremento della popolazione residente, rispetto al censimento generale della popolazione effettuato nel 1981; comuni caratterizzati da condizioni di disagio insediativo, sulla base di specifici parametri definiti in relazione all’indice di vecchiaia, alla percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente e all’indice di ruralità. Con l’istituzione di un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale, è stata ottenuta una dotazione complessiva di 100 milioni, che servirà a finanziare investimenti, (10 milioni di euro per il 2017 e 15 milioni di euro, per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023). Per l’utilizzo delle risorse, è prevista la predisposizione di un Piano Nazionale ed un elenco di interventi prioritari assicurati dal piano stesso.  
Il DDL prevede, inoltre, la possibilità di individuare, all’interno dei centri storici, le zone di particolare pregio, dal punto di vista dei beni architettonici e culturali, da riqualificare con interventi pubblici e privati, per riqualificare l’area urbana, rispettando le tipologie delle strutture originarie. La legge consente, fra l’altro, ai comuni in questione, di acquisire e riqualificare immobili per contrastare l’abbandono di terreni e di edifici, di acquisire o stipulare intese per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non più utilizzate e attribuisce ai piccoli comuni la facoltà, anche in forma associata, di stipulare, con le diocesi della Chiesa cattolica e con le rappresentanze delle altre confessioni religiose, che hanno concluso intese con lo Stato, convenzioni per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici o degli enti delle confessioni religiose civilmente riconosciuti.  
Si stabilisce che le aree dei piccoli Comuni, per le quali non vi è interesse da parte degli operatori a realizzare reti di connessione veloce e ultraveloce, possono essere destinatarie delle risorse previste, in attuazione del piano per la banda ultralarga del 2015. Nei piccoli comuni è consentito il ricorso alla rete telematica gestita dai concessionari della Agenzia delle dogane e dei monopoli per favorire il pagamento di imposte e tributi. Si riconosce anche la facoltà di stipulare apposite convenzioni, di intesa con le organizzazioni di categoria e con la società Poste Italiane Spa, perché pagamenti di imposte comunali e vaglia postali possano essere effettuati presso gli esercizi commerciali di comuni o frazioni non serviti dal servizio postale.  
La legge prevede che si promuova l’intesa tra Governo, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (l’ANCI), Federazione Italiana Editori Giornali e i rappresentanti delle Agenzie di Distribuzione della Stampa Quotidiana, perché la vendita dei quotidiani sia assicurata anche nei piccolissimi comuni.  
I piccoli Comuni potranno promuovere il consumo e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta o a chilometro utile. Questi ultimi sono quelli il cui luogo di produzione, di coltivazione o di allevamento della materia prima sia situato entro 70 chilometri da quello di vendita e per i quali è dimostrato un limitato apporto delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto. Il testo prevede anche che i piccoli Comuni destinino specifiche aree per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta.
Inoltre, ogni anno il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, d’intesa con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, le Regioni e le Film Commissions regionali, predisponga iniziative per la promozione cinematografica ,anche come mezzo per una valorizzazione turistica e culturale.   
La legge indica il piano per l’istruzione destinato alle aree rurali e montane, che viene predisposto dal Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro dell’Economia e previa intesa in Conferenza unificata. Il piano guarda in particolare al collegamento delle scuole poste in tali aree, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche e amministrative. Nell’ambito del piano generale dei trasporti e della logistica e dei documenti pluriennali di pianificazione, vanno individuate apposite azioni per le aree rurali e montane.  
La norma prevede, altresì, la facoltà di istituire, anche in forma associata, centri multifunzionali per fornire servizi anche in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica e postale.

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