Grazie, caro Giannino… Un altro amico se ne va

Pomeriggio del 13 ottobre 2014, squilla il telefono. E’  un amico che, con voce sommessa, mi dice: ”Sono stato informato che alle ore 3 di questa mattina ha chiuso il suo ciclo terreno il Prof. Giovanni Lagnese”. Ringrazio l’amico, riattacco il telefono e partecipo a mia moglie la ferale notizia. Ora mi ritorna in mente un motivo di Franco Califano che dice: ”… L’ultimo amico va via e insieme a lui l’allegria. Ogni cosa se ne va, te saluto gioventù, te ne sei andata pure tu!”
Sì, un altro caro amico se ne va e lascia un vuoto improvviso! Ma non voglio credere a tutto ciò! Non è vero che il Prof. Lagnese ci ha lasciati! E’ uno scherzo di cattivo gusto messo forse in atto da un gruppo di amici buontemponi. Intanto la notizia si diffonde in un baleno e molti, increduli, accorrono presso i parenti. Era l’ora che volgeva al tramonto quando decisi di recarmi a casa Lagnese, in Vitulazio. Salite le scale, nel corridoio incontro Evelina la gentile e premurosa signora Rumena che lo accudiva. Si avvicina in lacrime e mi accompagna nella stanza da letto dove scambio affettuosi abbracci con i figli del Professore che sereno giace sul letto con il sembiante di un uomo sprofondato nel sonno. Dopo un silenzioso e breve dialogo con il figlio Peppino saluto tutti e, mentre mi accingo ad uscire, sono preso da uno strano pensiero: il Professore sta dormendo, verrò un altro giorno per intrattenerci, come eravamo soliti fare, in piacevole compagnia, ed ascoltarlo nelle sue dotte disquisizioni. Durante il ritorno a casa, si consolida sempre più in me la convinzione che il Professore sia rimasto tra noi per rivivere gli anni della nostra età più bella, come era solito dire. Gli ricorderò, ancora una volta, quando venne a Bellona ad invitare noi del complesso musicale per suonare ad una serata particolare: la definì, con quel suo gioviale sorriso,:”La serata dell’acchiappanza”. Infatti un gruppo di giovani studenti vitulatini aveva organizzato una serata da ballo e le ballerine erano le loro fidanzatine. Erano gli anni in cui tutto si organizzava in maniera discreta, all’insaputa dei genitori sempre guardinghi. Gli ricorderò la sua passione per il ballo, in particolare per il tango che egli ballava con trasporto e passione. Gli ricorderò quando giocava a calcio insieme al caro fratello Pierino ed ai tre fratelli Iannone: un quintetto che fu la dannazione degli avversari. Accennerò, di proposito, agli anni della scuola ed egli mi riporterà tra i banchi dell’Istituto Magistrale Pizzi di Capua: tratterà argomenti di filosofia, di letteratura, di storia, di sociologia, di pedagogia ed io sarò un suo alunno attento, desideroso di apprendere sempre più. Ricorderà gli anni in cui fu Direttore del Convitto Vittorio Emanuele II di Napoli e, con quel suo dolce sorriso accattivante ricorderà momenti lieti e spensierati trascorsi con i suoi alunni. Parlerà, fino a commuoversi, dell’amore che lo legava a Vitulazio, suo paese nativo, e dell’affetto che nutriva verso sua madre, la sua adorata moglie, i suoi figli ed i cari nipoti, tutti tesori che Egli serbava nel cuore. Ecco perché Egli è tra noi che coltiveremo il suo ricordo rifiutando scherzi di cattivo gusto! Ora desidero accontentare il Professore Lagnese dandogli del TU, come mi chiese tempo addietro: Lo farò con tono riverenziale:”Grazie, caro Giannino, per le lezioni di vita che hai sempre impartito con un solo intento: migliorare l’uomo per migliorare la società.

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